È una lettura complessa e al contempo rivelatrice quella di Come pensano le foreste. Per un’antropologia oltre l’umano di Eduardo Kohn, pubblicato da Nottetempo con la prefazione di Emanuele Coccia.
Proprio il filosofo italiano inquadra il campo nel quale si sviluppa il pensiero antropologico dell’autore: “Piuttosto che porsi alle frontiere che separano i popoli e le culture per mostrare la loro porosità, l’antropologia si è posta alla frontiera – molto più ampia, frastagliata, discontinua – che separa ciò che è umano da ciò che non lo è, poco importa se si tratti di oggetti inanimati o di forme di vita lontane da quella dell’Homo sapiens”.
I RUNA DELL’AMAZZONIA
Ne discende uno spostamento di sguardo, di attitudini che possiamo racchiudere in una bella immagine che ci restituisce l’autore, affermando che il modo in cui gli altri esseri che popolano il pianeta ci guardano è importante perché l’incontro con essi ci spinge a riconoscere il fatto che pensiero e conoscenza non sono questioni esclusivamente umane, e questo può aiutare a proiettarci appunto oltre l’umano.
È il modo di vivere dell’etnia Runa dell’Amazzonia ecuadoriana, e in particolare il villaggio di Avila, a rivelare come pensa e convive quest’intreccio di forme di vita che è la foresta. Gli abitanti non sono selvaggi come la cultura occidentale li definisce, ma colonizzati che da secoli interagiscono con i loro colonizzatori. I Runa sono perfettamente connessi con il mondo occidentalizzato attraverso acquisti al supermercato, piccoli scambi e interazioni con le ONG; ciò che li trasforma in “altro che umani” è l’atto del procacciarsi parte del loro cibo. Ecco che la foresta ai margini del villaggio diviene spazio e logos: preda e predatore si mischiano nella stessa figura.
SUPERARE I BINARISMI
I Runa sono uno dei tanti affascinanti esempi declinati da Kohn, esempi di una sensibilità, di uno sguardo che non si focalizza solo “sugli umani o unicamente sugli animali, ma anche sul modo in cui umani e animali entrano in relazione”. Si tratta della rottura di quella circolarità antropocentrica che confina il nostro modo di pensare e agire entro rigidi binarismi. Andare oltre l’umano significa vivere un lungo e intenso coinvolgimento con un luogo e con le persone che vi abitano. Una ricchezza di esperienze che può avvicinarci a pensare con; ad esempio con parrocchetti dagli occhi bianchi che i Runa tengono lontani dai campi di mais costruendo spaventapasseri che danno forma visiva a quelli che potrebbero apparire come dei rapaci dal punto di vista di questi uccelli voraci di chicchi.
Questo strano oggetto dipinto diventa icona, rappresentazione di una fitta rete di relazioni che supera il linguaggio tradizionale per farsi altro. Intrecci, collegamenti tra forme di vita della e nella foresta. Un ecosistema che pensa e parla superando la lingua verbale per addentrarsi verso non meno loquaci modalità di convivenza e scambio.
‒ Marco Petroni
Eduardo Kohn ‒ Come pensano le foreste. Per un’antropologia oltre l’umano
Nottetempo, Milano 2021
Pagg. 448, € 20
ISBN 9788874528943
www.edizioninottetempo.it
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #25
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