È una straordinaria occasione di lettura e riflessione per ripensare le fissità di un’idea di mondo ancorato alla solidità terrestre. Oceano. Filosofia del pianeta di Simone Regazzoni (Genova, 1975) ci invita a sentire il fluire delle correnti, la meraviglia degli abissi per cambiare radicalmente i nostri paradigmi di riferimento di lettura della vita. Si apre così lo sguardo sul pianeta Oceano e si dà vita a una “filosofia naturalistica che abbandona l’idea di Terra come suolo, terraferma, fondamento“. È un modo di ripensare la natura a “partire dall’elemento oceanico, dall’Uno acquoreo in costante divenire in cui la vita è immersa. La vita anche quando pensa di vivere sulla terra vive immersa in uno spazio simbiotico”. Si tratta di pensare con Oceano, immersi fisicamente, materialmente, nel flusso del suo scorrere. “Perché Oceano non è una cosa, un oggetto e nemmeno un iperoggetto”. Regazzoni dà forma a un radicale cambio di rotta che entra in consonanza con la nostra natura fluida, liquida, siamo fatti d’acqua ma continuiamo a sentirci ancorati al suolo, terrestri. Okeanos è una divinità primordiale, arcaica, ne parla anche Omero nell’Iliade. Viene prima del linguaggio e della mitologia classica ancorata all’Olimpo. È espressione di un fluire e rifluire senza sosta creando una risacca che avvolge, travolge le rigidità del pensiero terrestre spingendo la filosofia verso l’impensabile. “Se il pianeta Terra è l’illusione di un pianeta nostro, a misura d’uomo e del suo potere territoriale, il pianeta Oceano è il pianeta-flusso inappropriabile aperto alla coabitazione cosmica dei viventi tutti“, chiarisce l’autore.
IL PIANETA IMMAGINATO DA REGAZZONI
Oceano è un ecosistema generalizzato, che abbatte i confini e connette le differenze territoriali, le morfologie terrestri e marine, unisce lingue e linguaggi, popoli e specie. È caratterizzato da una grande diversità di specie animali e vegetali combinate a un’esigua quantità di individui, di umani. Oceano dà forma a una grande dispersione. Tutto si muove, nel fluire di una pluralità di forme di vita. La sua unità profonda è dentro la molteplicità delle sue manifestazioni singolari. In questa dispersione simbiotica, la filosofia si apre all’incontro “con ciò che non ha padrone e non si lascia padroneggiare”, sottolinea Regazzoni. È un pianeta nuovo quello che emerge dalle pagine del saggio del filosofo, allievo di Jacques Derrida. Uno spazio della convivenza fluida, liquida dove ogni individuo è quindi cosciente di non essere che un elemento di una rete complessa di interazioni che si dispiegano non solamente nella sfera sociale, economica ma anche nella totalità di un tutto di cui i limiti sono in/finiti. Questo dà a tutti delle responsabilità di ordine etico, soprattutto quella di non perturbare l’equilibrio generale di un ecosistema comunque fragile già devastato dalle attività umane, antropiche, terrestri.
L’ECOLOGIA SECONDO REGAZZONI
“Serve una nuova cosmologia, il che significa una nuova mitologia, vale a dire una nuova narrazione incarnata: un immaginario, un linguaggio, una postura e un modo di agire. Una nuova cosmologia è un nuovo modo di vivere e esperire il tutto, una rinascita”, afferma il filosofo. Occorre prendere consapevolezza e pensare e forse immaginare semplici componenti di un insieme più vasto nel quale nessuna discriminazione effettiva è stabilita tra umani e non-umani. In Oceano esistono delle differenze tra tutte le disposizioni cosmologiche, ma la rete delle interrelazioni tra le entità che vi abitano, scorrono. Oceano è così ricco e complesso. Nasce una nuova ecologia simbolica, cosmologica frutto di un adattamento a un ambiente più diversificato, impensabile e non controllabile. Ecco che Simone Regazzoni si confronta con il pensiero di Bruno Latour e in particolare con l’idea di Gaia e il nuovo regime climatico, allargando l’orizzonte e aprendo il pensiero nella direzione di un passaggio da Gaia a Oceano, da una rappresentazione terrestre a una oceanica. Se Gaia è madre, matrigna Oceano è un ibrido donna e pesce, sirena, fantasmatica dal carattere più arcaico, più primitivo. Un’identità che sfugge come pesce, si perde, si infratta per ritornare come nuovo bestiario, nuovo tempo dell’impensabile dove tutto trova una sua sintesi nella dispersione, nell’allargamento dello sguardo. Così Oceano diventa “il mondo, il pianeta ripensato in una dimensione di flusso e divenire al di là del binarismo gerarchico terra-mare su cui si basano il nostro linguaggio e il nostro apparato concettuale terrestri, a partire dall’idea di uomo”.
Regazzoni ci conduce verso nuove consapevolezze che mettono in questione categorie e certezze disciplinari proiettandoci in una dimensione in/disciplinata dove occorre un ripensamento e uno sforzo di immaginazione radicale capace di liberare la vita dalla sua trappola terrestre.
‒ Marco Petroni
Simone Regazzoni ‒ Oceano. Filosofia del pianeta
Ponte alle Grazie, Firenze 2022
Pagg. 224, € 16
ISBN 9788833318509
https://www.ponteallegrazie.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati