Durante un incontro di almeno sei anni fa, Franco Toselli parlava già di questo libro, finalmente uscito per i tipi di Johan & Levi a cura di Germano Celant. Quasi 700 pagine di testi, immagini, dati, foto di artisti, di inviti, di libri, strumento imprescindibile per chi voglia occuparsi della storia dell’arte degli ultimi cinquant’anni. Vari livelli di informazione si mescolano, rimandando al metodo di un un altro studio di Celant, Precronistoria 1966-1969.
L’ESORDIO CON GIO PONTI
Il libro su Toselli – che, senza timore di smentita, si può definire uno dei più intelligenti personaggi del sistema dell’arte italiano, uno di quelli che con grande anticipo sui tempi ha capito quanto stava succedendo – inizia il giorno della sua nascita, il giorno dedicato alla celebrazione dei defunti, il 2 novembre nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale. Suo padre è di Cuneo, sua madre è francese, entrambi si occupano di trasporti marittimi.
Con il cognome della madre, de Nieubourg, apre la sua prima galleria a Milano, in via Borgonuovo, creando un divertente gioco di parole. La prima mostra la dedica a Gio Ponti. AG Fronzoni cura la grafica del materiale comunicativo e informativo. Tutto nasce sotto i migliori auspici.
TANTI ARTISTI E TANTE GALLERIE
Di gallerie Franco ne cambierà molte, quasi tutte a Milano: via Melzo, via de Castilla, via del Carmine, via Pagano e parecchie altre, alcune dove è ospite permanente, altre temporaneo. Da lui passa il meglio dell’arte internazionale, dall’Arte Povera a Richard Serra, da Gordon Matta-Clark a Charlemagne Palestine, da Vincenzo Agnetti a Gino De Dominicis: basta osservare i risguardi della copertina del volume.
Il libro contiene ogni informazione che lo riguarda da un punto di vista artistico, in rapporto con quanto succedeva nel resto del mondo dell’arte. La sua è un’opera d’arte totale, forse o soprattutto da un punto di vista esistenziale. Un cammino nell’arte e con l’arte.
UN PRETE ARTOLICO
Credo che fornire il cappello di “grande gallerista” a Toselli sia limitante. Certo, la sua professione è stata ufficialmente questa ma – e il libro lo prova – bisogna uscire dall’ufficialità per comprendere il suo ruolo di pensatore, di organizzatore. Franco è un uomo imprendibile, che offre tuttavia una risposta poetica a quanto gli sta intorno.
Nei suoi spazi, industriali e un po’ periferici, quando le gallerie con la “g” maiuscola non andavano oltre i bastioni, è passata l’essenza del XX secolo. Franco è un regista, talvolta in disparte, ma sempre presente, con la sua valigetta di cartone e i suoi lunghi cappotti grigi che lo fanno assomigliare a un prete di un culto “artolico”.
IL GALLERISTA POETICO
Il libro propone un ricco apparato documentario dei più significativi fotografi dell’arte. I suoi “spazi morbidi”, come li ha definiti Celant, sono e sono stati un momento di confronto straordinario che trova un parallelismo altrettanto straordinario nei suoi testi, in cui la parte spirituale di Toselli dà il meglio di sé.
“Dagli artisti ho imparato / a non mettere la libertà in cassaforte / a non temere i buchi sui muri / e le note amministrative. La mostra è un caso urgente”, scrive Franco Toselli. E noi che, come Celant, abbiamo osservato, non possiamo che testimoniare che per lui è stato proprio così.
‒ Angela Madesani
Germano Celant – + spazi. Le gallerie Toselli
Johan and Levi, Monza 2019
Pagg. 680, € 75
ISBN 9788860101921
www.johanandlevi.com
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