L’annosa questione generazionale del rapporto tra i designer più giovani e i maestri del Novecento, la Brianza come straordinario laboratorio manifatturiero, il percorso di un progettista di successo, tra i più organici all’industria ma al tempo stesso appassionato di arte contemporanea, il tentativo di comunicare il design in maniera innovativa attraverso parole e immagini… Sono alcuni dei temi sui quali riflettono quattro libri pubblicati negli ultimi mesi e che vi raccontiamo in questo primo scampolo d’autunno.
‒ Giulia Marani
TOMMASO BOVO ‒ DESIGN LIQUIDO
Nel 2014, con Dopo gli anni Zero (Laterza), Chiara Alessi costruiva una prima analisi critica del nuovo design italiano, delineando una serie di identikit di progettisti degli Anni Dieci ‒ divisi in categorie i cui nomi ricordano quelli utilizzati dai sociologi nelle analisi di mercato: sulpezzisti, neopost, messaggeri, rizomati… ‒ e ponendo la questione del rapporto con i grandi maestri del dopoguerra. Quel lavoro, infatti, rispondeva alle esternazioni di alcuni dei protagonisti della vecchia guardia, tra i quali Enzo Mari, che sulle pagine di riviste prestigiose come Domus si erano espressi in toni molto critici nei confronti del design contemporaneo, letto come una degenerazione dei progettisti e dell’industria.
In Design liquido Tommaso Bovo, critico e docente allo IED di Firenze, parte proprio dalle parole di Mari, e in particolare dall’aggettivo “degradata” usato in una celebre intervista (in realtà più che altro una conversazione con Stefano Boeri e Hans Ulrich Obrist) pubblicata sul Corriere della Sera nel dicembre del 2016, per cercare di smentirle raccontando poetiche e preoccupazioni dei designer di oggi. Lo fa attraverso una serie di interviste, tutte condotte dal vivo, che affrontano temi diversi, dalla relazione con i “padri” progettuali alla smaterializzazione del prodotto e alla ricerca ‒ o meno, su questo punto siamo lontani dall’unanimità ‒ di una disintermediazione nei confronti dell’industria.
Come già nel libro di Alessi, si tratta di una “generazione percepita” e non di una serie di professionisti realmente omogenea per età o formazione: tra gli intervistati ci sono designer attivi dai primi Anni Novanta, come Giulio Iacchetti e Paolo Ulian, e altri anagraficamente più giovani come i Formafantasma, Guglielmo Poletti o Giacomo Moor. La conclusione? La società sta cambiando, e con essa il design, che come indica il titolo del libro è sempre più “liquido”, nel senso del termine indicato da Zygmunt Bauman. In un contesto così incerto, “avere a che fare con la nuova generazione vuol dire costringersi a innovare il paradigma, vuol dire cambiare grammatica, vuol dire rinunciare alle nostre certezze costruendone di nuove”.
Tommaso Bovo ‒ Design liquido
Forma Edizioni, Firenze 2022
Pagg. 168, € 18
ISBN 9788855211079
https://formaedizioni.it
FILIPPO BERTO ‒ MADE IN MEDA
Chiunque si sia trovato a percorrere la Milano-Meda, arrivando in città da nord oppure lasciandosela alle spalle in direzione dei laghi e della Svizzera, non avrà potuto fare a meno di notare, sui due lati della superstrada, le insegne di alcuni tra i più blasonati brand del design italiano: Cassina, Flexform, Minotti, Paola Lenti… Se per gran parte del mondo è soprattutto Milano a fare rima con design, e se è lì che i prodotti incontrano il pubblico negli showroom o in fiera, è in questo angolo di Brianza così vicino al capoluogo lombardo da confondersi con esso ‒ e fare sì, come scrive Filippo Berto, che “a uno sguardo non troppo attento, a un occhio un po’ lontano, a una mente distratta” possa capitare “di vedere, sulla mappa mentale, solo il pallino più grosso” ‒, che ha sede buona parte della produzione, magnificata dalla presenza, sul territorio, di una straordinaria sapienza artigianale diffusa.
Con Made in Meda. Il futuro del design ha già mille anni, il CEO di BertO Salotti, imprenditore “smanettone” a cui si perdonerà l’abuso di hashtag in virtù dei risultati notevolissimi che ha raggiunto nella promozione della sua azienda sui social e nel racconto di grandi e piccole storie di design in uno dei primi blog aziendali, rende omaggio alla sua città ripercorrendone le gesta manifatturiere a partire dal Basso Medioevo. Scopriamo, così, che questa vicenda, almeno nelle sue prime fasi, si intreccia con la religione: l’Ordine degli Umiliati, con la figura carismatica di San Giovanni Oldrati, promuove un ideale di vita austero e basato sul lavoro manuale, e dà il primo impulso alla lavorazione della lana che diventerà importantissima in Brianza, mentre le Badesse del Monastero di San Vittore (“le influencer dell’epoca”, secondo l’autore, che ama ricordare come il design a Meda si declini da più di mille anni anche al femminile) commissionano lavori di ebanisteria ai contadini alle loro dipendenze incentivandoli ad abbracciare una seconda attività professionale da svolgere nei lunghi mesi invernali lasciati liberi dall’agricoltura.
Filippo Berto ‒ Made in Meda. Il futuro del design ha già mille anni
Berto Srl, Meda 2021
Pagg. 140, € 20
ISBN 9791221004519
https://www.bertosalotti.it/libro-made-in-meda.html
CARLO COLOMBO. INDUSTRIAL DESIGN
Tra gli architetti e i designer contemporanei di grande successo nati in Brianza ‒ a Carimate, a una manciata di chilometri da Meda ‒ c’è anche Carlo Colombo, classe 1967, una carriera costellata di premi tra i quali quattro Red Dot Design Award e il Wallpaper Design Award 2019. L’influenza dell’humus culturale brianzolo appare chiara fin dalla frase che apre Carlo Colombo. Industrial Design, il terzo volume curato da Maria Vittoria Capitanucci di una serie di monografie tematiche dedicate ai vari aspetti della sua carriera: “Il rispetto delle regole è fondamentale per la crescita del progettista”.
Il libro ripercorre la carriera di Colombo nel design di prodotto, cominciata negli Anni Novanta sotto l’ala di un grandissimo talent scout come Giulio Cappellini dopo essere stato allievo di Achille Castiglioni al Politecnico di Milano, seguendo una serie di suggestioni geografiche e mettendo in evidenza la sua grande versatilità, che negli anni gli ha permesso di spaziare dal rigore del prodotto industriale (con collaborazioni con alcune tra le aziende più note del mobile, da Poliform a Flou, da Giorgetti ad Artemide) alla sperimentazione quasi artistica dei pezzi unici da collezione. Uno dei fili conduttori di questo lavoro è proprio l’amore per l’arte contemporanea, che permea queste ricerche più recenti i cui esiti includono la Ball Chair prodotta in edizione limitata da Arflex (2008) , la 784, una poltrona-scultura frutto dell’assemblaggio di 784 barre d’alluminio pieno di sezioni diverse, o ancora i tappeti-arazzi realizzati per Sahrai, ma risultava già evidente in alcuni progetti di molto precedenti, per esempio i lavabi scultorei disegnati per il brand toscano antoniolupi.
Maria Vittoria Capitanucci (a cura di) ‒ Carlo Colombo. Industrial Design
Rizzoli, Milano 2022
Pagg. 302, € 80
ISBN 9788891829054
https://www.rizzolilibri.it/
ANNA MACONI E CHIARA FRASCÀ ‒ MI HAI LASCIATO SENZA FIATO
Orografie è un giovane brand siciliano che da un paio d’anni lavora sull’incontro tra una serie di designer, già affermati o emergenti, e gli artigiani dell’isola. Il racconto, che si tratti di aiutare le tradizioni locali a riemergere o di fare luce sui nuovi riti domestici a cavallo tra analogico e digitale, rappresenta una parte importante di questo lavoro. Per questo, non stupisce che l’edizione 2021 del workshop Emersivi, promosso dall’azienda durante Edit Napoli, prevedesse una sezione dedicata allo storytelling e rivolta a scrittori e illustratori in erba.
Il lavoro vincitore, con i testi di Anna Maconi e le illustrazioni delicate di Chiara Frascà, entrambe giovanissime, è diventato un libro ‒ Mi hai lasciato senza fiato ‒che è anche una sorta di esperimento di comunicazione, poiché racconta i prodotti “anfibi” e multifunzione di Orografie inserendoli all’interno di una narrazione ambientata in un futuro distopico nel quale i palloncini non volano più, sostituiti da una nuova versione riutilizzabile all’infinito e rotolante. L’operazione funziona, anche se in alcuni casi l’inserimento di mobili e oggetti nel flusso narrativo, come sfondo delle avventure del piccolo Fabio Montidoro e della sua famiglia, può apparire un po’ forzato, e si inscrive in una dinamica di generale svecchiamento della comunicazione del design che ha visto diverse aziende del settore, anche di primissimo piano, esplorare nuove modalità di espressione e cercare di raccontare i propri prodotti attraverso media differenti.
Anna Maconi e Chiara Frascà ‒ Mi hai lasciato senza fiato. Racconto illustrato tra design e scenari anfibi
LetteraVentidue, Siracusa 2022
Pagg. 48, € 12
ISBN 9788862427425
https://www.letteraventidue.com
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