Libro monumentale su tutte le volte che Umberto Eco ha parlato di arte

Vincenzo Trione ha curato un tomo di oltre mille pagine che raccoglie le riflessioni di Umberto Eco sull'arte. Riscoprendo testi dimenticati e brani tratti dalle sue opere più note

Ci sono incontri che ti segnano per tutta la vita. In genere sono incontri al singolare: un incontro. Un incontro per ognuno degli aspetti dell’esistenza, che poi non sono tanti. Nell’ambito della formazione intellettuale, spesso si tratta di un insegnante – della scuola primaria, secondaria, universitaria…

UMBERTO ECO ALLIEVO DI LUIGI PAREYSON

Umberto Eco avrà senz’altro svolto questo ruolo per moltissimi suoi allievi. Nei suoi confronti, invece, quel ruolo l’ha rivestito un filosofo pressoché dimenticato, un critico severo e rigoroso di Benedetto Croce: il suo nome era Luigi Pareyson. Eco lo aveva incrociato all’Università di Torino, quando Pareyson studiava e insegnava Estetica. Il suo capolavoro – in quel settore degli studi filosofici, e forse in generale – è per l’appunto intitolato Estetica. Teoria della formatività.
A parte consigliarne la lettura, qui non possiamo far altro che sottolineare come l’influenza pareysoniana attraversi tutta l’opera di Eco – non soltanto quella specificamente rivolta allo studio dei fenomeni estetici (i saggi), alla produzione di tali fenomeni (i romanzi) e alla promozione dei medesimi (la “critica militante”).

Umberto Eco – Sull'arte. Scritti dal 1955 al 2016 (La nave di Teseo, Milano 2022)

Umberto Eco – Sull’arte. Scritti dal 1955 al 2016 (La nave di Teseo, Milano 2022)

L’ESTETICA COME LABORATORIO DELL’ESPERIENZA

Sebbene lo stesso Eco qui e là lo smentisca, resterà per sempre appiccicata alla pelle neuronale dell’intellettuale di Alessandria la convinzione, da parte a parte pareysoniana, che il momento estetico rappresenta l’acme dell’umanità stessa, e non nel senso che l’artista sia una sorta di superuomo, ma perché l’esperienza estetica accentua i caratteri dell’esperienza tout court.
Pareyson: “Ci vuol ‘arte’ per fare qualsiasi cosa, e nulla si può far bene senza ‘arte’: non c’è occupazione umana, per quanto umile, tenue e insignificante, che non richieda, in chi vi attende, ‘arte’, cioè la capacità di inventare il modo di fare facendo, e di fare sapendo fare, e in nulla si riesce se il fare non si fa inventivo oltre che produttivo, tentativo e figurante oltre che esecutivo e realizzatore. Ne risulta un vastissimo e inesauribile campo d’indagine per l’estetica, la quale solo per un’amputazione non meno letale che artificiosa è giunta a limitare la propria considerazione all’arte propriamente detta” (Estetica. Teoria della formatività [1988], Bompiani, Milano 1998, pp. 63-64).
Eco: “L’uso estetico del linguaggio merita attenzione per varie ragioni: (i) un testo estetico implica un lavoro particolare, vale a dire una manipolazione dell’espressione; questa manipolazione provoca (ed è provacata da) un riassestamento del contenuto; (iii) questa doppia operazione, producendo un genere di funzione segnica altamente idiosincratica e originale, viene in certo qual modo a riflettersi sui codici che servono di base all’operazione estetica, provocando un processo di mutamento di codice; (iv) l’intera operazione, anche se mira alla natura dei codici, produce di frequente un nuovo tipo di visione del mondo; (v) in quanto mira a stimolare un complesso lavoro interpretativo nel destinatario, il mittente di un testo estetico focalizza la propria attenzione sulle sue possibili reazioni, così che tale testo rappresenta un reticolo di atti locutivi, o comunicativi, che mirano a sollecitare risposte originali. In tutti questi sensi il testo estetico rappresenta un modello ‘da laboratorio’ di tutti quegli aspetti della funzione segnica; in esso si manifestano i vari modi di produzione, nonché diversi tipi di giudizio, ed esso in definitiva si pone come asserto metasemiotico sulla natura futura dei codici su cui si basa” (Trattato di semiotica generale [1975], Bompiani, Milano 1994, p. 328).

UMBERTO ECO NELL’ANTOLOGIA DI VINCENZO TRIONE

Questo è uno degli infiniti modi con i quali si possono leggere le oltre mille pagine del monumentale Sull’arte, tomo che Vincenzo Trione ha curato pescando da scritti dal 1955 al 2016 di Umberto Eco. Dentro c’è tutto o quasi (sono escluse le opere narrative), da pagine tratte dai saggi più squisitamente accademici alle Bustine di Minerva che, in alternanza con Eugenio Scalfari, occupavano ogni quindici giorni la “quarta romana” de L’Espresso. Un’antologia che ha necessitato cinque anni di lavoro, per selezionare in un corpus enorme quelle pagine e quegli interventi che illuminano una traiettoria ricca ma coerente – quella di Umberto Eco attraverso le arti.
Plauso ancora una volta alla casa editrice di Elisabetta Sgarbi, che sta ripubblicando a spron battuto i libri di Umberto Eco. E che con questa operazione si proietta in una dimensione antologicamente interpretativa. D’altro canto, il saggio introduttivo di Trione meriterebbe una pubblicazione autonoma, poiché si tratta di ben più che una introduzione.

– Marco Enrico Giacomelli

Umberto Eco – Sull’arte. Scritti dal 1955 al 2016
a cura di Vincenzo Trione
La nave di Teseo, Milano 2022
Pagg. 1136, € 35
ISBN 9788834609606
http://www.lanavediteseo.eu/

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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