Fare community con l’arte e la sostenibilità: nasce il progetto editoriale IRAE

Sostenuto dalla non profit Yourban 2030, focalizzata sui confini tra ecologia e arte, IRAE è una serie da collezione che punta a creare una comunità di persone intorno a uno dei grandi temi del tempo.

Duecento pagine per parlare di sostenibilità, di arte, e per dare vita a una comunità: così nasce IRAE, progetto editoriale della non profit Yourban 2030, che ne raccoglie le istanze collettive con una attenzione particolare per l’ambiente attraverso l’arte contemporanea. L’oggetto da collezione che sarà ogni numero di IRAE – il cui nome si ispira al Dies Irae, il giorno del Giudizio Universale che aspetta gli esseri umani con la distruzione degli ecosistemi – vuole contrapporsi alla volatilità del doom scroll proponendo un medium narrativo lento e approfondito. Ogni numero sarà monografico e a tiratura limitata, e vedrà degli esperti diversi – da intellettuali a fotografi, da scienziati a inventori – tentare di offrire un nuovo approccio per rispondere alla domanda che IRAE si pone, “È la fine?”, con lo spiraglio: “Questa [non] è la fine”.

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IRAE, IL PROGETTO EDITORIALE SPECIALE NATO DA YOURBAN 2030

Fondato e presieduto da Veronica De Angelis, presidente di Yourban 2030 dalla sua fondazione nel 2018, IRAE è nato dalla “comune intuizione” di De Angelis e Angelo Cricchi, Editor in Chief e Creative Director del progetto. “Quando mi chiedono perché parlo di sostenibilità, prima di tutto attraverso l’arte pubblica con Yourban 2030 e ora con questo progetto, rispondo che è una questione di coscienza”, scrive De Angelis, “è un desiderio impulsivo, che non ha niente a che fare con la razionalità o la convenienza, ma una reazione istintiva, come le pennellate di Pollock”.

IRAE - Cover del primo numero

IRAE – Cover del primo numero

Disponibile dallo scorso 14 marzo 2022 sul circuito Messaggerie (La Feltrinelli, Mondadori, Ubik), Armani Book, Hoepli, in libreria e online, IRAE ha visto per il primo volume uno special project di Paolo Canevari, che ha prodotto un’opera completamente nera, a metà tra un interrogativo e una risposta silenziosa. “Il mantra del primo numero”, scrive Cricchi, “è il carattere giapponese MU, che indica il vuoto nella sua rappresentazione di spazio pittorico più pura. L’infinito come dimensione fotografica, il colore come assoluto. I codici che regolano le pratiche artistiche diventano elementi essenziali per configurare una nuova visione del mondo che ci circonda”. I contributor sono molti e di ambienti diversi. Qualche nome? Ezio Amato, Andreco, Nicola Bertollotti, Daniela Billi, Patrizia Boglione, Paolo Canevari, Tiziana Cera Rosco, Dario Coletti, Giacomo Costa, Ketty Di Tardo, Michele Freppaz, Simona Ghizzoni, Luca Marini, Antonio Marras, Shinya Masuda, Claudio Orlandi, Cristana Perrella, Patrizia Sardo Marras, Birgit Rusten, Wu Ming 1, Santiago Zabala.

– Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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