Tra paura e ironia. Il provocatorio libro di James Flora
Perfetto per Halloween ma anche ottimo regalo natalizio, “Che paura, nonno!” non è semplicemente un libro che fa impazzire i bambini, ma una imprevista cartolina dal passato che ci risveglia il ricordo di un visualizzatore “jazz” di gioiosi incubi grotteschi, il grande James Flora.
Gli anni del primo dopoguerra furono, soprattutto negli Stati Uniti, una vera esplosione di creatività espressiva. Anche in Italia ci si allibiva regolarmente per gli effetti di quel collaterale Piano Marshall culturale che pioveva catapultato da Oltreoceano, spesso accompagnato da una scatenata colonna sonora jazz che sconvolgeva tutte le regole del normale italico (stramelodico) sentire. E su molte copertine di quei pulsanti 78 e 45 giri fiorivano proposte visive inedite, legate ora all’Espressionismo astratto, ora all’Astrattismo geometrico, ora a una sorta di tribalismo grafico che si ispirava a qualche folklore molto esotico. In quel meraviglioso sabba di immagini audaci – una stagione davvero irripetibile per l’arte applicata, e tutt’altro che secondaria, di proposte figurative (e non) anche felicemente scanzonate – gli appassionati e i collezionisti si sono segnati fin d’allora un nome diventato immediatamente di culto: James (Jim) Flora.
LA STORIA DI JAMES FLORA
Nato nel 1914 in Ohio, dal 1936 al 1939 Flora studiò all’Art Academy di Cincinnati e nel 1942 venne infine assunto nell’ufficio artistico della importante casa discografica Columbia Records, ricoprendovi tra il 1943 e il 1945 il ruolo di art director. Ma era abbastanza irrequieto da non sopportare la routine. Ancora per un po’ restò collaboratore esterno, producendo numerose copertine che si facevano riconoscere a prima vista per l’indiscussa stravaganza; poi all’improvviso caricò moglie e figli in auto e si trasferì in Messico per dedicarsi alla pittura in modo assolutamente libero. Rientrato negli States nel 1951, si fece rapidamente un solido nome come illustratore pubblicitario e ancora come copertinista di dischi di jazz e di classica, stavolta per la RCA Victor. A partire dal 1955, infine, cominciò a scrivere e illustrare libri per l’infanzia, arrivando a produrne complessivamente 17, tutti di notevole successo di pubblico. Ritiratosi nel 1982, morì nel 1998.
LO STILE DI FLORA
Oggi lo si ricorda in modo speciale per le sue eccitanti copertine di dischi, particolarmente ricercate dai collezionisti, che in effetti lasciano tuttora un segno indelebile nella memoria retinica. La sua poetica, chiamiamola così, era improntata a una sarabanda di segni e forme, di solito bidimensionali, che si precipitavano a ballare sul piatto della cover con effetti irresistibili, contagiosamente ritmici, e a sorpresa irrispettosi della statura di star dei vari musicisti da lui caratterizzati. In quegli anni si sentiva forte, in molti campi anche “decorativi”, l’influenza sovvertitrice di Picasso, dal decostruzionismo postcubista alle varie sue tipiche sfrenatezze deformanti, e Flora ne approfittò al massimo grado, sguazzandoci beato. E tenne d’occhio anche l’estetica cosiddetta tiki, quella importata dal Sud Pacifico dai militari che lì avevano combattuto contro i giapponesi, ovvero lo stile visivo del folklore maori che si basava su assemblaggi di pattern geometrici. La combinazione di tali elementi disparati – senza dimenticare le intrattenibili goliardate di certi comics pre-underground come quelli di Basil Wolverton – caratterizzò in modo definitivo il “selvaggio” stile di Flora, rendendolo molto difficilmente imitabile.
IL LIBRO DI JAMES FLORA
Adesso il provocatorio libro per bambini Che paura, nonno!, finora inedito in Italia e appena proposto dalle coraggiose edizioni romane Cliquot, cade a fagiolo per poter riconsiderare le caratteristiche di tale estetica “jazzata”, quasi anarchica. Il succo del volume è relativamente semplice: un nonno racconta una concatenazione di alcune brevi storie di paura al nipotino, che se le beve per metà orripilato e per metà affascinato. Ovviamente Flora, con il nonno per intermediario, pigia sul pedale dello spavento, del bizzarro, dello schifosetto, del ributtante; e noi sappiamo che lo fa con finalità apotropaiche, per scongiurare le inevitabili paure che i bambini provano e che, peraltro, in parte amano provare proprio per imparare a dominarle. Per questo c’è una fase nell’evoluzione della psicologia infantile in cui pipistrelli, ragni, fantasmi, streghe, scheletri, vermi e mostri vari rappresentano una tappa ineludibile dell’immaginario. Pertanto qui Flora, con esuberanza davvero fanciullesca, si diverte a rideclinare e rimodulare i suoi tipici personaggi fisicamente scombinati con disinvoltura e umorismo. Ma il suo senso dell’assurdo, magari interpretabile come violento, risulta tanto adatto alla materia “mostruosa” quanto al contrario gaiamente giocoso e ammiccante; e, in ultimissima analisi, nonostante tutto rassicurante.
– Ferruccio Giromini
James Flora – Che paura, nonno!
Cliquot Edizioni, Roma 2020
Pagg. 40, € 18,00
ISBN 9788899729349
www.cliquot.it
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