Sincere chic. Lo stile di Prada in un libro

Un libro di 2,7 kg con più di 1300 immagini stampate a colori: un oggetto singolare che ripercorre la carriera di Miuccia Prada e la storia di un brand noto in tutto il mondo. In uscita per L’Ippocampo Edizioni il 23 ottobre.

Lo si può affrontare in diversi modi. Ad esempio sfogliandolo anziché leggerlo: di solito si comincia dal fondo (in questo caso da pagina 632) per scivolare via via verso il centro: difficile stavolta raggiungere per davvero l’inizio. Prada sfilate è infatti un monumentale coffee table book: legatura con copertina rigida in tessuto azzurro, quattro segnalibri di fettuccia blu come quelli di un messale, scelta di caratteri esclusivamente neri solo apparentemente disordinata: in realtà volutissima e decisamente ugly chic. Nell’introduzione ‒ poche paginette rispetto alla mole complessiva del tomo ‒ la giornalista inglese Susannah Frankel sunteggia tutto quel che di meglio Miuccia Prada ha combinato a partire dal 1979, anno del suo esordio nell’azienda famiglia.
Con un breve testo di accompagnamento alla sua prima sfilata del 1988 si apre invece la sezione composta da più di 300 pagine dedicate a trent’anni di sfilate donna. In queste scarne colonne che accompagnano le immagini, il lettore (quello che il libro lo inizia da pagina 1 e tiene duro sino alla fine) trova un testo oscillante fra il tecnico, l’aneddotico e l’adulatorio. Non un testo banale in ogni caso, si tratta di appunti che i fashion addicted troveranno interessanti. Si scopre ad esempio che già nel primo défilé la strada dello stile di Prada è tracciata.
Tutto è permeato da un senso di classicismo e di lusso accompagnati da un rigorosa semplicità ispirata alle divise scolastiche e al neorealismo italiano, che lasciano intravedere però uno spirito più selvaggio rispetto a quello di altri creatori di moda”.

GLI ESORDI E LA ROTTURA

La progettazione di Prada in questo primo periodo è ancora intrisa di tutta la “milanesità” di Miuccia, della sua ammirazione per Yves Saint Laurent e da un’aspirazione haute bourgeoisie che fa a pugni con la sua biografia di giovane ribelle, radicale e femminista.
La rottura parziale arriva però già con la p/e 1991, come testimonia l’acido commento del magazine americano Woman Wear Diary: “Tutto molto divertente, peccato che solo Ciottolina dei Flynstones possa indossare questi capi!”. In quel momento a dominare le passerelle milanesi è ancora la triade Armani-Versace-Ferré e la giornalista americana che scrive questa recensione dimostra di non essere proprio una trend setter. Miuccia non se la prende, anzi. Resta invece più contrariata quando alla collezione p/e 1996 qualcuno incolla l’etichetta ugly chic: una celebre giornalista italiana de La Repubblica la riprende e la utilizzerà negli anni seguenti all’infinito per pungere il “nuovo” che non riesce a comprendere in difesa dei soliti immarcescibili “mostri sacri”. In ogni caso da quel momento Miuccia procederà senza più fermarsi, tra strappi e retour à l’ordre, infischiandosene dei commenti dei media.
C’è un altro passaggio che va sottolineato: con l’andare degli anni e delle collezioni presentate, l’industria della moda si trasforma. E Miuccia comprende perfettamente quel che sta succedendo: “Fare moda per un pubblico ristretto, per lo più europeo/americano, bianco e ricco era molto moto facile”, spiega nell’introduzione. “Ora invece dobbiamo affrontare un mondo più complesso, mentalità più complesse, concetti diversi, religioni e popolazioni diverse. E per me il punto è creare qualcosa di significativo anche per questo mondo”.

Susannah Frankel - Prada. Sfilate (L'ippocampo, Milano 2019) _cover

Susannah Frankel – Prada. Sfilate (L’ippocampo, Milano 2019) _cover

AL PASSO CON I TEMPI

A pagina 452 del tomo si trovano 23 immagini che illustrano la sfilata della p/e 2012. Siamo ormai molto distanti da quella prima presentazione del 1988. “Capi che non disdegnano pizzi floreali, ricami di strass e stampe di vetture anni Cinquanta. In altri casi queste stampe da cartone animato sono abbinate a sandali ornati di fiamme in cuoio, con tacco a spillo e luci posteriori in miniatura. Lo scopo è suggerire il pericolo che si annida appena sotto la superfice di una donna che, a prima vista, è soltanto bella”.
Nel maggio 2012 al MET viene inaugurata la mostra Schiapparelli and Prada. Impossible Conversation. E quasi contemporaneamente nella collezione a/i 2013 Miuccia sottolinea con forza i concetti del suo ugly chic (lei preferisce definirlo sincere chic). All’anteprima della mostra il curatore Andrew Bolton aveva dichiarato: “Solo chi è abbastanza sofisticato è in grado di capire cosa fa, stagione dopo stagione, la signora Prada. Chi non lo è rischia di sentirsi vagamente stupido”. E difatti le reazioni in rete alla collezione a/i 2012 confermano con contenuti del genere: “Non indosserei un abito come quello nemmeno morta”.
Oggi Prada è un super brand. Il 24 giugno 201, dopo aver ceduto un pacchetto minoritario delle sue azioni, si è quotata ‒ primo brand di moda al mondo ‒ alla Borsa di Hong Kong. La collezione crociera 2019 Prada l’ha presentata nella sede progettata da Herzog & de Meuron a New York, con una proiezione in tempo reale in Times Square. La sua Fondazione, con le due sedi di Milano e di Venezia, è tra le più vibranti fra quelle italiane e forse addirittura europee.

Aldo Premoli

Susannah Frankel (a cura di) – Prada sfilate. Tutte le collezioni
L’Ippocampo Edizioni, Milano 2019
Pagg. 632, € 49,90
ISBN 9788867224081
www.ippocampoedizioni.it

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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