7 riviste da comprare, leggere e collezionare
Risparmiamo alberi e cellulosa leggendo i quotidiani e tanti settimanali in digitale. Certe riviste invece perdono il 99% del loro fascino se non sono su carta. Ecco 7 consigli di periodici da non perdere, dai viaggi alla moda, dalla fotografia alla narrazione.
Piccolo viaggio fra l’editoria periodica di qualità che viene prodotta nel nostro Paese e che ha uno sguardo internazionale. Si parte per l’appunto dalla rivista di viaggi Cartography per proseguire con la narrazione in parole e immagini di Youthies, con la Critica d’arte di una rivista che esiste dal 1935, con i poster d’autore di Cactus Magazine, con le fotografie di cattivo gusto di Yogurt Magazine, con il box zeppo di sorprese di This is (not) Sanremo, terminando con la fotografia d’autore di Ghost.
– Marco Enrico Giacomelli
CARTOGRAPHY: PER VIAGGIARE
L’avevamo definita “la rivista di viaggio più bella che ci sia”. Ora di Cartography è uscito l’ottavo numero e confermiamo il giudizio senza alcun dubbio. Anzi, è addirittura migliorata. Sfogliamola: si comincia con una serie di still da Waiting for the Sibyl (2020) di William Kentridge, e già si intuisce il mood. Poi si parte con i reportage. Primo: 16 giorni nel sud della Francia. A raccontarlo, con testo e immagini, è Luca Trevisani – sì, proprio lui, l’artista – con tre brevi testi in chiusura, fra cui spicca la firma di Jacques Attali. Intermezzo vegetale: anche qui, firme en passant di penne come Emanuele Coccia, Stefano Boeri e Leonardo Caffo. Così, per gradire. Secondo reportage, sempre a sud, ma dell’Italia stavolta, e con un programma distribuito su 18 giorni. Qui le fotografie sono di Luca De Santis mentre ai testi si alternano Vincenzo Trione e Franco La Cecla. Altro intermezzo (ribadiamo: altre realtà editoriali ci costruirebbero l’intero numero con uno di questi intermezzi): dialogo fra Carolyn Christov-Bakargiev e Anne Imhof. Terzo focus, tra Oriente e Occidente, con Federico Rampini che racconta la Siria usando a supporto immagini di Google Earth risalenti al periodo 2008-2020, con il dialogo fra Davide Coppo e Ariel Caine, esponente di Forensic Architecture, e ancora i Pensieri di regia di Gianfranco Rosi, il testo poetico di Maria Abdulhamid e. in chiusura, Off-Google di Aldo Spinelli. (Per i precisini: sì, c’è anche stavolta l’allegato con tutte le informazioni pratiche, da portarsi in viaggio, così non sciupate il magazine.)
YOUTHIES: NARRARE CON PAROLE E IMMAGINI
Semestrale di base a Milano ma con distribuzione globale, creato da Michele Previsani e Allegra Ceni, quest’inverno Youthies è arrivato alla sua quarta uscita, The Involuntary Issue (le precedenti, a ritroso: The Folkloric Issue, The Silent Issue, The Rudimental Issue). In attesa dell’imminente uscita del numero 5, concentriamoci: non è un magazine letterario, non è una magazine di fotografia, soprattutto non è un magazine di moda. Se proprio lo dovessimo definire, si potrebbe azzardare la formula del magazine di racconti verbovisivi in cui il gradiente di apertura è nettamente più elevato rispetto ai prodotti apparentemente simili nelle varie filiere della presunta creatività (che si tratti di letteratura, cinema e via dicendo). Ed è esattamente questo l’intento di Youthies, tanto più in questo quarto numero: “Non descrivere ma suscitare, non analizzare ma raccontare, non giudicare ma suggerire”.
CRITICA D’ARTE: DAL 1935 A OGGI (E DOMANI)
A inizio 2019 è stata inaugurata la nona serie di Critica d’arte, mitica rivista fondata nel 1935 da Carlo Ludovico Ragghianti, Ranuccio Bianchi Bandinelli e Roberto Longhi, ora affidata alla direzione dell’architetto classe 1938 Francesco Gurrieri. La cadenza è semestrale e ogni uscita è doppia. L’ultima in ordine di tempo risale a gennaio-giugno 2020, con un ritardo attribuibile probabilmente alla situazione pandemica. Intanto però ci si può concentrare sullo spettro amplissimo di argomenti affrontati nei saggi che compongono il numero 5-6: si spazia infatti, fra l’altro, da un affondo sui Reliquari a borsa dell’Alto Medio Evo (Silvia Borelli) alla storia di Palazzo Cavalli: da residenza nobiliare a museo universitario (Chiara Marin), dall’analisi dell’opera di Carlo Carrà nel periodo 1911-13 (Niccolò D’Agati) all’intersezione fra Giulio Paolini e Carlo Quartucci (Livia de Pinto).
www.fondazioneragghianti.it/critica-darte/
CACTUS MAGAZINE: POSTER D’AUTORE
Il formato è quello classico dei magazine. Però si vede subito che non c’è brossura, che i fogli sono liberi, ripiegati: una raccolta di poster? Per scoprirlo bisogna sfilare tre fascette di plastica grigia e una fascetta su carta color panna, dove sono impresse le informazioni essenziali: questa è l’uscita dell’inverno 2020/2021 di Cactus Magazine e il soggetto è A Metamorphosis of Intention and Form. Per saperne qualcosa di più si cerca sul web, si scopre che in questo caso – come in tanti altri che raccontiamo in questa lista – si tratta di una realtà milanese che si declina in tanti modi, col magazine che diventa l’evoluzione interessantissima dell’house organ di uno studio di progettazione editoriale, nello specifico con grande interesse per il 3D e la moda (si vedano le collaborazioni con Valentino e Balenciaga). E infatti per raccontare questo numero è stato coinvolto Andrea Avellino. Dicevamo dei poster e dei progetti contenuti in questa 11esima uscita di Cactus Magazine: sono firmati da una platea ricchissima di artisti, da Giorgio Andreotta Calò a Marinella Senatore, con la cover a scelta fra Gabriele Rosati, Matthieu Delbreuve e Rita Lino. A meno che non vogliate acquistare tutte e tre le versioni.
YOGURT: ESORCIZZARE IL CATTIVO GUSTO
Sul finire del 2020 è uscito il secondo numero del semestrale Yogurt Magazine. Diretto da Francesco Rombaldi, Yogurt è una realtà sfaccettata: oltre alla rivista, infatti, si declina in una agency specializzata in design grafico ed editoriale; i corsi nel quadro di The Lab; lo spazio fisico Paper Room, bookshop focalizzato su prodotti editoriali dedicati al design e alla fotografia.
Tornando al magazine, questa uscita è una monografia intitolata al Bad Taste, letteralmente il cattivo gusto e, nelle parole dei creatori della rivista, “un crudele focus sul malcostume, sulle cattive abitudini, sugli eccessi e le anomalie disturbanti di una società ipertrofica, nauseata e, a volte, nauseante”. L’obiettivo è “compiere un esorcismo, dove l’estetica del cattivo gusto, nel suo sofisticarsi, vada a rendersi più accettabile o, perché no, necessaria”, si legge ancora nell’editoriale. Editoriale che occupa giusto una facciata, perché a seguire ci sono 90 pagine e ben 72 autori, per un volume che è dunque quasi totalmente fotografico. Con un’importante presenza di firme italiane, donne e uomini a cui guardare con attenzione nell’immediato futuro, rammentando l’importanza dello scouting che fanno prodotti editoriali di questo genere. La call for entries per il numero in uscita a giugno e intitolato Mojo scade il 15 maggio.
THIS IS (NOT) SANREMO: LA RIVISTA-OGGETTO
È tutto tranne che una rivista, men che meno regolarmente periodica. Questo “numero” – chiamiamolo così per convenzione – è uscito in occasione delFestival di Sanremo, e infatti si intitola This is Not Sanremo. Ha una geometria variabile, nel senso che si possono acquistare singolarmente quasi tutte le sue componenti, ma è ovvio che il pacchetto completo ha il suo fascino rotondo. Che si compone di: un cofanetto in forma(to) VHS, con all’interno non un nastro ma 32 fotogrammi illustrati e 3 locandine; una t-shirt dei Ramones (indizio: anagramma); un libro, Sono disperato, Pippo, firmato da Liborio Conca, presentato come una “controstoria a frammenti del Festival di Sanremo”; 2 “cassettine”, Nel blu dipinto di blu e Fiumi di parole, vincitrici del contest This is Not Sanremo; la shopper Vessikio (il riferimento è al mitico Beppe Vessicchio ma il volto strizza l’occhio ai Kiss) disegnata da Massimiliano Marzucco; 2 adesivi; il portachiavi a forma di microfono Spotify playlist di Corato Hacker Space. Inutile dire che diventerà un oggetto da collezione.
https://thisisnotalovesong.it/
GHOST: FOTOGRAFIA D’AUTORE
Partito nel 2015 con un numero zero in 300 copie numerate a mano, il magazine torinese Ghost è appena arrivato alla sua settima uscita (ok, c’è scritto numerosei ma dovete contare il suddetto 0). Ideato e promosso dal fotografo – nonché contrabbassista, copywriter ed editore – Giorgio Racca, ha l’indubbio pregio di mantenere uno sguardo fresco e aperto sul mondo della fotografia stessa. Lo dimostra il continuo confronto con figure di spicco di quel panorama, sia dal lato della produzione che da quello della critica, con geometrie e perimetri che variano di numero in numero, senza alcun legame inscindibile con parrocchie e campanili. Quest’ultima uscita, a ulteriore prova di quanto detto, è affidata alle cure di Riccardo Costantini, titolare dell’omonima galleria e coraggioso/curioso operatore in un mondo, quello dell’arte, dove almeno numericamente i calcolatori stanno soverchiando gli audaci. Costantini si chiede addirittura se La bellezza cambia il mondo?, butta il cuore oltre l’ostacolo dell’emergenza, chiama a raccolta gli scatti di Ilaria Abbiento e Maura Banfo, di Claudio Orlandi e Gianpiero Fanuli, e i testi di Giovanna Calvenzi e Olga Gambari, di Claudio Composti e Guido Turco (l’elenco non è completo). E racconta alternative percorribili, dove il senso di responsabilità si sposa felicemente con l’anelito alla libertà, in declinazioni tanto diverse l’una dall’altra sì da farci rammentare che la bellezza del mondo risiede nella pluralità delle voci e visioni che accoglie.
www.ghostbook.it/ghost-torino/
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