Guerra in Ucraina. I lavori di 14 grandi artisti internazionali sulle pagine di Domani
Il progetto, a cura di Demetrio Paparoni, chiama a raccolta i maggiori artisti del panorama contemporaneo, che per il numero di domenica 6 marzo 2022 hanno prodotto un’opera ad hoc per esprimere il proprio pensiero sul conflitto in Ucraina. Da Julian Schnabel a Anish Kapoor, ecco chi sono.
C’è l’impronta della mano di Antony Gormley, un caccia militare disegnato da Robert Longo, un cuore sanguinante di Francesco Clemente. Peter Halley scrive “Words. Not War” su due bande giallo e blu, e Monica Bonvicini “I cannot hide my anger”, nero su bianco. C’è poi Andrei Molodkin, artista russo che vive in Francia, con un’immagine che non lascia spazio all’interpretazione: la scritta PUTIN rosso sangue, che di sangue imbratta l’intera pagina. C’è anche Oleg Kulik, ucraino di base a Mosca, che nella sua opera rappresenta un uomo braccato da due cani nell’atto di sventolare una bandiera ucraina, pittura su fotografia. In copertina, “Nothing to be gained here”, scritto da Julian Schnabel a pennello sopra la cartina dell’Ucraina. E altrettanti lavori, realizzati ad hoc da Anish Kapoor, Jason Martin, Mimmo Paladino, Paola Pivi, Joana Vasconcelos, Wang Guangyi. Così ha preso forma il progetto pubblicato sul numero di Domani del 6 marzo 2022 e curato dal curatore e critico Demetrio Paparoni, il quale ha raccolto il pensiero di 14 artisti che hanno voluto esporsi in merito all’invasione militare della Russia che sta dilaniando l’Ucraina in questi giorni.
I LAVORI DI 14 ARTISTI INTERNAZIONALI SU DOMANI
“Tutto nasce dal dialogo”, racconta Demetrio Paparoni, raggiunto telefonicamente da Artribune. “Negli ultimi giorni, mano a mano che il conflitto avanzava, c’è stato uno scambio di messaggi con gli artisti, in cui prevaleva l’idea che il silenzio fosse una forma di colpevolezza. È nata la necessità di agire e abbiamo voluto dar vita a queste pagine con Stefano Feltri, gli artisti hanno subito aderito. Il mio primo pensiero è stato rivolgermi ad artisti che non vivessero in Italia, di modo che l’intero progetto parlasse con il mondo. Ho contattato anche gli artisti russi, e ho preso consapevolezza del rischio che loro corrono esponendosi sulla questione”. Un progetto ambizioso e collettivo realizzato nell’arco di tre giorni con la collaborazione degli artisti nonostante i tempi strettissimi e, in molti casi, la difficoltà del fuso orario. “L’entusiasmo e la generosità sono stati totali”, prosegue il curatore, sottolineando come la necessità di esprimersi in merito a una questione così urgente e drammatica abbia prevalso su qualsiasi altra contingenza. “Questa è anche la magia dell’arte, che si verifica quando si fanno le cose in maniera spontanea e istintiva. Ho trovato un grande coinvolgimento da parte di tutti gli artisti e questa cosa mi ha toccato, perché sono nomi che non hanno bisogno di pubblicità. Tutti hanno messo in pausa quello che stavano facendo e hanno dedicato tempo al progetto e imbastito un dialogo. È un fatto straordinario: se l’arte serve per creare dibattito, penso che qualcosa l’abbiamo fatto”.
-Giulia Ronchi
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