Dall’arte alla poesia e ritorno. Intervista all’editore e gallerista Tommaso Cascella
Unisce arti visive e linguaggio poetico l’attività di Tommaso Cascella, fondatore, nel 1981, della rivista “Cervo Volante”, nome che oggi rivive in quello dell’omonima galleria a Bassano in Teverina e nella collana di quaderni pubblicati in dialogo con gli artisti. In attesa del numero 6, abbiamo intervistato Cascella
È una storia da ricordare quella della rivista di arte e poesia Cervo Volante, fondata nel 1981 da Tommaso Cascella (Roma, 1951) e diretta prima da Adriano Spatola e poi da Edoardo Sanguineti e Achille Bonito Oliva. Attiva fino al 1984, la rivista torna a vivere nella collana di quaderni pubblicati da Cascella: un incontro ibrido, ancora una volta, fra arte e poesia.
Hai ritrovato la passione per i libri d’artista: i libri che stai pubblicando da un po’ sono frutto di una passione per l’arte e per la poesia, una formula che oserei definire caparbiamente anarchica in un mondo di sempre più stretta osservanza digitale.
“Ritrovato” non è proprio vero perché, negli anni, questa passione non mi ha mai lasciato e ho pubblicato numerosi libri da quel 1979 dove era iniziata la collaborazione con il poeta Adriano Spatola e poi con Edoardo Sanguineti.
La formula è forse “anarchica” come ti piace dire ma, come dicono a Roma “c’ho ‘na certa” nel senso anagrafico e quindi tra me e il computer c’è una diversa consuetudine d’uso. Viceversa, il libro odora di carta e colla, ha un eros tattile e funziona sempre senza la necessità dell’energia elettrica. In tempi di previsioni poco serene, questo non è poco.
Il Cervo Volante mi fa pensare alla massa di un insetto corazzato che vola come un prodigio di levità, perché questo nome?
Proprio ieri vedevo su internet la ricerca di un vecchio scienziato, Viktor Grebennikov, sull’antigravità. Tutta la sua ricerca nasce dalla particolare struttura delle elitre dei grandi coleotteri che, contro ogni legge fisica, volano a grande velocità. Quindi vedi la mia lentezza editoriale e il mio corpaccione apparentemente lento si legano alla velocità e felicità editoriale. Il nome però lo diede Spatola perché, all’inizio del primo progetto di rivista di quaranta e passa anni fa, era previsto solo un poster con un lavoro grafico e uno scritto di un poeta. Il grande foglio era vicino all’idea di aquilone e quindi di un cervo volante.
LIBRI D’ARTE E POESIA
Come copia conforme a un libro d’artista, il libricino è un esercizio di riesumazione di un genere desueto del libro di poesie illustrato, laddove però è la parte illustrata a prevalere, quasi a risuonare in sottofondo delle parole che fanno sia da eco che da commento “a latere” dell’apparato visivo.
Purtroppo, sono diversamente poeta, nel senso che sono pittore e scultore e non scrivo poesia. Questo forse per giustificare la preminenza visiva dei miei libri. Ma devo dirti anche che la poesia è solo apparentemente “a latere” delle immagini. Tutto nasce dal verbo, come recita la Bibbia. Sono taccuini dove possiamo trovare quel che realmente l’artista usa per la sua opera. Non sono cataloghi, sono appunti, segni, scritti, biglietti, cassetti segreti dell’atelier. Alla fine, proprio perché sono carte, li penso come capsule del tempo da rivedere tra qualche anno e ci chiariranno il lavoro dei protagonisti e lo spirito del tempo che li animava.
Ho tra le mani il volume n°5, intitolato A Placarsi occorrono anni dell’artista Marco Ferri con interventi poetici di Elio Grasso. È una riproduzione fedele di una raccolta di interventi grafico-pittorici, qualcosa più vicina all’unicità di un’opera difficilmente disponibile in commercio. Il volumetto pare così identico per contenuto all’originale pittorico che non sembra neanche cambiare di formato o di tipo di carta, tanto mantiene la fragranza del prodotto chirografico, di un segno prelinguistico che trasmette suoni in pittura più che parole. Questa conduzione di grafemi regola il linguaggio poetico, collocandolo in una posizione autonoma. Tutto ciò mi fa pensare a un preciso equilibrio tra parola e immagine.
Sì, è come ti dicevo prima. Si tratta chiaramente di libri ma che hanno il fascino di un’opera d’arte a sé. Tutto questo l’ho voluto per poter “collezionare”, con pochi euro, non l’Arte visibile in una galleria, diciamo in bella copia definitiva, ma quello spirito primario che l’ha resa possibile.
I QUADERNI PUBBLICATI DA CASCELLA
Qualche anticipazione sul numero 6?
Dopo Lidia Bachis, Elizabeth Frolet, Benedetta Cascella e io, Marcello Mantegazza e Marco Ferri, il prossimo numero, il 6, ha una storia particolare: ho ritrovato un menabò per un libro fatto da Claudio Costa nel 1980 che dovevo stampare ed editare. Ancora una capsula del tempo, l’ho ripreso con commozione e ho scritto a Claudio una lettera di risposta alla sua dove mi sollecitava la pubblicazione. Costa è morto giovane molti anni fa, ma l’Arte non muore e quindi eccomi a stamparlo oggi con un leggero ritardo di 41 anni!
Altre pubblicazioni saranno quelle di Chiara Tommasi con sue foto e testi poetici. Altri libri quasi pronti sono del fotografo Maurizio Sapia con un “rumore di fondo” di Pirandello e un altro di mio figlio Davide Sebastian con un poderoso testo poetico di Gian Ruggero Manzoni. Poi sto lavorando con Alberto Parres, Emilio Leofreddi, Eliana Prosperi, Enrico Luzzi, Paolo Buggiani, che stanno preparando il materiale.
‒ Marcello Carriero
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