Curatore di altissimo livello, Okwui Enwezor ci ha lasciati 15 mesi fa. Primo curatore nero di fama mondiale, ha dato un contributo enorme alla teoria, alla curatela e alla critica dell’arte contemporanea. Qui trovate una selezione di libri che ha scritto e coordinato – più un omaggio. E non si pensi che il mondo dell’arte sia immune dal razzismo.
‒ Marco Enrico Giacomelli
IL SECOLO BREVE
Bestseller della storiografia, il libro di Eric Hobsbawm ha un difetto clamoroso: il suo “occidentrismo”. E se ribaltassimo la prospettiva? È quello che fa Okwui Enwezor in questo volume, indagando la vita culturale africana dal secondo dopoguerra alla fine dell’Apartheid. Arti visive e performative, fotografia e letteratura, teatro e architettura, musica e cinema insieme a una raccolta di saggi e testi storici. The Short Century era anche una mostra, partita dal Museum Villa Stuck di Monaco di Baviera e arrivata al MoMA PS1 di New York.
Okwui Enwezor (ed.) – The Short Century. Independence and Liberation Movements in Africa, 1945-1994
Prestel, Monaco 2001
Pagg. 496, f.c.
prestelpublishing.randomhouse.de
LA DOCUMENTA PIÙ BELLA
Se ne discuterà all’nfinito. Ma la Documenta che Okwui Enwezor diresse appena 39enne ・ insieme a un team composto da Ute Meta Bauer, Carlos Basualdo, Sarat Maharaj, Mark Nash e Angelika Nollert resta una delle più proficue della storia della manifestazione. Come ha scritto Marco Scotini ricordando il curatore di origini nigeriane, la prima visione post-coloniale a 360° sul mondo: quanto Catherine David aveva annunciato, lì si era realizzato”.
Okwui Enwezor (ed.) – Documenta11_Platform5
Hatje Cantz, Berlino 2002
Pagg. 620, f.c.
www.hatjecantz.de
MAL D’ARCHIVIO
La questione degli archivi non l’ha certo inventata Okwui Enwezor (e infatti il titolo proviene da un saggio di Jacques Derrida, tradotto in italiano come Mal d’archivio). Ma è stato lui ad averci organizzato nel 2008 una delle mostre più importanti quando era curatore aggiunto all’International Center of Photography di New York. Mettendo insieme un catalogo – è proprio il caso di dirlo – di “archivi fisici organizzati secondo peculiari metodi catalografici, biografie immaginarie di personaggi fittizi, collezioni di fotografie trovate e anonime, versioni filmate di album fotografici e fotomontaggi composti da fotografie storiche”.
Okwui Enwezor (ed.) – Archive Fever. Uses of the Document in Contemporary Photography
Steidl-ICP, Göttingen-New York 2008
Pagg. 264, f.c.
steidl.de | www.icp.org
AFRICAN SURVEY
Un libro così prima non esisteva. Una panoramica che copre tre decenni prendendo in considerazione il lavoro di oltre 200 artisti africani, dal 1980 al 2009. Ad accompagnare Okwui Enwezor in quest’impresa c’era Chika Okeke-Agulu, anch’egli di origini nigeriane, docente alla Princeton University e al tempo stesso artista e curatore. Ora bisognerebbe lavorare a un secondo volume, ma il lavoro seminale del duo resta una pietra miliare degli studi sull’arte contemporanea dell’Africa e della sua diaspora.
Okwui Enwezor & Chika Okeke-Agulu – Contemporary African Art Since 1980
Damiani, Bologna 2009
Pagg. 368, f.c.
www.damianieditore.com
IN-FINITO APARTHEID
Mostra che appartiene alla gloriosa epoca in cui Okwui Enwezor dirigeva la Haus der Kunst di Monaco (tra le varie sedi in cui è transitata, anche il PAC di Milano nel 2013), è una indagine prevalentemente fotografica sulla penetrazione dell’Apartheid nella società sudafricana. Il libro che l’accompagnava non è da meno, con una raccolta di saggi, documenti e fotografie a perenne memoria di uno dei capitoli più bui della storia coloniale, dai suoi albori alla sua caduta.
Okwui Enwezor & Rory Bester (eds.) – Rise and Fall of Apartheid. Photography and Bureaucracy of Everyday Life
Prestel, Monaco 2013
Pagg. 544, $ 75
prestelpublishing.randomhouse.de
VENEZIA CALLING
Fino ad allora, soltanto Harald Szeemann aveva curato sia la Documenta che la Biennale di Venezia. Fino al 2015, quando Okwui Enwezor arriva in Laguna e impagina una mostra che, ancora una volta, scardina – nel bene o nel male – meccanismi rodati da diversi anni. Una Biennale che, da molti punti di vista, Ralph Rugoff ha portato a compimento l’anno scorso; una Biennale che era allestita dall’archistar di origine ghanese David Adjaye – manco a dirlo, l’unica archistar black.
Okwui Enwezor (ed.) – All the World’s Futures. 56. Esposizione internazionale d’arte
Marsilio, Venezia 2015
2 voll., pagg. 954, € 99
4 OMAGGI
Hito Steyerl, Coco Fusco, Raqs Media Collective, Supercommunity. Quattro ricordi, quattro omaggi scritti quasi di getto, insieme alle fotografie di Hans Haacke. Li trovate online, anche in versione PDF. “Okwui’s idea of the world was of an incomplete entity which needed to be changed by being curious, courageous, and cheerful. By becoming more complex, more nuanced, more challenging, by acknowledging more colors, different sounds, unknown beauty in between the trodden stereotypes designed to rule and conquer”. (Hito Steyerl).
Remembering Okwui Enwezor
e-flux journal #98 – March 28, 2019
www.e-flux.com/journal/98/260819/remembering-okwui-enwezor/
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