Design e arte concreta. Il catalogo ragionato di Marcello Morandini
Presentato nelle sale della Fondazione Marcello Morandini, a Varese, il catalogo ragionato che ripercorre l’opera del designer, artista e architetto è curato da Marco Meneguzzo. Abbiamo parlato con lui degli intenti e dei contenuti del volume.
Difficile, se non impossibile, dare una definizione univoca di Marcello Morandini (Mantova, 1940), la cui opera affonda le radici tanto nel design quanti nell’architettura e nelle arti visive. Ad approfondire una personalità così trasversale è Marco Meneguzzo, curatore del Catalogo Ragionato pubblicato da Skira.
Nelle pagine introduttive, spieghi che quello di Marcello Morandini è un Catalogo Ragionato atipico dal punto di vista editoriale, perché si lega strettamente al concetto di “progetto” nella sua opera e nel suo approccio. Ci spieghi meglio cosa intendi?
Anche il catalogo è frutto di un progetto maturato nella mente di M., senza rispettare le griglie mentali solitamente usate in questi casi. M. in questo catalogo segue la singola forma, il singolo progetto nelle sue mutazioni di materiali, di dimensioni, ecc. anche se sviluppati nel corso degli anni. Ne esce qualcosa di rivoluzionario per i cataloghi ragionati, qualcosa di molto personale, ma assolutamente di non difficile lettura, anzi, di lettura creativa e coinvolgente nel seguire le infinite varianti della forma.
Il nome di Morandini è legato saldamente al movimento dell’Arte Concreta. Come e quanto esula da questo legame?
Se si pensa al MAC ‒ Movimento Arte Concreta, nato a Milano nel 1948 e finito dieci anni dopo – non c’è nessun legame. C’è invece un fortissimo legame con le idee della Konkrete Kunst, di Max Bill e di Richard Paul Lohse. Non credo che Marcello voglia esulare da quel legame, ma al contrario precipitarsi dentro, come ha fatto per tutta la vita: lui certo non considera l’Arte Concreta come qualcosa di passato o legato a un preciso momento storico, ma un’attitudine all’arte, che è senza tempo.
L’immaginario di Morandini è prevalentemente in bianco e nero. Perché?
Perché non distrae. Il colore è un “di più” nelle vicende della forma. Come in un film in bianco e nero, questa dichiarata differenza dalla realtà coincide anche con una maggior attenzione alla vicenda narrata, che è quella della variazione della forma.
La naturale contaminazione che in quel contesto si effettua fra arte e design oggi di fatto si è esaurita. Certo, ci sono molti artisti che lavorano con grandi firme del design, ma nella maggior parte dei casi il loro nome ha funzione di testimonial, con una scarsa incidenza sul lato progettuale. Ammesso che tu sia d’accordo, come te lo spieghi?
Sono solo in parte d’accordo. Non esistono oggi artisti/designer alla sua maniera, ma di sicuro oggi è molto apprezzata e ricercata la figura creativa di chi sa muoversi “tra” i territori linguistici. Potrebbe aver preso una forma diversa, ma questo desiderio di ibridazione mi pare più ricercato oggi, in una situazione postmoderna, che nella piena Modernità.
Mi ha sempre fatto specie la pubblicazione dei Cataloghi Generali quando gli artisti sono ancora in vita. Qual è il tuo punto di vista in merito?
Questo infatti è un catalogo ragionato, che è diverso. Il catalogo generale chiude l’intera attività di un artista. Il ragionato comprende il lavoro fatto sino alla pubblicazione, ma soprattutto consente al collezionista di seguire meglio il percorso progettuale, il lavoro in progress dell’artista.
Avrai un ruolo anche nelle attività espositive di Villa Zanotti, la sede della Fondazione Morandini a Varese che aprirà in primavera?
Penso di sì, in qualità di guest curator.
‒ Marco Enrico Giacomelli
Marco Meneguzzo (a cura di) – Morandini. Catalogo ragionato
Skira, Milano 2020
Pagg. 536, € 150
ISBN 885724022
http://www.skira.net
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