È appena uscito, per i tipi di Marsilio, un volume dedicato a Giovanni Bellini scritto da uno dei massimi specialisti del pittore veneziano, Peter Humfrey, professore emerito all’università di Saint Andrews e autore di importanti studi sui protagonisti della pittura rinascimentale a Venezia, nonché del catalogo ragionato dello stesso Bellini, redatto con Mauro Lucco e Giovanni C. F. Villa e pubblicato nel 2019. Come chiarisce il sottotitolo del volume, An Introduction, la nuova fatica di Humfrey intende essere una monografia completa ma al tempo stesso accessibile. I sette ampi capitoli che compongono il libro si caratterizzano dunque per la chiarezza con cui vengono ripercorse le vicende biografiche e la carriera dell’artista e con cui sono descritte e contestualizzate le sue opere. Nella narrazione si inseriscono schede dedicate a temi di particolare rilievo per la comprensione del contesto storico e artistico in cui maturarono le creazioni belliniane (The half length Madonna, The Venetian Scuole, The Painter’s Workshop, etc.). Elegante è la veste grafica del volume, e splendide le molte illustrazioni che accompagnano la lettura, a cominciare da quella che si incontra sulla copertina, con il meraviglioso Angelo Annunciante dai capelli metallici che occupa lo scomparto superiore sinistro del Polittico di San Vincenzo Ferrer nella basilica veneziana dei Santi Giovanni e Paolo.
L’idea lungamente meditata da Humfrey di una nuova monografia su Bellini è stata accolta con entusiasmo da Marsilio, sbocco editoriale naturale, per così dire, del volume, considerato il peso che l’arte veneta del Rinascimento riveste nel catalogo della casa editrice veneziana. Che d’altra parte vanta una già ricca compagine di titoli in inglese, con circa 15/20 novità all’anno in questa lingua.
In occasione dell’uscita del libro, abbiamo rivolto alcune domande al suo autore.
INTERVISTA A PETER HUMFREY
Il volume abbina solidità scientifica e divulgazione. Quale pubblico aveva in mente quando lo ha scritto? Nel caso di Bellini avvertiva la mancanza di un’opera che lo avvicinasse a un pubblico più ampio? Gli studiosi anglosassoni sembrano molto più aperti sul fronte della divulgazione rispetto a quelli italiani, ancora, troppo spesso, chiusi nello specialismo e abituati a esprimersi in “storicodellartese”.
In questo libro mi propongo di fornire un’introduzione all’arte di Bellini per un lettore intelligente e ben informato, ma non specializzato. Esiste una letteratura specialistica molto ampia e in costante crescita sul pittore, e il libro mira anche a fornire una sintesi aggiornata dello stato attuale della ricerca. Ma non affermerei certo che gli studiosi anglosassoni, me compreso, siano meglio attrezzati dei loro colleghi italiani per tentare una tale sintesi.
Bellini traghetta la pittura veneziana dal Tardo Gotico al pieno Rinascimento di Giorgione, Tiziano, Sebastiano del Piombo. Le ultime opere del maestro risentono dell’influenza degli artisti più giovani, sono come una risposta al loro successo, oppure si può parlare di una naturale evoluzione del linguaggio belliniano?
Bellini è stato sensibile durante la sua lunga carriera agli stimoli di altri artisti innovativi. Ma, a mio parere, i suoi ultimi lavori si sviluppano naturalmente dalla sua produzione precedente, e devono meno all’esempio della generazione post-1500 di quanto questi artisti devono a lui.
RACCONTARE GIOVANNI BELLINI
Giustamente, nel volume si racconta l’evoluzione dell’arte di Bellini in rapporto non solo con gli sviluppi della pittura (un errore in cui si potrebbe incorrere, con la pittura veneziana, visto il grande prestigio della scuola pittorica lagunare), ma anche in rapporto con tutto ciò che sta intorno alla pittura: le architetture, le cornici, la scultura (numerose sono infatti le foto del volume che raffigurano i dipinti nel loro spazio). Quanto fu importante questo dialogo per l’arte di Bellini?
In parte le illustrazioni di architettura e scultura nel libro sono pensate per dare al lettore un senso del più ampio contesto fisico e culturale in cui Bellini stava lavorando. Ma è anche vero che era particolarmente sensibile alle peculiari condizioni architettoniche in cui si sarebbero trovate le sue opere più grandi (soprattutto le pale d’altare), e nel testo si cerca di valutare la sua risposta a tali condizioni.
Nei paesaggi delle pitture sacre di Bellini si incontrano tanti minuti particolari che spesso sono stati interpretati in chiave simbolica. Nel volume si sceglie, a questo proposito, la linea della prudenza. Si è esagerato o si esagera con l’interpretazione simbolica, nel caso di Bellini o più in generale della pittura del Rinascimento? Si “pretende” troppo dagli spettatori rinascimentali?
Questa è una domanda molto difficile, e non vorrei essere troppo dogmatico nella mia risposta. Da un lato, sarebbe sbagliato sottovalutare la raffinatezza culturale di molti dei mecenati di Bellini. D’altra parte, non vorrei sottovalutare la libertà creativa con cui Bellini ha introdotto tale moltitudine di dettagli naturali nei suoi dipinti. In altre parole, ritengo che tali dettagli possano o meno essere stati caricati di significato simbolico, e che ogni caso debba essere valutato attentamente.
BELLINI E VENEZIA
Bellini e l’Oriente. In tante sue opere figure e architetture orientali, islamiche sono presenti (oppure pensiamo ai tappeti ‘turcheschi’ nei teleri di Carpaccio). Nel contempo Venezia era in continua guerra con l’Impero Ottomano. Convivevano fascinazione e paura? In che modo le pitture di Bellini ci possono parlare di una curiosità per l”altro’?
Esatto: sentimenti di paura e ostilità verso il mondo islamico, e in particolare verso gli ottomani, erano innegabilmente mescolati al fascino per il suo esotismo e al piacere per i suoi manufatti lussuosi (sete, tappeti, oggetti in metallo, etc.).
Più volte nel volume si accostano alle immagini delle opere le fotografie di riflettografie a infrarossi, raggi X ecc. Quanto sono state importanti le analisi scientifiche e le tecnologie, specialmente negli ultimi anni, per accrescere la nostra conoscenza delle opere di Bellini?
Uno degli sviluppi più entusiasmanti negli studi su Bellini nel corso degli ultimi vent’anni è stato l’enorme aumento del numero di riflettografie a infrarossi dei suoi dipinti, che hanno spesso fornito immagini molto chiare dei disegni sottostanti alle sue pitture, sempre molto belli.
L’ultimo capitolo del volume è dedicato alla fortuna di Bellini, rapidamente dimenticato dopo la sua morte (ma non a Venezia) e rivalutato a partire dall’Ottocento. E oggi?
L’ultima, breve sezione analizza il declino della reputazione di Bellini durante i tre secoli dopo la sua morte nel 1516. Ma dalla metà dell’Ottocento in poi critici e storici divennero sempre più consapevoli della sua statura: non solo come figura di spicco del suo tempo, ma come creatore di opere d’arte di straordinaria bellezza ed espressività spirituale. Questa altissima fama non è stata sminuita dalla rivalutazione nel corso del Novecento di altri grandi artisti del Quattrocento, come Masaccio e Piero della Francesca.
‒ Fabrizio Federici
Peter Humfrey ‒ Giovanni Bellini
Marsilio Editori, Venezia 2021
Pagg. 280, € 60
ISBN 9788829709427
www.marsilioeditori.it
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