Un’artista, una balena e un progetto. Il libro di Claudia Losi
Difficile definire il libro appena pubblicato dall’artista Claudia Losi con Johan & Levi. Angela Madesani si è fatta raccontare qualcosa in più della balena che dà il titolo al volume, collocandola nella pratica creativa della Losi
The Whale Theory, il recente libro di Claudia Losi (Piacenza, 1971) pubblicato da Johan & Levi, composto da una coralità di voci ‒ fra cui quelle di Christopher Collins, Matteo Meschiari, Vinicio Capossela, Jean Rezzonico, Jean D’Yvoire, Gianni Pavan, Silvia Bottani, Tore Teglbjaerg, Mauro Sargiani, Petra Aprile, Sunaura Taylor, Gioia Laura Iannilli, Jurg Slabbert, Kate Pocklington, Philip Hoare ‒, come tutte le cose complesse e interessanti è difficile da collocare in una categoria, in questo caso bibliografica. È un libro d’artista? Non nell’accezione che siamo abituati ad attribuire a questa tipologia di volume. Abbiamo chiesto a Claudia Losi di offrirci una definizione di un libro nato in un momento in cui, per usare le sue parole, si stava dentro senza potere uscire e si guardava fuori nell’attesa che passasse.
INTERVISTA A CLAUDIA LOSI
Quali sono le origini di questo libro?
La genesi di questo libro riflette perfettamente la complessità del progetto da cui parte, Balena Project, e che fa da cornice alla molteplicità di voci raccolte. Quando raccontai, diversi anni fa, al piccolo ma determinato e accogliente gruppo di lavoro col quale ho iniziato a pensare al libro, cosa avessi in mente, cosa mi sarebbe piaciuto capitasse alla congerie multiforme di materiale raccolto nel corso di quasi venti anni, ho descritto un arcipelago. Una geografia di isole, istmi, penisole e continenti lambiti da correnti diverse di un unico mare; una macronarrazione liquida il cui senso si sarebbe percepito solo alla fine, osservando questa mappa dall’alto, nel suo insieme. Così è stato.
Ovvero?
Come Balena Project si è “fatta facendo”, cioè senza una specifica intenzionalità, un risultato chiaro da ottenere, ma adattandosi alle opportunità incontrate (ovviamente sempre cosciente della direzione presa), così anche il libro ha assunto progressivamente la sua forma, aggiustandosi man mano, anche grazie al gruppo di lavoro iniziale (Chiara Neviani, la grafica che ha dato coerenza e senso al lavoro, e Petra Aprile, le cui parole sono ospitate nel libro, che mi ha aiutato individuando insieme una sorta di metodo per decidere cosa mettere e cosa escludere) e all’équipe della casa editrice che ha costruito, monitorato e rifinito, con un entusiasmo davvero speciale, le fasi finali della stesura di The Whale Theory.
Ricordo che l’occasione di terminare per davvero il libro è stata proprio quando tutto si stava chiudendo, quando l’ansia ci avvolgeva tutti in una attesa sbigottita, quando guardavamo interrogativi verso il fuori. Ebbene il fuori è stato per me osservare questo arcipelago definirsi. Ho costruito la mappa nella quale andare. Una mappa sentimentale, una strip map, che ho condiviso con altri e scrivibile solo attraverso lo sguardo dell’altro, altro umano, altro animale.
Potremmo definirlo un libro d’artista?
Non saprei dirti se è un libro d’artista. Lo è e contemporaneamente è anche altro. Dipende da che punto di vista si decide di guardarlo.
IL LIBRO DI CLAUDIA LOSI
Come hai scelto le persone che hanno scritto sul tuo lavoro in questo volume, che potrebbe anche apparire un testo scientifico?
Le voci presenti nel libro sono molte e diverse tra loro. Quando ho “nominato”, per comporre un’ossatura del libro, le varie isole (Tempo fossile, Vivente, Narrazione, Ultraforma, Animalità/Immaginario, Metamorfosi), ho pensato a coloro che negli anni avevo incontrato, con cui avevo lavorato o di cui amavo lo sguardo sul mondo. Ad alcuni di questi ho chiesto di far parte del viaggio. Perché di un viaggio si è trattato. Non ci sono testi critici, legati specificatamente al mondo dell’arte. Il libro accoglie testi poetici, letterari, filosofici e scientifici, “doti” scritte o per immagini oltre a molte lettere inviate alla “balena” negli anni. Infine la mia voce, che si fa sentire, senza urlare, lungo tutto l’itinerario.
Per chi non conosce il tuo lavoro e ci si avvicina per la prima volta: perché tutto questo interesse nei confronti della balena? Nel libro hai raccolto immagini storiche, fotogrammi, oltre naturalmente a una interessante ma non prevedibile documentazione della tua ricerca.
Il sottotitolo del libro, che si trova sul retro, insieme a un piccolo disegno di due balene in amore, è “un immaginario animale”. Le metafore animali ci abitano, ci fanno umani anche se lo dimentichiamo, ci accompagnano dagli albori della nostra coscienza. L’incontro con la metafora balena (poiché dal vivo non ne ho mai viste, solo avvistati da lontano le loro scie e i loro sfiati) risale all’infanzia. In realtà il primo incontro è stato con le ossa degli antichi cetacei che navigarono nel mare Pliocenico che ricopriva le terre basse della Pianura Padana [Claudia Losi è di Piacenza, N.d.R.]. Ossa fossili ritrovate, a più riprese, nei calanchi sabbiosi sui quali andavo a cercare conchiglie. E poi l’incontro con la storia di una Balenottera Comune imbalsamata (Goliath) che molti miei più o meno coetanei conservavano nella propria memoria, anche olfattiva, perché incontrata in qualche piazza, in Italia ma non solo, come animale d’attrazione. Queste primissime immagini hanno preso volume nel tempo, grazie a quegli incontri più o meno casuali. Una forma-archetipo, sufficientemente grande da raccogliere dentro di sé il molteplice e restituire un molteplice diversamente organizzato.
‒ Angela Madesani
Claudia Losi – The Whale Theory
Johan & Levi, Monza 2021
Pagg. 208 + inserti (48 pagine), € 35
ISBN 9788860102621
www.johanandlevi.com
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