Il disegno secondo gli impressionisti in un libro
Chi non sa disegnare schizzi veloci non potrà mai creare grandi opere. Nel suo saggio Christopher Lloyd punta l’attenzione sulle creazioni grafiche degli impressionisti e dei postimpressionisti. Mettendo in luce l’annullamento della secondarietà del disegno rispetto alla pittura.
Delacroix dice a un giovane: “Se non siete abbastanza abile per abbozzare lo schizzo di un uomo che si butta dalla finestra, nel tempo che impiega a cadere dal quarto piano, non sarete mai capace di produrre grandi quadri”. L’aneddoto è raccontato da Baudelaire a proposito di un giovane di sua conoscenza. Aneddoto che ha sicuramente motivato Christopher Lloyd nella stesura del suo saggio L’arte del disegno. Opera in grado di coinvolgere, non addetti ai lavori inclusi, per i contenuti proposti, l’ottima riproduzione dei disegni e la qualità della scrittura. Priva dei tic linguistici, a volte fastidiosi, di certa saggistica d’arte.
Lloyd introduce il saggio ricordando che gli impressionisti, già prima delle otto mostre organizzate tra il 1871 e il 1886, privilegiano i soggetti ispirati alla vita di ogni giorno, servendosi dell’intensità del colore e del “virtuosismo della pennellata”. E che i postimpressionisti sono meno interessati alla trascrizione fedele del reale, poiché lo interpretano con maggiore libertà attraverso il pointillisme e il cloisonnisme. Senza escludere l’incidenza del fantastico dovuta alla deviazione simbolista.
NON SOLO PITTURA EN PLEIN AIR
L’autore contesta poi la vulgata dei due movimenti impegnati solo a dipingere en plein air. Se ciò vale per Monet, Pissarro, Van Gogh, Gauguin, lo stesso non si può sostenere per Degas, Seurat, Toulouse-Lautrec, legati ai soggetti domestici o ai locali pubblici d’intrattenimento. Degas diceva addirittura di essere vinto dalla noia a guardare la natura. È più corretto sostenere, considerando i molti blocchi da disegno utilizzati e gli schizzi a olio conservati, che gli artisti in questione raccolgano materiale all’esterno e lo completino negli atelier, piuttosto che sur le motif. Il disegno ‒ Lloyd entra così nel cuore della sua argomentazione ‒ è uno dei fattori cardine per capire l’arte rivoluzionaria di Pissarro, Van Gogh, Gauguin, Degas, Seurat Toulouse-Lautrec Mary Cassatt, Odile Redon.
DEGAS, VAN GOGH, CÉZANNE
Questi autori, tra i più grandi disegnatori mai esistiti, lavorano per eliminare la “gerarchia esistente e la secondarietà del disegno rispetto alla pittura”. Abolizione facilitata dalla velocità esecutiva e dalla libertà dettata da varie tecniche ‒ Van Gogh predilige le matite da falegname, le cannucce e le penne d’oca. I dipinti non sono più rifiniti in dettaglio come in precedenza, riducendo in tal modo la disparità tra un quadro e un disegno.
Tra i venti artisti selezionati da Lloyd, con esaustive schede introduttive, sono tre a suo giudizio quelli che “hanno spinto al limite l’arte del disegno” alla fine del XIX secolo: Degas, Van Gogh, Cézanne. Del primo va ricordato il pastello del 1882, Dalla modista. Il problema che Degas si pone è la coesistenza del genere con la natura morta. Come risolverlo? Disegnando la prova del cappello, il soggetto vero e proprio dell’opera, a una distanza media. Enfatizzando quindi i copricapo in primo piano sul tavolo colorandoli con maestria mediante diversi strati di pastello. Ne La Crau da Montmajour del 1888 Van Gogh padroneggia i vari ambiti del paesaggio senza lasciarsi sfuggire l’insieme. La carta è vibrante, brulicante di vita, come se fosse immersa in uno sciame di insetti.
Paul Cézanne, infine, ne I tetti all’Estaque disegna a matita gli edifici in primo piano, dà consistenza all’architettura con l’acquerello e delinea liricamente la baia e le montagne.
‒ Fausto Politino
Christopher Lloyd ‒ L’arte del disegno. Gli impressionisti e i postimpressionisti
Einaudi, Torino 2020
Pagg. 288, € 60
ISBN 9788806245283
https://www.einaudi.it
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