Il musicista John Cage e il suo compagno e coreografo Merce Cunningham, artisti visivi come Carsten Höller e gli AES+F, il regista James Cameron e persino la designer di moda Iris van Herpen. Tutti grandi appassionati di funghi, non necessariamente quelli edibili. Rimane agli atti la partecipazione di Cage come concorrente esperto della materia nel 1959 alla trasmissione Lascia o raddoppia condotta da Mike Bongiorno: vinse tutto quello che c’era da vincere, tranne la comprensione di Mike, che, congedandolo, disse di preferire la sua competenza micologica alla sua musica. In ogni caso, ora è arrivato lo straordinario libro del ricercatore americano Merlin Sheldrake a rendergli giustizia. Non cita mai Cage ma è evidente che ne conosce tanto il pensiero quanto l’opera musicale. Il libro, pubblicato in Italia da Marsilio, pare sia amatissimo anche dalla belga van Herpen, che si è ispirata alle ricerche sulla vita dei funghi per la sua ultima collezione haute couture.
IL LIBRO DI SHELDRAKE SUI FUNGHI
Il libro di Sheldrake è una lettura affascinante per almeno tre ragioni, tutte legate a una riflessione filosofico-scientifica parecchio disorientante. Sheldrake innanzitutto spiega come quello che noi riteniamo essere “fungo” sia in realtà il “frutto” del fungo, un micelio costituito da una serie di radichette anarchiche dette ife che si innervano sempre e comunque nel sottosuolo. Poi ci instilla il dubbio che il “fungo” sia davvero un vegetale piuttosto che un’altra forma di vita ancora non classificata. Infine fa a pezzi il nostro linguaggio definitorio antropizzante (e di conseguenza il nostro sistema di pensiero) già duramente messo alla prova dai disastri che noialtri umani stiamo combinando sul pianeta.
Ma andiamo con ordine. Alcuni degli eventi più eclatanti accaduti sulla Terra, secondo questo ricercatore dello Smithsonian Tropical Research Institute, sono il risultato dell’attività dei funghi. Le piante uscite dagli oceani sotto forma di alga 500 milioni di anni fa si sono sviluppate solo grazie alla collaborazione dei funghi, che funzionarono come sistemi radicali: niente vertebrati in circolazione allora, tanto meno del genere Homo, comparso solo 2 milioni di anni fa. Per altre decine di milioni di anni le cose continuano così, sino a che le piante non sviluppano radici proprie. In pratica: senza funghi, niente piante. Ma non basta. Perché, anche attualmente, il 90% delle piante esistenti dipende dalla connessione sotterranea fornita dai funghi “mizorrici”, in grado di connettere tra loro gli alberi in reti comuni che gli scienziati hanno soprannominato wood web wide. Qui avviene lo scambio tra zuccheri e lipidi forniti dalle piante (che li ottengono attraverso la fotosintesi) con minerali e acqua che la rete fungina ricava dal decadimento di qualsiasi essere, vivente o meno che sia: i funghi disgregano il legno degli alberi caduti, mangiano le rocce, digeriscono le sostanze inquinanti… È la medesima idea mutuata dal James Cameron di Avatar, che rappresenta un reticolo vivente luminoso e sotterraneo attraverso il quale le piante possono comunicare tra loro. Niente di così fantasioso, in realtà, perché i funghi integrano realmente le piante in una rete di comunicazione.
DARWIN E I FUNGHI
Già Charles Darwin nel XX secolo, studiando i licheni (“erbaccia” che costituisce qualcosa come l’8% della superficie terrestre, un’area più grande di quella occupata dalle foreste tropicali pluviali), si rende conto di non essere in presenza di organismi singoli, ma di un’associazione simbiotica. Darwin elabora quindi una teoria battezzata Dual Hypotesis secondo cui il lichene è un’alga (elemento femminile?) colonizzata da un fungo (elemento maschile?). Una coppia di fatto utile alla sopravvivenza di entrambi: nutrimento da una parte, fotosintesi dall’altra: Darwin, che è uomo del suo tempo, non concepisce altra forma di accoppiamento. I ricercatori però di recente si sono convinti che la simbiosi del lichene possa avvenire tra più partner, da duetto trasformarsi in trio e persino in un coro: la Dual Hypotesis è stata dunque aggiornata in una nuovo teoria promiscua che gli scienziati hanno battezzato Queer Theory. Come non pensare che sia a questo che fanno riferimento gli AES+F nel loro NFT Psychosis Mushroom Field? Qui un Cantharellus Cibarius (comunemente conosciuto come il prelibato galletto che accompagna molti risotti) appare invaso da qualcosa di molto simile a una vagina umana. È in ogni caso Sheldrake che ci avvicina a riflessioni davvero poco rassicuranti. Perché i funghi sono dappertutto, fuori e pure dentro di noi: nelle orecchie, negli occhi, sulla pelle. In ogni superficie, cavità, condotto brulichiamo di microbi e funghi: da cui dipendiamo per la digestione, il benessere o il malessere psichico, che possono difenderci ma anche ucciderci. Per microbi e funghi, il corpo umano è un pianeta in movimento.
FUNGHI E ARTE
“Gli esseri umani raramente riflettono su quale è il punto in cui finisce un individuo e ne inizia un altro. Diamo per scontato – almeno nelle moderne società industriali – che noi cominciamo e finiamo dove finisce il nostro corpo. Siamo ecosistemi che travalicano i confini e trascendono le categorie. Il nostro io emerge da un groviglio di relazioni che solo ora cominciano a affiorare”.
Il termine individuo è dunque solo una delle categorie del pensiero umano? Eppure la nostra vita quotidiana, i sistemi politici, economici e filosofici si basano su questo concetto. Se l’individuo è un essere simbiotico esattamente come lo è un lichene, se la rete di relazione è determinante esattamente come accade per il Wood Web Wide, dove finisce il Noi? E il Loro? L’Io? Il Mio? Tutti? Chiunque? La linea netta che divide natura e cultura qui sfuma.
Sono funghi i lieviti che fanno fermentare lo zucchero dell’alcol e aumentare il volume del pane. Dai funghi ricaviamo inoltre una quantità di farmaci. La ciclosporina è un immunodepressore che rende possibile il trapianto di organi; le statine abbassano il colesterolo, il Taxoll è un potente composto anticancro, il 60% degli enzimi utilizzati nell’industria farmaceutica proviene dai funghi. E poi c’è la psilocibina, il principio attivo presente nei funghi allucinogeni: il suo effetto non è liquidabile come un avvelenamento generico; la capacità di particolari funghi di impossessarsi del sistema nervoso delle formiche è stata individuata come una strategia di disseminazione delle proprie spore. Shelkdrake classifica la psilocibina come una sostanza che consente un ampliamento della mente attraverso allucinazioni visive e uditive, e provoca il senso di perdita del proprio Io. Alludono a questo le esperienze mistiche praticate da migliaia di anni dalle popolazioni andine. Alludono a questo pure le Amanite muscarie appese a testa in giù da Carsten Höller sul soffitto della Torre della Fondazione Prada. Carsten Höller ha una formazione scientifica e i funghi rosso e bianco proposti in Upside Down Mushroom Room (2000) – ma le sue prime sculture-fungo risalgono al 1994 – sono noti per le proprietà allucinogene e sono un’icona del mistero. In effetti, di queste forme di vita così aliene sappiamo ancora poco e niente, e ne ignoriamo ancora più del 90% delle specie.
‒ Aldo Premoli
Merlin Sheldrake ‒ L’ordine nascosto. La vita segreta dei funghi
Marsilio Editore, Venezia 2020
Pagg. 384, € 20
ISBN 9788829705665
www.marsilioeditori.it
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #59
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati