Il coccodrillo di Aristotele. La filosofia delle immagini secondo Michel Onfray
Michel Onfray ha pubblicato una storia della filosofia legata alle immagini. Ne ha selezionate una trentina, da Pitagora a Derrida, alla ricerca nel quadro dell’analogon, il dettaglio in grado di focalizzare il pensiero e, a volte, la personalità del filosofo.
Il filosofo francese Michel Onfray ha appena pubblicato con Ponte alle Grazie Il coccodrillo di Aristotele, una storia della filosofia supportata dalle immagini. L’autore riesce a selezionarne una trentina e ripropone così il pensiero, e in molti casi la personalità, di chi ne è protagonista, ancorandosi a un dettaglio contenuto nel quadro in grado di rimandare allo specifico dell’opera.
L’artista allora deve trovare l’analogon del sistema. Il termine, che appartiene al linguaggio della fenomenologia ampiamente usato da Husserl e Sartre, indica la parte per il tutto. Una sorta di metonimia pittorica che dal dettaglio deduce il senso di una speculazione. Qualche esempio? La coppa di Socrate. Il coccodrillo di Aristotele. Il parapetto di Nietzsche.
Com’è noto, Socrate ha fatto dell’ironia la cifra stilistica del suo argomentare, riuscendo a destabilizzare l’interlocutore e aiutandolo a “partorire” la verità. I potenti non gradiscono, lo rinviano a processo con il pretesto dell’ateismo, di propagandare falsi dei, di corrompere i giovani. In piena coerenza, il tribunale lo condanna a morte.
DA SOCRATE AD ARISTOTELE
Nella Coppa di Socrate del 1787, Jacques-Louis David raffigura la coppa con la cicuta al centro della tela. Il filosofo sta per prenderla, stendendo il braccio orizzontalmente a indicare la realtà terrena, il mondo ingiusto degli uomini e dell’aristocrazia ateniese. L’altro braccio è in verticale, con l’indice puntato verso il cielo, rivolto al mondo dell’aldilà. Ancora una volta Socrate è coraggioso, virtuoso, misurato, distaccato. Commenta Onfray: “Il segno più certo di una vita filosofica”.
Aristotele è l’autore che basa la conoscenza sulle osservazioni “liberandosi da ogni implicita assunzione metafisica”. Nel quadro di Jean-Baptiste de Champaigne, Alessandro che consegna gli animali esotici ad Aristotele, quest’ultimo è raffigurato a sinistra. Domina la scena Alessandro, che con una mano mostra il famoso coccodrillo portato dagli schiavi e con l’altra accenna al filosofo: “Scrivi”. Come interpretare? Alessandro è l’immagine del principe che consente al pensatore, fornendogli il materiale necessario, di effettuare le sue osservazioni naturaliste.
NIETZSCHE E MUNCH
Nel Ritratto ideale di Friedrich Nietzsche realizzato da Munch, l’analogon è il parapetto, che attraversa il quadro come una bisettrice che divide il mondo in due parti distinte. Da una parte c’è il villaggio, con gli abitanti, le torri, la chiesa, le strutture che rappresentano il potere temporale e spirituale. Quindi l’umano, troppo umano. Dall’altra la montagna e poi il filosofo in piedi, separato dal mondo e rinchiuso in se stesso. Nella fronte scoperta, nello sguardo allucinato proiettato in un altro mondo si può intravedere un pensiero nuovo che lo sconcerta. Un pensiero che oscilla nella varietà dei contrasti cromatici: dal giallo solare strisciato nell’arancione all’“ocra terroso della strada, al verde dei prati al blu celeste dell’acqua”. Tutta la natura sembra fremere insieme al corpo di Nietzsche che sta sprofondando nella follia.
‒ Fausto Politino
Michel Onfray – Il coccodrillo di Aristotele
Ponte alle Grazie, Milano 2020
Pagg. 240, € 22
ISBN 9788833315003
www.ponteallegrazie.it
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