Da Firenze all’Europa. Riflessioni tra cultura e politica: parla Massimo Bray

Presentata una nuova pubblicazione targata Treccani, dedicata a Firenze e al suo patrimonio culturale. Ne parliamo col direttore Massimo Bray, proprio mentre il capoluogo toscano sta per scegliere il suo Sindaco. Una scena culturalmente viva, quella fiorentina, che dovrà proseguire un cammino di tutela, produzione e valorizzazione, ponendosi al centro del contesto europeo. E con Bray si parla anche di Europa, a proposito delle elezioni del 26 maggio: cultura e democrazia al centro di questa importante sfida. 

L’Istituto Treccani ha appena pubblicato il primo libro della serie “Città d’Italia”: un viaggio attraverso il patrimonio culturale fiorentino. Quali i contenuti e il taglio che avete scelto?
Lo spirito con cui l’Istituto della Enciclopedia Italiana ha dato vita a questa nuova collana di libri d’arte “Città d’Italia” è idealmente quello dell’”atlante”di Calvino: recuperare e valorizzare le specificità che caratterizzano le diverse città e ne definiscono l’identità, in relazione non solo al patrimonio storico-artistico,  ma anche al nesso tra cultura e società che emerge dal loro vissuto quotidiano. Con questo volume crediamo di offrire una riflessione sul presente e sul futuro di Firenze, sottolineando come l’idea di città sia fondamentale per diventare ‘cittadini’. Ed è proprio questo legame tra città e cittadini a costituire la sfida per chi è chiamato a governarla, dimostrando di avere quella consapevolezza del passato necessaria a proiettarsi nel futuro. Occorre valorizzare le energie di una comunità, la molteplicità delle culture, dei valori: mi sembra che in questi anni si sia lavorato per raggiungere questo obiettivo.

Cortile del Museo Novecento, Firenze 2018. Installazione di Paolo Parisi

Cortile del Museo Novecento, Firenze 2018. Installazione di Paolo Parisi

Firenze – città con una storia e un’identità culturale straordinaria – negli ultimi anni ha puntato molto sul contemporaneo e sulla scena internazionale. Procede l’impegno per la valorizzazione e il rilancio dei musei, dello spazio pubblico, delle collezioni d’arte, tra conservazione e ricerca. Ha avuto modo di seguire questa evoluzione, attraverso gli studi che avete condotto: come vede oggi la città e come valuta le politiche culturali messe in atto?
Ho apprezzato il fatto che la cultura, nella scelta di chi governa Firenze, continui a essere un valore prioritario, un forte collante tra la città e i cittadini; il modo migliore per consentire loro di sentirsi parte di una comunità che condivide valori, speranze e aspettative. Mettere proprio la Cultura al centro del governo di una città credo sia la scelta più giusta. Ritengo che questa possa essere la chiave vincente per quello sviluppo sostenibile che consenta di pensare con ottimismo al futuro del nostro Paese.
Le città hanno bisogno di continuare a essere il luogo dei cittadini, luoghi capaci di preservare la memoria e di elaborare un modello di città per il futuro. L’idea di salvare il memoriale italiano di Auschwitz e di ospitarlo a Firenze, dopo un accurato lavoro di restauro da parte dell’Opificio delle pietre dure, è stata una scelta importante e un segno di come tutela e valorizzazione possano convivere.         
Allo stesso modo credo sia stato importante annettere il complesso monumentale di Santa Maria Novella al patrimonio civico degli spazi culturali.In questo modo la città mantiene vivo il significato di luogo in cui i cittadini si identificano, in cui le opere d’arte mostrano l’importanza e l’attualità del loro significato. In estrema sintesi, un sistema di luoghi, reti, protagonisti e contenuti che contribuiscano a una nuova narrativa culturale identitaria della città, fatta di storia e di contemporaneità.         
Le manifestazioni dell’Estate fiorentina mi sembra colgano questa esigenza: quella di lavorare per ricucire il tessuto della città, superare le barriere che separano i centri storici dalle periferie, valorizzare il lavoro delle associazioni culturali e di volontariato, consentendo a tutti i cittadini di vivere uno spazio che per ricchezza culturale non ha eguali nel mondo.

Massimo Bray

Massimo Bray

Parliamo di Europa. Durante questa (brutta) campagna elettorale quasi per niente si è toccato l’argomento cultura. Eppure, al di là delle questioni geopolitiche e di mercato, sarebbe questo il tema principale. Se esiste un’identità culturale europea, che è aperta e plurale, e che ha le sue radici nella nascita del pensiero filosofico, nessuno oggi sembra preoccuparsi di come un simile bagaglio debba essere protetto e sviluppato. La politica non ha percezione di tutto questo? Quali misure andrebbero messe in campo?
Credo sia indispensabile lavorare per ricostruire o, meglio, salvaguardare l’identità europea partendo proprio da quello che è la nostra inestimabile ricchezza: un patrimonio culturale costruito nel corso dei secoli e del quali siamo custodi. Non possiamo dimenticare come, anche durante i conflitti che hanno segnato l’Europa fino alle due guerre mondiali, la solidarietà internazionale fra donne e uomini di cultura e di scienza non sia mai venuta meno. Come in passato, anche adesso dobbiamo ricordarci di essere cittadini europei e difendere la nostra comune patria, rimanendo coesi e continuando a promuovere proficue relazioni fra popoli.

Bandiera Unione Europea Da Firenze all’Europa. Riflessioni tra cultura e politica: parla Massimo Bray

Bandiera Unione Europea


Cultura ed Europa significa anche identità democratica e lunghi processi storici per la conquista dei diritti umani e civili. Libertà, fratellanza, eguaglianza tra persone, pace tra i popoli: ancora una volta un patrimonio valoriale che ci tiene insieme e che ci connota in quanto cittadini europei. Il clima che stiamo respirando sembra andare in una direzione opposta, di disumanità, autoritarismo, chiusura, isolamento. Stiamo perdendo il senso, come classe politica e come società civile, di queste radici profonde?
In questi ultimi anni in Europa si è avvertito un crescente senso di smarrimento, generato inizialmente dalla crisi finanziaria, ma che ha finito poi per invadere anche la sfera dei valori e degli obiettivi comuni. Per non smarrire il “senso” credo sia fondamentale non cedere alla volontà di tornare al passato. Dobbiamo, piuttosto, anche riscoprendo le nostre comuni radici culturali, fare uno sforzo per concentrarci sul futuro, partendo proprio dagli ideali di solidarietà e unità. Ancora oggi appare grande, d’altronde, l’insegnamento di La Pira, teso a promuovere l’unità e la pace partendo proprio dal rispetto dei diritti umani e dal dialogo fra popoli e culture differenti.             
Mi sembra auspicabile che in un momento come questo artisti, intellettuali e scienziati di tutta Europa si uniscano per non arrendersi al fatalismo. Solo partendo dalla nostra identità europea, infatti, possiamo, tutti, restituire alle istituzioni comunitarie la forza loro necessaria, prospettando un futuro che vada incontro alle esigenze e alle speranze delle generazioni presenti e future.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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