Il tempo rosso, giallo e arancione ci proietta in una dimensione bloccata senza la possibilità di operare una proiezione in avanti. Tutto è dominato da dati, numeri pressoché illeggibili se non fosse che riguardano la vita di tutti noi. Quest’assenza di un respiro comune, di un soffio che rompa la paura del presente è il tema di fondo di un’interessantissima raccolta di contro-storie sotto forma di saggi brevi attorno a una possibile prospettiva culturale e artistica post-pandemica. Un utile lavoro di selezione coordinato da Eric de Bruyn e Sven Lüttiken, entrambi noti saggisti e storici dell’arte. I contributi vedono il coinvolgimento di molte figure di rilievo internazionale come McKenzie Wark, Silvia Maglioni, Achille Mbembe, T. J. Demos, Ana Teixeira Pinto e altri.
UN’INDAGINE COLLETTIVA PER CAPIRE IL PRESENTE
Si tratta di un’indagine attorno alla nostra condizione storica che dà forma e accompagna un modo di pensare non appiattito sull’attuale ma volutamente fuori sincrono. Contro l’asfissia del presente si dà vita a un ragionamento collettivo out of joint/fuori asse, che proprio per questa sua caratteristica laterale aiuta una lettura in profondità di questo tempo bloccato.
La prospettiva storica comune parte dalla consapevolezza che con il crollo del muro di Berlino (1989) il mondo ha visto il formarsi di una sinistra malinconica e un neoliberismo trionfante uniti su un obiettivo comune: la preclusione del futuro. Mentre la prima piangeva il fallimento del suo progetto utopico, il secondo celebrava il trionfo di un mercato globale. La speranza radicale di realizzare un futuro singolarmente diverso, più equo è rimpiazzata dalla convinzione che il futuro fosse già accaduto, limitando la società post-storica, post-ideologica a una vita di accumulazione senza fine e di disperante precarietà. Un’esistenza tutta al presente. Oggi, in mezzo a un’abbondanza di neofuturismi, futurologie, filosofie speculative e scenari accelerazionisti, cresce la consapevolezza di un’incombente catastrofe planetaria guidata dalla logica predatoria del capitalismo. Nonostante queste spinte a immaginare un futuro, l’orizzonte temporale del nostro momento presente è forse più appropriatamente caratterizzato da un “futuro in contrazione o in estinzione”. Tutto è dominato dalla produzione just-in-time, dal mercato dei futures, anche l’arte contemporanea non è esente da questa pressione neoliberista. In Futurity Report tutti i contributi sono accomunati dalla tensione ad affrontare il precario futuro della nozione stessa di futuro. Tutto nasce da un convegno dal titolo Future Caucus ospitato al Van Abbemuseum di Eindhoven grazie all’impegno di Charles Esche.
MCKENZIE WARK E LA QUEERNESS
Nel saggio di apertura Paradoxical Modernismo[-9088a, McKenzie Wark, la studiosa australiana nota per aver scritto A Hacker Manifesto (2004), delinea come la modernità abbia creato una seconda natura artificiale che ha guardato all’ambiente come pura esternalità da saccheggiare. In questa artificialità si innesta un compulsivo presente senza respiro, senza fiato lungo. Un affanno permanente che nella contemporaneità si traduce in algoritmi capaci di misurare qualunque ordine di grandezza e scala, da quello geologico a quello più minuto, della volontà di acquisto. Una folle corsa che guarda solo avanti in una continua accelerazione senza prevedere rallentamenti e velocità ridotte. Il tempo pandemico ci mette necessariamente e forzatamente davanti a una decelerazione. Viviamo un tempo paradossale incapace di sentire la natura e la totalità del pianeta. McKenzie Wark ci invita a guardare il futuro nella prospettiva di una queerness, di una condizione inusuale dove solo diventando inhuman/nonumani possiamo preservare il nostro essere human/umani.
NATURA E FUTURO
Nel suo saggio dal titolo Running out of time: on the long now and microfutures, Sven Lüttiken guarda alle comunità e ai movimenti di protesta dei Nativi Indigeni che popolano la foresta amazzonica dichiarandosi fuori dal modello antropico che ha prodotto l’Antropocene. Un’epoca di devastazione generata da un’ipotetica linearità temporale e governata da scommesse/futures sul valore delle risorse naturali che ora si trova a dover riconoscere il proprio fallimento. Le comunità native hanno molteplici differenti percezioni temporali dettate dall’ascolto della natura. I differenti futuri che questa visione produce sono forse la risposta e sicuramente un’alternativa al modello lineare del capitale che ci ha condotto allo schianto pandemico. Considerazioni che fanno comprendere come anche le pratiche artistiche abbiano la necessità di ri/trovare “la sponda giusta del fiume”, altrimenti il mercato finanziarizzato dell’arte è destinato a implodere come una bolla. L’auspicio è quello di immaginare “a futurity after the end of the world“, un futuro dopo la fine del mondo. Una visione della consapevolezza e del coraggio. Futurity Report promette di essere un ottimo strumento per leggere e condividere pensieri sul nostro tempo inceppato e malato prefigurando possibili azioni per riconquistare un’idea di futuro.
‒ Marco Petroni
Eric c. h. de Bruyn & Sven Lütticken (a cura di) ‒ Futurity Report. Counter-Histories vol. 1
Sternberg Press, Berlino 2020
Pagg. 280, € 24
ISBN 9783956794230
www.sternberg-press.com
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