Fumetti: Corto Maltese e Hugo Pratt sbarcano a Cagliari
La città di Cagliari rende omaggio a uno dei personaggi più iconici del mondo del fumetto contemporaneo: Corto Maltese, il celebre marinaio creato da Hugo Pratt. Una mostra ne racconta il mito, con oltre duecento opere tra disegni e acquerelli originali
Corto Maltese è senza ombra di dubbio uno dei personaggi più amati e iconici del fumetto mondiale, ma anche un vero e proprio mito letterario del Novecento. Antieroe che alla ricchezza preferisce libertà e fantasia, questo moderno Ulisse si presentò per la prima volta ai lettori nel 1967, con la storia Una ballata del mare salato, graphic novel anti-litteram che avrebbe fatto scuola. Da quel momento in poi il marinaio gentiluomo nato dalla penna di Hugo Pratt avrebbe solcato mari e combattuto nemici, per un totale di trentatré avventure di varia lunghezza, pubblicate senza una periodicità fissa per più di sei decenni. In vista del prossimo libro della collana (dal titolo Notturno Berlinese, in uscita per Rizzoli il 27 settembre) una nuova rassegna celebra la storia e il mito di questo eccezionale personaggio simbolo della nona arte nazionale. Succede al Palazzo di Città di Cagliari, dove fino al prossimo 4 dicembre oltre duecento opere saranno proposte al pubblico con lo scopo di ripercorrere i viaggi del celebre marinaio.
IL MONDO DI HUGO PRATT A CAGLIARI
Sono nove nel complesso i “capitoli” che scandiscono la mostra, dal titolo Corto Maltese – Verso nuove rotte. Curato da Patrizia Zanotti, il percorso di visita presenta disegni, acquerelli, tavole originali e rarissime, in parte presentati lo scorso anno al Palazzo Ducale di Genova. Accompagnate da installazioni multimediali, le opere puntano a indagare aspetti diversi dell’immaginario legato all’avventuriero. Si passa dal focus sulle terre africane (dove Pratt trascorse l’adolescenza) a quello sulle donne (muse, amanti e figure mitiche della letteratura omaggiate da Pratt in magnifici acquerelli), fino all’“episodio” espositivo Mari del Sud, che include anche uno scafandro da palombaro di proprietà della Marina Militare. Organizzata da CMS Cultura, la mostra sarà arricchita nel corso dei prossimi mesi da numerosi appuntamenti ed eventi collaterali legati ai linguaggi del fumetto e dell’illustrazione.
Il tuo rapporto con Hugo Pratt è speciale, e risale agli Anni Settanta. Per lui sei stata colorista sin dalla giovane età, e da oltre dieci anni curi mostre dedicate al suo lascito. Com’è nato l’incontro con il disegnatore?
Ho conosciuto Hugo Pratt e Corto Maltese quasi nello stesso momento, a Milano, nel 1978. Una domenica Pratt venne a pranzo dai miei genitori e mi regalò un suo libro: Una ballata del mare salato. Regalandomi quello splendido volume delle Edizioni Albatros, un pezzo di storia editoriale, Pratt mi portò lontano dal classico mondo di una normale studentessa liceale milanese, mi fece scoprire la sua “letteratura disegnata” e mi propose di colorare le sue storie. In pratica mi offrì di entrare nel suo mondo e di partecipare concretamente al suo universo artistico. Non ci pensai molto, presi la decisione al volo e iniziai a lavorare per lui pensando a una semplice esperienza di mesi e invece mi ritrovo, a distanza di 40 anni, a gestire la sua opera.
Una grande fortuna umana e professionale…
Ho avuto il grande privilegio di passare molto tempo con Pratt, in viaggio, nelle ore di lavoro, durante il girovagare per librerie sparse in tutto il mondo, e questo mi ha permesso di avere con lui un rapporto di vera amicizia. Pratt era una persona curiosa, aveva un modo di vedere la vita aperto e pronto a mettersi sempre in discussione, non dava mai niente per scontato e quando trovava qualche argomento che lo intrigava non si fermava alla prima interpretazione, andava a fondo con passione, confrontava sempre altre risorse per arrivare soltanto alla fine al suo punto di vista. Pratt diceva che ci sono tredici modi di raccontare la stessa storia, e che bisogna sempre cercare di trovare quella più vicina alla verità. Secondo lui bisogna partire da basi storiche e reali per poi inventare qualcosa che pur essendo una finzione abbia l’aria di essere possibile. Questo era il gioco in tutte le sue creazioni, mischiare realtà e fantasia, storia e sogno.
Corto Maltese è certamente il personaggio simbolo della sua produzione. Che rapporto aveva Hugo Pratt con il marinaio?
Corto e Pratt avevano una relazione amichevole e mai antagonista: possiamo immaginare che la loro fosse un’amicizia fra due marinai che ogni tanto s’incontrano in un porto e partono per un’avventura insieme. Pratt diceva spesso che il suo rapporto con Corto era estremamente rispettoso: “lo lascio in pace per lunghi periodi nei quali può andare dove vuole e io mi posso dedicare a raccontare altro”. Sicuramente non faceva parte del carattere di nessuno dei due prevaricare l’altro e, in generale, gli altri.
Eppure in un certo senso Corto è diventato ancora più famoso del suo creatore nel corso degli anni…
Certo, perché rappresenta un’icona di libertà e di rispetto verso le altre culture. Di questo Pratt sarebbe orgoglioso e felice, non certo geloso. Per un autore, aver creato un personaggio che continua a vivere in maniera autonoma è quanto di meglio si possa desiderare e, in ogni caso, era quello che Pratt ha sempre desiderato per Corto. Corto è un personaggio che viene letto anche da chi solitamente non legge fumetti, è un personaggio trasversale e trova appassionati in diversi ambiti della cultura.
E tu, invece, che rapporto hai avuto e hai oggi con Corto Maltese?
È stato un rapporto e un incontro che hanno stravolto la mia vita. L’avventura che mi è capitata incontrando Pratt in un’età di formazione mi ha portata a vivere esperienze importanti che mi hanno cambiata e aperta al mondo in maniera differente. É stata e continua a essere una bellissima avventura, per questo mi sento privilegiata ad aver potuto far parte di un tratto della vita di un artista straordinario come Hugo Pratt. Di sicuro, manca il confronto quotidiano, la sua presenza era una sicurezza e la sua assenza mi ha lasciata orfana di questo, ma i suoi insegnamenti sono stati fondamentali per portare avanti nel modo più coerente possibile la sua opera anche con la ripresa delle nuove storie di Corto Maltese.
La mostra di Cagliari arriva come tappa successiva alla rassegna dello scorso anno al Palazzo Ducale di Genova. Quanto i due progetti espositivi si discostano, e in cosa sono simili?
La mostra di Genova era stata incentrata sulla nascita di Corto Maltese avvenuta proprio in quella città nel 1967 col debutto della rivista Sgt. Kirk, che ospitava nel primo numero le prime tavole di Una ballata del mare salato. A Cagliari, come sempre succede quando si arriva in un luogo diverso, l’idea di prediligere il mare ci è sembrata naturale e in linea con lo spirito di Hugo Pratt che, creando un marinaio usava il mare come elemento di unione e di contatto con usi e costumi di tante altre culture. Abbiamo anche evidenziato come Pratt avesse toccato la cultura sarda facendo incontrare Corto Maltese con un antico marinaio Shardana nella sua ultima avventura dal titolo Mū il continente perduto.
La scelta di esporre il progetto ancora una volta in una città di mare non sembra casuale. La cornice di Cagliari e dell’isola sembra infatti perfetta per evocare e far assaporare al pubblico l’immaginario prattiano.
Penso che Pratt avesse scelto un marinaio, innanzitutto perché era il tipo di personaggio che scaturiva nella maniera più naturale dal suo mondo di ricordi giovanili e dal suo universo culturale, ma anche perché attraverso le avventure di un marinaio avrebbe potuto raccontare le cose che amava di più: l’importanza e il senso del vero viaggiare, il lento trascorrere del tempo a bordo di un veliero, i silenzi, la possibilità di raggiungere isole lontane anche nel senso metaforico del termine; lo scoprire culture e abitudini esistenziali sconosciute; l’amicizia e la necessità di complementarietà di ciascun membro dell’equipaggio. La leggerezza delle storie di Pratt è come lo scivolare di un veliero sul mare, o come il volo di un gabbiano: ci porta lontano e senza rendercene conto ci può aiutare a capire meglio noi stessi e quello di cui abbiamo davvero bisogno.
Da quasi sessant’anni Corto solca i mari della letteratura, e la sua fama non accenna a placarsi. Cosa rende un personaggio di questo genere ancora così attuale? Cos’ha ancora di insegnarci, oggi?
L’aspetto più interessante dell’intera opera di Pratt è dato dal fatto che continua a suscitare interesse nelle nuove generazioni. Corto è diventato un’icona: è un marinaio apolide e senza confini, è un classico atemporale per i valori che rappresenta, primo fra tutti la libertà, ma anche il rispetto e l’apertura verso gli altri e verso le altre culture. Hugo Pratt inventa Corto Maltese nel 1967 e oggi, a distanza di più di 50 anni, il suo personaggio è attuale e l’opera intera di Pratt rappresenta un compendio di arte, fumetto e letteratura. Forse Corto è diventato un mito perché non ha mai voluto esserlo, è un personaggio che cerca semplicemente di essere se stesso, è libertario, un po’ anarchico e un po’ individualista, ma resiste impavido al tempo e alle mode perché non le cerca e non le insegue. Corto è un amico che ci spinge senza parole né spiegazioni a essere noi stessi, per questo è bello continuare a viaggiare con lui. C’è un filo rosso che collega le avventure e gli incontri di Corto, è una geografia nuova, è la mappa dello spaesamento dove scompaiono distanze e confini che si trasformano in liberi, liquidi, transiti. Corto è come un mare aperto, pieno di possibilità.
– Alex Urso
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