Fantagraphic. La storica rivista umoristica MAD Magazine chiude (o quasi)

È di qualche giorno la notizia che MAD Magazine – la celebre rivista satirica statunitense – abbia deciso di interrompere la sua attività editoriale dopo quasi settant'anni di attività. Un colpo al cuore per molti appassionati.

Ogni tanto esce la news di una qualche rivista che chiude i battenti, incapace di reggere agli adattamenti imposti dalla rivoluzione digitale. Che si tratti di una (famigerata) “crisi” del cartaceo, o più semplicemente di una naturale disaffezione dei confronti delle fonti di informazioni classiche, ciò che è certo è che la carta stampata ormai da tempo fatica a fronteggiare i cambiamenti del mercato editoriale. A pagarne le conseguenze sono anche – anzi, spesso! – le riviste storiche, quelle più convinte e ancorate ad un format immutato per decenni, fedeli ad una linea editoriale sì coerente negli anni, ma alla lunga inadatta ad un mondo di lettori sempre più diversificato e che ragiona on demand.

LA CHIUSURA DI MAD MAGAZINE

È proprio di questi giorni la notizia della chiusura di MAD Magazine, storica rivista umoristica statunitense. Fondata nel 1952 da Harvey Kurtzman e William Gaines, MAD Magazine interromperà la tiratura inedita con il prossimo numero di agosto, terminando così 67 anni di onorate pubblicazioni. Nonostante la notizia (spifferata dall’Hollywood Reporter) abbia fatta rattristare fan e cultori di satira di tutto il mondo, la verità è che il magazine non chiuderà definitivamente la sua attività cartacea: si tratterà piuttosto di un consistente rallentamento. Come annunciato dal suo editore DC Comics, la rivista non verrà più regolarmente distribuita in edicola a partire dal prossimo autunno; continueranno tuttavia ad uscire numeri speciali fino alla fine dell’anno e riedizioni di numeri classici, che saranno però venduti solo nei negozi di fumetti o inviati per posta agli abbonati. È certo che se non si tratta di una chiusura definitiva, poco ci manca. La mossa editoriale annunciata sembra infatti più il tentativo disperato di rimanere in piedi, rispettando gli obblighi in essere con i sottoscrittori e provare, nonostante tutto, a mantenere speranzosi i numerosi di fan di tutto il mondo. 

Una copertina di MAD Magazine del 1973

Una copertina di MAD Magazine del 1973

UNA SATIRA SPIETATA

Fondata nel 1952 dalla EC Comics – e successivamente acquistata dalla DC Comics – MAD Magazine era considerata una vera istituzione del panorama editoriale statunitense. Elemento distintivo della rivista? La sua capacità di fare satira su ogni aspetto della vita pubblica americana, sbeffeggiando personaggi e istituzioni – non senza pagarne le conseguenze in tribunale (famosa la querela di Irving Berlin, Cole Porter e Richard Dodgers a causa di alcune parodie sulle loro canzoni). Nonostante la sua satira feroce, apparire sulla copertina di MAD era, in fondo, un traguardo notevole e un privilegio per pochi, toccato negli anni a personaggi come Barack Obama e Richard Nixon, Mark Zuckerberg e non ultimo Donald Trump – tutti affiancati dal disegno della mascotte della rivista Alfred E. Neuman, il lentigginoso personaggio-icona del magazine. In termini di vendite, negli anni settanta il magazine ha raggiunto picchi di tirature di due milioni di copie, dando vita ad una vera e propria scuola di seguaci e imitatori, influenzando in maniera dirompente il panorama culturale americano del XX secolo: fumettisti come Robert Crumb, Gilbert Shelton e Art Spiegelman, l’estetica cinematografica di Terry Gilliam, la comicità demenziale di John Belushi, l’ideazione stessa del Saturday Night Live e gli stand-up comedian contemporanei, devono infatti molto alla rivista. MAD Magazine è stato più che un semplice fenomeno editoriale, da oggi consegnato alla storia. 

  Alex Urso

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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