È morto lo scrittore Raffaele La Capria. Con i suoi romanzi aveva raccontato l’anima di Napoli
Tra gli autori più significativi del secondo Novecento, fu la voce narrante della città partenopea, in cui era nato nel 1922. Il suo romanzo più noto è stato Ferito a morte, con cui aveva vinto il Premio Strega nel 1961.
È morto a Roma nella notte del 27 giugno 2022 Raffaele La Capria, che avrebbe compiuto 100 anni il prossimo ottobre. Nato l’8 ottobre del 1922 a Napoli, lo scrittore ha vissuto gran parte della sua vita a Roma in cui si era trasferito in gioventù, dedicandosi a una vasta produzione letteraria che annovera romanzi e saggi. Il suo romanzo più noto resta Ferito a morte ambientato a Napoli, che gli valse il Premio Strega nel 1961 e con cui delineò, forte di un’ardita sperimentazione stilistica, il ritratto psicologico e culturale di Massimo De Luca (un personaggio che rappresenta l’alter ego dell’autore, con la storia della sua dipartita da Napoli a Roma) e di un’intera generazione.
LA VITA E L’OPERA DI RAFFAELE LA CAPRIA
Napoli fu la protagonista dei successi letterari di Raffaele La Capria, che attraverso la scrittura ne raccontò vizi e virtù, oltre che la decadenza morale e politica. Alla città partenopea è dedicato il suo primo libro, Un giorno d’impazienza (Bompiani, 1952), che ebbe più stesure e meno fortuna di quello con cui vinse il Premio Strega. Un altro importante riconoscimento gli venne dal Festival del cinema di Venezia del 1963, con cui vinse il Leone d’Oro come sceneggiatore grazie al film Le mani sulla città diretto dall’amico regista Francesco Rosi, una denuncia del malgoverno napoletano. Le sue incursioni nel cinema come sceneggiatore proseguirono nel 1970 con Uomini contro, dello stesso Rosi, e nel 1999 con Ferdinando e Carolina, diretto da Lina Wertmüller. È stato anche autore dei romanzi Amore e psiche (1973), Fiori giapponesi (1979), La neve del Vesuvio (1988), L’amorosa inchiesta (2006), dei saggi Letteratura e salti mortali (1990), L’occhio di Napoli (1994), La mosca nella bottiglia (1996), Colapesce (1997), Napolitan Graffiti (1998), Lo stile dell’anatra (2001), Me visto da lui stesso. Interviste 1970-2001 sul mestiere di scrivere (2002). Vincitore del Premio Campiello (2001), del Premio Chiara (2002), del Premio Alabarda d’oro (2011), del Premio Brancati (2012) e del Premio Viareggio (2005) con la raccolta di scritti memorialistici L’estro quotidiano, si è dedicato anche alla traduzione di grandi autori stranieri, tra cui Jean-Paul Sartre, Jean Cocteau, T. S. Eliot e George Orwell. Oltre che scrittore, Raffaele La Capria è stato anche giornalista, collaboratore di riviste e quotidiani tra cui Il Mondo, Tempo presente e Il Corriere della Sera. Numerosi i messaggi di dolore che circolano sui social per la scomparsa dell’autore. Tra questi, anche le parole del governatore della Campania Vincenzo de Luca, che scrive: “Profondo cordoglio per la scomparsa di Raffaele La Capria, grande scrittore e saggista, tra i più grandi narratori contemporanei. […] Tra le caratteristiche di La Capria l’acuta capacità di analisi, la bellezza coinvolgente della sua scrittura, la passione civile che ha sempre ispirato il suo lavoro, l’amore per Napoli alla quale è rimasto sempre legatissimo. Gratitudine e riconoscenza. Un abbraccio a congiunti, amici e compagni d’arte”. Ad aggiungersi, anche il Ministro della Cultura Dario Franceschini, che ha così commentato: “Con Raffaele La Capria perdiamo un grande scrittore e una delle voci più autorevoli della cultura italiana del secondo Novecento. Un autore acuto e originale che, con eleganza e senza sconti, ha saputo raccontare e indagare l’intimità dell’animo umano e la complessità della società italiana. Napoli è sempre stata al centro della sua vasta produzione artistica, una città che ha amato, di cui ha saputo descrivere le emozioni e che non ha mai smesso di meravigliarlo. Mi stringo al dolore dei familiari e degli amici in questa triste giornata”.
-Giulia Ronchi
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