Negli ultimi anni abbiamo assistito a una trasformazione radicale del ruolo del design nelle nostre società. Se nella modernità il design si è concentrato sulla creazione di forme e sulla produzione di oggetti capaci di modificare i nostri comportamenti nello spazio pubblico e domestico, la contemporaneità è sempre più segnata da una cultura del progetto che contribuisce alla lettura e traduzione dei profondi cambiamenti che interessano la realtà del nostro quotidiano. A sottolineare questo allargamento di nuovi interessi e scenari contribuisce la sempre più fitta rete di relazioni tra ambiti disciplinari apparentemente distanti come quella che intercorre tra design e scienza. È di grande interesse, in questa direzione, la puntuale ricerca elaborata da Carla Langella nel saggio Design e Scienza pubblicato da ListLab nella collana Design experiences.
Si tratta di una lettura critica e comparata di esperienze progettuali contaminate e ibride che si intersecano e collaborano con le discipline scientifiche. Da quelle più hard come fisica, chimica, matematica e biologia, a quelle più soft e fluide come le nano e biotecnologie più vicine a implicazioni etiche e politiche. Se guardiamo all’universo del progetto notiamo che gli scambi tra design e scienza si muovono nella direzione di una collaborazione e condivisione di valori che in senso aristotelico studiano “il possibile” (ossia ciò che può non essere) e hanno come obiettivo di orientare l’azione, i risultati nella sfera del quotidiano. Ecco che entra in gioco il ruolo sociale che accomuna designer e scienziati come soggetti attivi e curiosi che rivendicano una responsabilità etica e politica. Una dimensione dinamica che tiene insieme l’ambito progettuale e scientifico nel segno del desiderio condiviso di scoprire e definire nuovi mondi.
I CONTENUTI
Carla Langella inquadra opportunamente la sua ricerca all’interno di un decennio che va dalla seminale mostra Design and Elastic mind (2008), curata al MoMa di New York da Paola Antonelli, al 2018. È, quindi, il 2008 l’anno in cui “può essere collocato l’inizio della diffusione in larga scala di questo fenomeno culturale”. È interessante come Il saggio sottolinei l’ampiezza di questo fenomeno trovando una ragione anche nella crisi sempre più profonda che segna la collaborazione tra design e industria. I designer ricercano “un desiderio di legittimazione, legato all’acquisizione di un carattere di utilità che affranchi il design dalla critica di essere superfluo in relazione alla crisi economica e alla sovrapproduzione… Nella scienza contemporanea, i designer individuano standard più elevati di chiarezza, responsabilità e opportunità di collaborare per un bene comune attraverso azioni di cooperazione piuttosto che di competizione”, afferma Carla Langella. Dopo aver chiarito gli scenari operativi e concettuali, il saggio individua metodi e protocolli praticati in istituti d’avanguardia che incentivano la collaborazione tra designer e scienziati dando vita a nuove professionalità ibride come quella di Neri Oxman, la nota designer, protagonista di mostre e progetti all’avanguardia. La Oxman ha lanciato un progetto di ricerca interdisciplinare chiamato materialecology presso il MIT Media Lab, dove insegna e promuove “un’ecologia dei materiali” in cui gli elementi viventi sono inseriti nei processi di fabbricazione. Il design della Oxman vive all’intersezione tra tecnologia e biologia come nel famoso Silk Pavilion, un’installazione vivente in cui centinaia di bachi da seta hanno cucito una “cupola” intorno a un telaio di nylon realizzato con robot e tecnologie digitali.
DESIGN, MEDICINA E MATEMATICA
Grande attenzione viene dedicata, anche, alla collaborazione tra design e medicina, dove emergono i progetti proposti dal designer francese Mathieu Lehanneur. In particolare, il saggio individua in Antibiotic in layers un esempio efficace di collaborazione in cui Lehanneur ha sviluppato un antibiotico fatto di strati come una cipolla che rende chiaro agli utenti/pazienti il livello della terapia, senza rischiare di interromperla prima della fine efficace della cura. Le implicazioni tra design e matematica si aprono sullo scenario attuale degli algoritmi e dei sistemi di calcolo in generale. Un ambito ancora oscuro e tutto da indagare dove il design può fare tanto per rendere la tecnologia più inclusiva. Il mondo del progetto deve impegnarsi per attivare processi che portano gli utenti a impegnarsi, a comprendere meglio i sistemi ed essere in grado di fare di più e soprattutto di operare scelte migliori per la loro socialità e la loro sfera relazionale. Come sottolineato da Patrizia Ranzo nell’introduzione, Design e Scienza disegna: “un quadro aggiornato dello scenario inconsueto e innovativo che va delineandosi, non c’è una guida per coloro che intendono sperimentare questa nuova dimensione progettuale”.
‒ Marco Petroni
Carla Langella ‒ Design e Scienza
ListLab, Trento 2019
Pagg. 168, € 16
ISBN 9788832080070
https://www.listlab.eu
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