L’arte contemporanea in versione romanzata. La nuova edizione del libro di Serena Giordano
Dal dentista di Duchamp alla domestica di Schwitters, il libro di Serena Giordano capovolge la chiave di lettura della storia dell’arte contemporanea. Dando voce, in maniera romanzata, alla “gente comune” che ebbe a che fare con i grandi artisti.
Torna in libreria in una nuova edizione, con l’aggiunta di tre inediti, il libro di Serena Giordano, Il dentista di Duchamp. 15 racconti sull’arte contemporanea. L’autrice – artista, illustratrice, docente all’Accademia di Belle Arti di Venezia – nota per i suoi saggi sulla didattica dell’arte e sulle arti decorative e per i volumi di sociologia dell’arte scritti a quattro mani con Alessandro Dal Lago, con questo libro rivela un’altra delle sue attitudini, quella di narratrice.
Il meccanismo che muove queste storie è rivelato sin dal titolo del primo racconto, Il dentista di Duchamp. La leggenda è nota: Duchamp paga il suo dentista con un assegno palesemente falso, ma cosa è successo veramente tra l’artista e il dentista? Che cosa si sono detti durante quelle sedute di cura? Perché il dottor Tzanck, “un uomo piccolo e grassottello” e poco incline ai fatti dell’arte moderna, accetta quell’assegno? Queste domande innescano la fantasia romanzesca di Serena Giordano. Ma, come ancora chiarisce il titolo del racconto, il protagonista qui non è Duchamp bensì il dentista. Tzanck ha dell’arte un’idea che potremmo definire tipica, quando Duchamp si presenta come artista il dottore non può che reagire dicendo: “Un artista! Chissà che bella vita la sua! Essere un artista, una creatura superiore! Genio e sregolatezza!”, inizia così un dialogo tanto immaginario quanto plausibile tra il dentista e Duchamp su cosa sia l’arte e su chi si possa definire artista e perché. Anche gli altri racconti si sviluppano spostando l’attenzione dall’artista, una figura di primo piano della storia dell’arte del Novecento – Picasso, Magritte, Dubuffet, Klein… fino alla scimmia-artista Congo –, a quella che solitamente sarebbe una anonima comparsa. Così accade che il coyote racconti del suo rapporto con quello strano tizio tedesco che lo tiene chiuso in una galleria o che la domestica di Schwitters cerchi di capire cosa diavolo è quel cumulo di detriti in cantina; a prendere la parola sono i vicini di Duane Hanson, l’agente della CIA che spia Pollock, l’imbianchino incaricato di cancellare i pezzi di Banksy, il cadavere fotografato ed esibito da Serrano. Tante voci che vanno a comporre un colorato mosaico che attraversa la storia dell’arte del Novecento.
UNO SGUARDO NUOVO SULL’ARTE CONTEMPORANEA
Come sappiamo, la storia dell’arte – e la storia in generale – è fatta di eroi, di campioni, di figure eccezionali che emergono dal grigio della folla (cioè noi) ed è punteggiata da capolavori indiscutibili davanti ai quali il pubblico (cioè noi) si accalca senza la reale possibilità di elaborare pensieri personali, eterodossi, liberi: in sostanza, davanti alle opere che animano musei e gallerie, ci si deve adeguare (su questo argomento Giordano ha scritto in libro illuminante: Disimparare l’arte). Ma sappiamo anche che più i capolavori sono luminosi meno sono leggibili, disponibili all’analisi e all’esperienza, sono, in fondo, meno fruibili, meno utili. Questo libro ci mostra però la storia di tanti capolavori in modo differente, ogni racconto comincia con una breve biografia del suo protagonista – un dentista, una suora, un cameriere, un tabaccaio, un fantasma e così via – e si sviluppa mostrando un episodio noto, un’opera famosa da una prospettiva diversa che è quella della prossimità, dell’interrogazione, del dubbio.
Marcello del Campo nella postfazione al libro nota che “il gioco tra vero e verosimile (se non falso), realtà e apparenza, fiction e ricostruzione storica è felicemente applicato ad alcuni momenti decisivi dell’arte contemporanea, o meglio alle biografie degli artisti, al cuore del dibattito sul distacco dell’arte dal feticcio della rappresentazione”.
Chiaramente, questo distacco dalla materia storica in quanto tale, l’allontanamento, la fuga si potrebbe dire, dell’autrice dal recinto della coerenza critica, della lettura filologica, dell’adesione alle fonti permette anche di assumere una posizione inusuale rispetto all’oggetto dell’analisi: non più il contegno, la freddezza che lo storico, come uno scienziato, deve tenere nei confronti del suo argomento di studio, ma la possibilità di mostrare preferenze e simpatie, antipatie e fastidi, e così prendere posizione rispetto agli oggetti, mettere in discussione punti di vista e certezze consolidate, fare quello che raramente si può fare nella storia dell’arte – che è una storia di conferme e certificazioni: discutere, pensare e quindi immaginare.
ROMANZO E STORIA DELL’ARTE
Ecco allora che la dimensione romanzesca non è un escamotage – un semplice trucco per parlare d’arte o per fare divulgazione destinata ai poco informati o per offrire ai conoscitori la possibilità di giocare scoprendo il limite che separa il vero dal falso –, ma un’occasione per tornare a guardare a quella storia, a quegli autori, a quelle opere con uno sguardo rinnovato, ancora interrogativo, ancora curioso, uno sguardo che, citando Duchamp, conserva un certo “appetito di comprensione”.
Questi racconti parlano di fatti veri, di oggetti e personaggi storici, infiltrando nella narrazione elementi di invenzione; questi, gli elementi inventati, sono quindi dei falsi, fatta questa semplice constatazione vediamo aprirsi molte interessanti implicazioni. In arte la definizione del vero da opporre a quella del falso è un problema centrale, ha risvolti storici e culturali ma anche economici e a volte giudiziari. Una questione davvero attuale, specie se guardata in una più ampia prospettiva dato che viviamo in una società sempre meno capace di distinguere il vero dal falso, la notizia attendibile dalla fake news. Un problema che l’autrice non elude ma affronta con lucida ironia facendo diventare il falso un momento del vero ed è, come nota ancora Marcello del Campo “un lavoro straordinario, che comporta non solo un’immaginazione fuori dal comune e un mimetismo assoluto – possibile solo a chi è padrone di una grande abilità tecnica –, ma anche la conoscenza approfondita della storia dell’arte e della critica”. Serena Giordano sembra dirci che l’unico modo per riconoscere il vero dal falso è quello di non accontentarsi della versione che di un fatto ci viene fornita e provare a guardarlo da un’altra angolazione, a ragionarci sopra, facendosi qualche domanda, magari immaginandosi qualche risposta.
RACCONTI E LETTERATURA
Non si deve però fare l’errore (come in fondo ha fatto chi scrive) di leggere questi racconti come dei saggi sull’arte travestiti da letteratura o, meglio, sono dei saggi sull’arte, anche, ma sono prima di tutto letteratura: storie perfettamente costruite in cui spicca la fantasia dell’autrice, oltre che la raffinata cultura, l’inventiva e la precisione nel delineare i personaggi noti o anonimi, la freschezza del linguaggio, l’eleganza e la misura della costruzione. Questi racconti fanno quello che fa la letteratura, non spiegano il mondo, non descrivono, non dimostrano ma inventano, creano e rendono abitabili nuove porzioni di mondo. Così anche il piccolo mondo della storia dell’arte del Novecento ora è un poco più grande.
‒ Daniele Monarca
Serena Giordano ‒ Il dentista di Duchamp. 15 racconti sull’arte contemporanea
Il Nuovo Melangolo, Genova 2020イ
Pagg. 259, € 14
ISBN 9788869832437
https://ilmelangolo.com/
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