Novità editoriali. Dalla Roma attuale all’Indocina di inizio Novecento e oltre
Una lettera d'amore per Roma, la storia di un collezionista, le confessioni di un bibliomane. E poi l'architettura futurista, sei lezioni sull'arte del XXI secolo e l'Indocina fotografata a inizio Novecento. Ecco le sei novità editoriali della settimana
Penultima settimana di febbraio 2022 e tornano i nostri consigli editoriali. Si comincia con l’architettura futurista raccontata da Antonio Sant’Elia, si passa alle sei lezioni sull’arte del XXI secolo proposte da Ludovico Pratesi, si arriva alla lettera d’amore per Roma scritta da Salvatore Iaconesi e Oriana Persico. E poi ci sono l’Indocina fotografata a inizio Novecento da Mathilde Hossenlopp, la vita del collezionista Sir Arthur Gilbert e le confessioni di un bibliomane.
– Marco Enrico Giacomelli
L’ARCHITETTURA FUTURISTA DI ANTONIO SANT’ELIA
Nato a Como nel 1888, Antonio Sant’Elia muore al fronte il 10 ottobre del 1916, seppellito – prima della traslazione della salma a Como nel 1921 – nel cimitero di Monfalcone per i caduti della Brigata Arezzo che lui stesso aveva progettato. Il suo ruolo nell’avanguardia artistico-architettonica si sviluppa nel corso di un biennio: il 1913, quando realizza la serie di disegni che l’amico Boccioni intitolerà Dinamismi architettonici; e il 1914, quando dapprima aderisce al gruppo milanese Nuove Tendenze, con il quale espone alcuni progetti della celeberrima Città nuova e per cui redige la dichiarazione programmatica nota come Messaggio, poi entra nelle fila del Futurismo, pubblicando il Manifesto dell’architettura futurista, sul quale intervengono Filippo Tommaso Marinetti e Decio Cinti. Di tutto ciò rende conto questo libro, che raccoglie i due testi santeliani, una nutrita selezione di tavole debitamente commentate, un ampio saggio critico della curatrice del volume Viviana Birolli, la precisa nota biografica e un’utile bibliografia. Risalendo alle fonti sarà più arduo farsi circuire dal revisionismo di Marinetti negli Anni Trenta, quella “rivalutazione postuma mira[nte] a fare ex post di Sant’Elia il campione futurista e italiano del razionalismo internazionale”, operazione alla quale contribuisce “l’inaugurazione del monumento ai Caduti di Como di Terragni, liberamente ispirata al disegno di una ‘torre-faro’ di Sant’Elia”. D’altra parte, basterebbe considerare il neutralismo di Sant’Elia per comprendere quanto la sua adesione al Futurismo fosse “tiepida”. Una lettura attenta permette altresì di comprendere come la produzione di Sant’Elia, benché racchiusa in un arco temporale assai acuto, sia tutt’altro che omogenea: il formalismo dei Dinamismi architettonici si regge su composizioni geometriche di volumi elementari come cubi, piramidi e cilindri (quegli stessi che nel Messaggio sono aggettivati come “gravi, opprimenti, ed assolutamente fuori della nostra nuovissima sensibilità”); le tavole della Città nuova invece si muovono in direzione funzionale, e se la loro scenograficità permane, c’è però uno slittamento importante verso l’urbanistica, con aporetiche previsioni che vanno “dall’idea della città come struttura integrata e organica di funzioni articolate dal sistema dei trasporti, all’intuizione dello sviluppo verticale, multilivello e polifunzionale della città moderna, passando per l’attenzione portata al problema del traffico e la traduzione a livello urbano di forme e temi tratti dall’ingegneria industriale”, come scrive Viviana Birolli. Una ricalibrazione di interessi che, contrariamente a quanto lo stesso Sant’Elia scrive nei suoi testi, non segna una frattura avanguardista fra un prima e un dopo, ma un’evoluzione di temi e interessi che ora si può apprezzare nella sua complessità, in cui l’architettura “non è […] un’arida combinazione di praticità e di utilità, ma rimane arte, cioè sintesi, espressione”.
Antonio Sant’Elia – Architettura futurista
Abscondita, Milano 2022
Pagg. 128, € 14
ISBN 9788884169488
https://www.electa.it/novita/abscondita-consigli-lettura/
A COSA SERVE L’ARTE SECONDO LUDOVICO PRATESI
Questo è un libro che si legge in un’ora, perfetto per un breve spostamento in treno. Utilissimo per chi non mastica arte e che quindi, nella maggior parte dei casi, si nutre dei consueti pregiudizi su bellezza, abilità, predominio del passato e via dicendo. Ludovico Pratesi si prende carico di chiarire questi e altri punti centrali per comprendere il ruolo dell’arte (“un pensiero sul mondo”) e soprattutto degli artisti (“personaggi lungimiranti, in grado di sviluppare visioni non sempre di immediata comprensione, e spesso capaci di rivelare le problematiche del futuro prima e meglio di altri”) nella società contemporanea. E lo fa con grande chiarezza, senza timore di sporcarsi le mani con spiegazioni semplici, perché in fondo l’obiettivo di un libretto del genere non è spaccare il capello in quattro ma mostrare l’esistenza del capello.
Ludovico Pratesi – L’arte serve a qualcosa? Sei lezioni per capire l’arte del XXI secolo
Castelvecchi, Roma 2021
Pagg. 58, € 11,50
ISBN 9788832905571
http://www.castelvecchieditore.com/
ROMA E L’INCURIA SECONDO IACONESI & PERSICO
Gli artivisti Salvatore Iaconesi e Oriana Persico sviluppano progetti su progetti a lungo raggio. L’ultimo in ordine di tempo ha come base Roma e si chiama Fondazione Nuovo Abitare. L’acquisto (e la lettura) di questo libro contribuisce alla sua esistenza. Ma in cosa consiste questa “lettera d’amore” per la Capitale? Si regge su due concetti principali: l’economia della svolta e la Nobiltà Open Source, introdotti e approfonditi grazie a una serie di esempi per lo più cinematografici che spaziano dalla performance di Marcello Mastroianni al tvshow di David Letterman al personaggio di Don Bastiano ne Il Marchese del Grillo, dal Pasolini di Accattone alla figura fischeriana di Fantozzi. Il detonatore è un fenomeno di incuria, ovvero le deiezioni canine – ragion per cui, secondo Mastroianni, Los Angeles non è bella e invece Roma sì: “La vita è la possibilità che l’incidente accada, e il vivere è lo stesso. La cacca sul marciapiede è fantastica, con buona pace del decoro”. Roma costituisce dunque un’eccezione, ed è per questo che non si deve auspicare che diventi come le altre capitali europee: “Roma è un unico, grande, gigantesco Terzo Paesaggio. È la microstoria di Giovanni Levi. È la rivoluzione del quotidiano di Michel de Certeau, in cui le persone si trovano in una condizione continua di riprogrammazione dei codici”. Attenzione però a non confondere incuria e degrado, dove la prima è informata dall’accidia, progenitrice della depressione, mentre il secondo chiama al movimento, fosse pure discendente e regressivo: “Il degrado è un luogo di conflitto pieno di mondi potenziali in evoluzione […]. Il lascito dell’ultima amministrazione a Roma non è un energico degrado, ma l’incuria”. A fornire una chiave di lettura storica dell’eccezionalità romana è il Pasolini che sbarca a Roma nel 1950 e che incontra/racconta la “naturale, rozza e primitiva resistenza di Roma sia al lavoro sia al dominio”, in cui “la Svòrta è il modello filosofico, strategico ed economico del non lavoro”. Questo modello può essere foriero di insegnamenti per il nostro presente e soprattutto per il nostro futuro, quando “saremo obbligati a imparare a non lavorare, a non competere […] che sia a causa dell’intelligenza artificiale o del cambiamento climatico”, ribaltando la paradossale situazione contemporanea nella quale, mentre l’essere umano calcola e contabilizza, “le IA vengono programmate per creare immagini, testi, poesie, musica”. Occorre cioè “una nuova alleanza: fra esseri umani, computazione e città”, e la città sulla quale sperimentare questa alleanza potrebbe essere proprio Roma: “Con la sua naturale resistenza al lavoro e alla mappatura, è un luogo del possibile in cui la realtà si può ancora negoziare”.
Salvatore Iaconesi & Oriana Persico – Incuria. Una lettera d’amore per Roma
Luca Sossella, Roma 2021
Pagg. 107, € 10
ISBN 9788832231823
https://mediaevo.com/
UNA CAPSULA DEL TEMPO PER VIAGGIARE IN INDOCINA
L’Indocina non esiste più, se mai è esistita. Era il frutto di una forzatura coloniale, francese soprattutto, ma pure giapponese. Ora in quel medesimo territorio ci sono Paesi come il Laos, la Cambogia e il Vietnam. All’inizio del Novecento però l’Indocina era una realtà, amministrativa e politica almeno. E dalla sua area centrale proveniva Doan Vinh Tuan, avvocato e scrittore che nel 1913 convolò a nozze con un’alsaziana (anche quella un’area contesa e slittante fra mappa e territorio), Mathilde Hossenlopp, fotografa autodidatta. Grazie all’impegno dei bisnipoti, scatti e scritti sono adesso riuniti in un volume che ha il fascino di una capsula spazio-temporale che ci riporta agli Anni Dieci e Venti del XX secolo, in quell’Indocina che (non) esisteva. Un fascino che diventa misterioso nell’impaginato, con i brevi testi di lui in inglese sulla pagina di sinistra e in francese sulla pagina di destra, sovrastati dalle fotografie di lei, che sembrano ripetersi in una pagina e nell’altra, e che invece differiscono, leggermente, per un dettaglio di stampa, per una posa leggermente diversa. Una capsula spazio-temporale, d’altronde, non è mai esente dai glitch.
Tiane Doan na Champassak – Indo-Chine
Humboldt Books, Milano 2022
Pagg. 128, € 25
ISBN 9788899385903
STORIA DEL COLLEZIONISTA ARTHUR GILBERT
Figura non molto nota in Italia, Arthur Gilbert merita di essere conosciuto più a fondo. Figlio di una coppia di ebrei polacchi giunti a Londra alla fine del XIX secolo, si fece strada nel mondo imprenditoriale grazie alla partnership con la sua prima moglie, fashion designer ante litteram. A metà degli Anni Quaranta si trasferisce a Los Angeles e fa ingresso nel mondo del real estate. Ma soprattutto, almeno per quanto ci riguarda, inizia a collezionare in maniera continuativa e massiva, con una particolare predilezione per i mosaici. Per un ventennio ne presta un’ampia porzione al LACMA, ma poi decide di ritirarla e donarla al Regno Unito. Grazie al contributo di Jacob Rotschild, alla Somerset House viene costruita una galleria apposita per ospitare la collezione, che nel 2008 viene però trasferita al Victoria & Albert Museum, dove è ora presentata in una infilata di quattro gallerie che affacciano sul John Madejski Garden. Questo libro, di grande formato e riccamente illustrato, racconta con dovizia di particolari l’intera, affascinante storia.
Anna Maria Massinelli – Collecting is a Message. Sir Arthur Gilbert. A Sparkling Life from London to Beverly Hills
Sillabe, Livorno 2022
Pagg. 216, € 70
ISBN 9788833402703
https://www.sillabe.it/it/
SCRITTURA, LETTURA, LIBRI: UNA FANTASTICA OSSESSIONE
“Una volta, in un pranzo con altri due scrittori, Aleš Šteger, prosatore e poeta, ammise: ‘Scrivo poesia per riposarmi dalla prosa e prosa per riposarmi dalla poesia. Così, mi riposo sempre’”. D’accordo, non sono tutti così brevi i capitoli del libro di Afonso Cruz, ma mai radicalmente più lunghi. E insieme compongono una sentita dichiarazione d’amore per la scrittura, per la lettura e per i libri. Ma qui è un poliamore, perché non ci siamo solo noi lettori insieme a Cruz, ma anche una nutrita schiera di autori, ad esempio Borges (“Borges diceva che una biblioteca è un’autobiografia. La mia autobiografia non mi entra più in casa”), e una altrettanto nutrita schiera di artisti visivi, le cui opere a tema percorrono l’intero libro (dal Ritratto di un uomo con un libro del Parmigianino a Una lettura da Omero di Lawrence Alma-Tadema).
Afonso Cruz – Il vizio dei libri
Officina Libraria, Roma 2021
Pagg. 128, € 17,90
ISBN 9788833671642
https://www.officinalibraria.net/
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