La storia dei soldatini di carta in un grande libro illustrato
Hugo Pratt, Sergio Toppi, Dino Battaglia, Guido Crepax… I più importanti protagonisti del fumetto italiano del Novecento, come molti della loro generazione, condividevano un entusiasmo particolare per la storia militare. Ora un libro di grande formato documenta la grande stagione italiana dei “soldatini” di carta.
È una storia minore, magari, però piuttosto interessante. Per cominciare a inquadrarla, se ne può impostare una sintetica cronologia. Sin dall’antichità, e per molti secoli, il “gioco della guerra” è stato appannaggio di chi la guerra la faceva direttamente, i comandanti degli eserciti, e poi gli adulti delle famiglie reali e nobili che dirigevano, da lontano e al sicuro, le operazioni belliche. È però nella Prussia del 1700 che, sull’onda dei successi militari di Federico il Grande, si inizia a produrre in piombo eserciti in miniatura, ai fini di una pedagogia della strategia e di un addestramento alla tattica anche per un pubblico più giovane. Alcuni identificano la nascita dei primi “soldatini” nel 1744 a Strasburgo. Ma la moda scoppia nell’Ottocento, quando in seguito alla pubblicazione del trattato di strategia militare Della guerra di Carl von Clausewitz (1832) si diffondono molte stampe per giochi strategici da tavolo; e una ulteriore popolarizzazione dell’argomento si giova dell’uscita nel 1838 della favola di H. C. Andersen Il soldatino di stagno. Ma tutto il secolo XIX è un periodo in cui le guerre si fanno soprattutto sul serio. E, dopo che nel 1913 H. G. Wells pubblica a Londra Little Wars, il primo trattato su quelli che da allora verranno comunemente chiamati wargame, arriveranno in successione le due sciagurate Guerre Mondiali a mantenere di attualità la materia militare.
I SOLDATINI DI CARTA IN ITALIA
In Italia, è soprattutto negli Anni Cinquanta del secolo scorso che, un po’ nel ricordo degli ancora vicini eventi bellici e un po’ nel sogno di altri ambienti avventurosi, storici e più esotici, i soldatini si impongono come uno dei giochi preferiti dei maschietti in età scolare. Questo giocattolo povero, fuso in piombo o stagno, oppure realizzato in gesso dipinto, è allora distribuito nelle cartolerie e mercerie anche in variopinti fogli di cartoncino con serie di personaggi del Far West, da ritagliare. Forbici e colla ne divengono i compagni irrinunciabili.
È in quel momento che i giornali settimanali per ragazzi – a partire dal leader del settore Corriere dei Piccoli, seguito dai cattolici Il Vittorioso e Il Giornalino – lanciano e sostengono la moda (ammantata di intenti istruttivi: sono gli anni delle “enciclopedie dei ragazzi”) dei soldatini di carta, piccole figurine ritagliabili. Intanto le bambine si dilettano in modo simile con le paper doll da abbigliare con varietà di vestiti, applicabili con linguette da piegare sulle rispettive silhouette. E gli uni e le altre sforbiciano e incollano pure presepi, diorami, modellini di mobili e di automobili, teatrini, scenari vari montabili. All’orizzonte cominciano già ad affacciarsi i primi esemplari di figurine pressofuse in plastica, ma intanto ci si arrangia ancora felicemente con poco; nello Stivale il boom economico deve ancora arrivare.
I SOLDATI DEL CORRIERE DEI PICCOLI
Il 1959, celebrando il centenario della Seconda Guerra di Indipendenza, è il pretesto sul Corriere dei Piccoli per cominciare a pubblicare grandi pagine riproducenti, con rigore documentario filologico, “Soldati di tutti i tempi e di tutti i paesi”. Oggigiorno, da dopo il ‘68 pacifista, un tale interesse per il costume militare è visto con molto sospetto, quale espressione di autoritarismo destrorso; così però non era, e non va interpretato come tale, in quegli anni. Bisogna pensare che da un lato la Seconda Guerra Mondiale, per chi la aveva vissuta da ventenne, era stata vista come una situazione ad alto tasso di emotività anche avventurosa, e inoltre aveva imposto familiarità con divise, gradi, mostrine. I giornalisti, gli scrittori e i disegnatori giunti pochi anni dopo a maturazione professionale mantenevano (e di conseguenza propagandavano) sincero interesse per le tematiche belliche, pur su posizioni che potremmo chiamare “laiche” e “progressiste”. I soldatini assolvevano pertanto a un compito spettacolarmente didattico, spaziando in libertà nei secoli della Storia. E a evocare i modi e i tempi, passati e moderni, degli eserciti si trovavano in prima fila coloro che nei decenni successivi sarebbero diventati i nostri migliori narratori tramite il disegno realista. Una generazione di maestri dell’avventura, ma anche della divulgazione storica.
FIGURINE BIDIMENSIONALI CHE PASSIONE!
Per esempio è nota l’attenzione maniacale sempre dimostrata da Hugo Pratt in tutta la sua opera per i dettagli dell’abbigliamento militare. E la possanza drammatica insita nella poetica visiva di Sergio Toppi e il realismo minuzioso sempre elegantemente esercitato da Dino Battaglia si sposavano alla perfezione con il compito di squadernare esemplari estratti di eserciti, allineati come in parata e presentati ora sull’attenti e ora in piena azione. Guerrieri antichi greci e romani, lanzichenecchi e moschettieri, napoleonici e prussiani, nazisti e alleati, vichinghi e normanni, cowboy e pellirosse, egizi e assiri, risorgimentali e austriaci, cartaginesi e galli, nordisti e sudisti, samurai ed etiopi… Ma anche antichi vascelli e antiche macchine belliche, e moderni mezzi corazzati, aerei, missili, imbarcazioni di ogni genere. E via via, attenzione, pure astronauti, ciclisti, calciatori, giocatori di basket, gente del circo, “i mestieri di ieri e di oggi”, “le maschere italiane”, tutti delineati in modo da facilitarne il ritaglio limitando l’aggetto di troppi particolari dal contorno, e provvisti sotto i piedi della caratteristica “basetta” che li potesse schierare dritti sui tavoli o sui pavimenti che diventavano gli eletti territori di gioco, umili antenati del role-playing a venire.
A questo piccolo mondo di figurine bidimensionali, che in Italia imperarono nello svago infantile grosso modo tra gli Anni Trenta e i Settanta, prima di venire soppiantate da quelle tridimensionali in resina che tuttora resistono sparute più tra appassionati adulti che bambini, ha appena dedicato un libro di grande formato, ovviamente illustratissimo, Laura Scarpa per ComicOut: Soldatini di carta. Le grandi firme del fumetto nel Corriere dei Piccoli raccoglie e ristampa, condite con attenti apporti storici e critici di diversi studiosi, pagine e pagine di omini affiancati, in pose rigidamente statuarie o colti in momenti dinamici. Oltre i grandi nomi citati, queste ristampe riportano alla ribalta fior di professionisti del pennino e del pennello che hanno fatto la storia dell’arte illustrativa italiana del Novecento: Mario Uggeri, Aldo Di Gennaro, Giorgio Trevisan, Leo Cimpellin, Domenico Natoli, Giancarlo Francesconi e, unica donna, Iris De Paoli. Senza dimenticare, caso decisamente a parte, Guido Crepax.
LE ISTRUZIONI DI GUIDO CREPAX
Nei primi Anni Sessanta, Guido Crepax era famoso in tutta Milano per i wargame di carta che si costruiva in casa, dopo accurate ricerche storiche e bibliografiche, per giocarci con gli amici più stretti nelle sere libere e nei pomeriggi domenicali: la battaglia di Waterloo e quella di Pavia (pubblicate poi su Linus), quella spettacolare di Aleksandr Nevskij sul Lago Ghiacciato e pure, per il Corriere dei Piccoli, quella navale di Trafalgar con le flotte inglesi e francesi e spagnole a vele spiegate. Ecco le sue istruzioni: “Per prima cosa incollate il foglio delle navi su cartone, ritagliatele e incollate i piedestalli (dopo averli piegati) su basi quadrate (di 2 cm scarsi di lato) di cartone robusto o di legno. Se volete rifinirle particolarmente bene, verniciatele con uno o due strati di vernice trasparente alla nitrocellulosa (che si trova in qualunque colorificio); ricordandovi di farlo da tutte e due le parti dei vostri pezzi (perché la vernice data da una sola parte, asciugandosi, fa incurvare il cartone). La stessa operazione di incollatura e verniciatura va ripetuta per il campo di battaglia quadrettato, usando possibilmente un cartone molto più grosso. Il gioco richiede inoltre un paio di dadi”. Tale era dunque il laborioso iter della preparazione del gioco ai tempi lontani del boardgame fai-da-te. Ai bambini di oggi in teoria è vietato usare le forbici, se non con le punte arrotondate, e pure la vernice alla nitro, perché potrebbero sniffarsela. Ormai quello delle battaglie di carta è un capitolo definitivamente chiuso.
– Ferruccio Giromini
Laura Scarpa (a cura di) – Soldatini di carta
ComicOut, Roma 2020
Pagg. 128, € 24,90
ISBN 9788897926894
http://comicout.com
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