Arthemisia si aggiudica la gestione di tutti i bookshop dei Musei Civici di Venezia. L’intervista
I Musei Civici di Venezia hanno affidato ad Arthemisia ed ai suoi partner spagnoli Palacios y Museos la gestione degli 11 bookshop delle loro sedi museali. L’intervista a Iole Siena, Presidente di Arthemisia.
Grande vittoria per Arthemisia che si aggiudica la concessione, da parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Musei Civici di Venezia, dei bookshop nella rete dei Musei Civici di Venezia: Palazzo Ducale, Museo Correr, Torre dell’Orologio, Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano, Museo di Palazzo Mocenlgo, Casa di Carlo Goldoni, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Palazzo Fortuny, Museo di Storia Naturale, Museo del Vetro e Museo del Merletto. L’azienda, che da quindici anni è impegnata nella produzione, organizzazione e realizzazione di esposizioni, può vantare più di 572 mostre e 55 milioni di visitatori all’attivo. E dal 2017 anche una linea di cataloghi d’arte: la nuovissima Arthemisia Books. La Presidente Iole Siena racconta ad Artribune come in collaborazione con i suoi partner spagnoli Palacios y Museos intenda rivoluzionare i bookshop degli 11 musei veneziani, creando anche un legame con il territorio e con gli artigiani della zona per realizzare oggetti originali dal grande valore artistico. E non manca qualche anticipazione sugli impegni futuri.
Presidente, un grande traguardo quello raggiunto a Venezia: avete dichiarato che desiderate modernizzare i bookshop, come?
Un moderno gestore, a mio parere, deve riuscire a stupire e ad attirare l’attenzione con oggetti insoliti, da esporre orgogliosamente nelle proprie case, sui desktop della scrivania o addirittura da indossare. Per questo nuovo capitolo abbiamo avviato una partnership con l’azienda Palacios y Museos, con oltre trent’anni di esperienza nella gestione dei siti museali più importanti in Spagna, dando luogo a un progetto teso alla valorizzazione degli splendidi musei veneziani a partire dal rifacimento degli arredamenti dei bookshop con spazi dedicati alla lettura e ambienti in cui i bambini possano sperimentare e giocare, fino alla ricerca e realizzazione di un merchandising originale, dedicato e diverso per ciascuna delle sedi che gestiremo.
Come si è articolata la proposta vincente?
Nel nostro progetto il visitatore non dovrà limitarsi a trovare penne di piuma, tazze personalizzate, matite o magneti con la “gondoletta”, ma la sua attenzione potrà avere l’opportunità di focalizzarsi su prodotti culturali ed oggetti di design sganciati da una mera connotazione di gadget. Ci proponiamo, inoltre, di sviluppare un’attività promozionale parallela attraverso un concetto più esteso di merchandising che preveda il coinvolgimento di artisti locali e non, designer, creativi a cui commissionare vere e proprie espressioni artistiche che siano disegni, prototipi, originali multipli o affidare loro la reinterpretazione o la realizzazione di oggetti, poster o altro direttamente ispirati agli highlights del museo in questione. Insomma, l’arte per l’arte.
Quali sono stati i fattori, a vostro parere, che hanno fatto ricadere la preferenza sul brand Arthemisia?
Penso che l’impegno da noi dichiarato di valorizzare i diversi musei e le loro attività attraverso la collaborazione e la rivalutazione del tessuto artistico e artigianale della Laguna possa aver fatto la differenza. Ci siamo impegnati a: promuovere il lavoro di artigiani così da garantire al cliente la sicurezza di acquistare un prodotto di qualità e di tradizione veneziana, prestare l’attenzione ai più giovani e ai bambini negli spazi a noi destinati e infine a porre l’accento in materia di marketing culturale e attenzione alle politiche di comunicazione della direzione dei Musei veneziani tesi ad aumentare la fidelizzazione dei visitatori.
Con quali obiettivi?
Avvicinare il museo alla società, consapevoli che non deve solo insegnare ma anche riuscire a ispirare, ed è a questo punto che il lavoro del bookshop è essenziale come collegamento tra l’istituzione e il visitatore. Il bookshop si deve intendere come uno spazio complementare dei Musei cittadini, un riflesso della loro immagine, e che inoltre funzioni come asse di diffusione dei contenuti delle loro collezioni e attività.
Ci può dare qualche anticipazione sui prossimi progetti?
Tra i più rilevanti: per le attività all’estero, dopo Madrid e Lisbona, l’apertura di una nuova sede a New York a marzo e un grande tour in Giappone con la mostra di Bruegel. In Italia, tra le altre: l’uomo invisibile Liu Bolin al Vittoriano (è la sua prima grande mostra pubblica), Andy Warhol a Bologna, Escher a Napoli, Van Dyck a Torino, una preziosa e raffinata mostra sui “Vesperbild” al Castello Sforzesco di Milano.
– Valentina Poli
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