È morto il 29 marzo 2022 il poeta ed editore Maurizio Spatola. Da alcune settimane era ricoverato a Torino per un tumore alla lingua, e solo pochi giorni fa scriveva sui social del suo stato di salute dal reparto di radioterapia delle Molinette. Ringraziando la sua famiglia di essergli stato vicino, il suo ultimo messaggio pubblico recava queste parole: “Il morale tiene e io voglio affrontare tutto questo lottando come un toro e senza mai mollare un centimetro. Vi abbraccio tutti. Maurizio”. Spatola, che viveva a Sestri Levante, sulla Riviera Ligure, era un grande nome italiano della poesia sperimentale, che aveva pubblicato poesie nell’antologia Il peso del concreto e in quotidiani e riviste di poesia da tutto il mondo: con grande generosità, aveva aperto un archivio online per offrire a chiunque fosse interessato la possibilità di usufruire dei materiali rari sulla poesia sperimentale e l’arte d’avanguardia da lui raccolti fra la metà degli Anni Sessanta e la fine degli Anni Novanta.
CHI ERA MAURIZIO SPATOLA
Nato nel 1946 a Stradella, in provincia di Pavia. Cresciuto a due passi dall’Osteria di via dei Poeti, frequentata dai futuri protagonisti dell’avanguardia letteraria bolognese. Interrotti gli studi universitari di Fillosofia e intrapresa a Torino la carriera giornalistica, ha lavorato a lungo per La Stampa e poi come freelance per diversi periodici. Nel 1968 ha fondato con il fratello Adriano – tra i più significativi esponenti della neovanguardia italiana, scomparso oltre trent’anni fa – le edizioni Geiger, di cui ha curato le note antologie sperimentali. Le edizioni Geiger, attive fra l’Emilia e Torino nel campo della sperimentazione artistica e letteraria, avevano pubblicato tra gli anni Settanta e Ottanta – artigianalmente e in tirature limitate – libri e riviste, la più nota delle quali era il periodico di poesia Tam Tam, diretto da Adriano Spatola e Giulia Niccolai. Nonostante nel 2001 avesse perso l’uso della vista, si legge sul suo profilo personale all’interno dell’archivio online, “convinto che la realtà e l’esistenza stessa siano il prodotto di un paradosso patafisico, continua ad occuparsi di poesia visuale e arti visive”.
Giulia Giaume
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