Tutta la fotografia di Matt Mullican in un libro

Edito da Skira, il volume dedicato alla fotografia di Matt Mullican ne ripercorre la carriera, dagli esordi alla fine degli Anni Sessanta a oggi.

Mullican. Fotografie. Catalogo 1967-2017, a cura di Roberta Tenconi, è un libro per il quale è difficile trovare una definizione, sempre che farlo abbia un senso. Non è il semplice catalogo della mostra che ha avuto luogo nel 2018 al Pirelli HangarBicocca di Milano, ma non si tratta neppure di un catalogo generale, nonostante le dimensioni: circa 1000 pagine fitte di scrittura, di immagini.
È uno strumento utile non solo per comprendere il senso della ricerca fotografica nella produzione di Matt Mullican, ma anche il mutamento del significato stesso dell’immagine fotografica all’interno dell’arte degli ultimi cinquant’anni. Californiano, nato nel 1951, il libro propone le prime immagini, scattate da un ragazzo di 15 anni che non sapeva certo quello che avrebbe fatto nella vita.
Interessante è la conversazione con il coetaneo James Welling, protagonista della stagione postmoderna. Mullican parla a Welling che gli chiede ragione del suo interesse nei confronti dei cadaveri, a proposito della serie di lavori intitolata Doll and Dead Man del 1973-74. Qui Mullican è soggetto delle foto insieme al cadavere, le foto sono state scattate da un giovane studente di medicina che lo aveva aiutato a procurarsi la “materia prima”.
La morte è ancora un tabù. Bisogna separare la persona dal corpo. Questa separazione legata alle persone, al corpo e all’individuo, è il centro di tutta la filosofia oggetto/soggetto. Ti tratto come un oggetto o come un essere umano?”. Un tema sul quale Mullican ha riflettuto più volte. Qui ci sono, appunto, due corpi, una vecchia bambola e un cadavere, entrambi privi di vita e l’interazione dell’artista con il soggetto.

Details from That Person's Work 2004 05, p. 175 B. Courtesy Matt Mullican and Mai 36 Galerie, Zurich

Details from That Person’s Work 2004 05, p. 175 B. Courtesy Matt Mullican and Mai 36 Galerie, Zurich

MULLICAN, LA FOTOGRAFIA E L’IPNOSI

La fotografia non è certo il fine della ricerca dell’artista americano, piuttosto uno strumento, il cui utilizzo è fortemente mutato nel corso degli anni, a seconda dello sviluppo della tecnologia. Oggi l’artista dichiara che attraverso l’uso del computer è uscito da qualsiasi forma di autorialità. Il suo linguaggio, tuttavia, non si basa sulla tecnica, non è un fotografo e non è un pittore. “Una delle cose che più interessa della fotografia è come possa restituire qualcosa del fotografo negli scatti che lui stesso realizza”. La relazione tra il fotografo e quanto viene fotografato è fondante.
Punto chiave della sua ricerca ed elemento chiave del linguaggio è la memoria. La sua è operazione, come già per il suo maestro John Baldessari, consiste nel portare alla luce, nel fare emergere, nello scandagliare. E in tal senso l’utilizzo dell’ipnosi da parte di Mullican per le sue performance non è che un’ulteriore pista da seguire per comprendere a pieno la ricchezza poco prevedibile della totalità del suo lavoro.

Angela Madesani

Roberta Tenconi (a cura di) ‒ Mullican. Fotografie. Catalogo 1967-2017
Skira, Milano 2019
Pagg. 608, € 50
ISBN 9788857242965
www.skira.net

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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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