Ode al fallimento. Mappa delle deviazioni rispetto al paradigma del successo individuale. Dispositivo per immaginare modalità alternative di essere al mondo. L’arte queer del fallimento di Jack Halberstam è uscito in Italia per minimum fax, nell’ottima traduzione di Goffredo Polizzi. A oltre dieci anni dalla prima edizione negli Stati Uniti, il saggio raggiunge le nostre librerie nel pieno della nuova era post-pandemica che alcuni definiscono ‘great resignation’. Come chiosa il collettivo CRAAZI nella postfazione, è presto per radiografare il fenomeno degli autolicenziamenti di massa. Eppure, questa tendenza non può non segnalare una crepa nel modello socioeconomico che i più abbracciavano con inerzia e ottimismo.
FALLIMENTO E SUCCESSO SECONDO JACK HALBERSTAM
Uno dei grandi miti del nostro tempo che L’arte queer del fallimento prende di mira è la narrazione del fine della vita come la ricerca della felicità anziché della verità. In Occidente la felicità si traduce nel benessere individuale, a cui si accede attraverso percorsi educativi rigidamente codificati e professionalizzanti, che producono soggetti ‘leggibili’, prevedibili e dunque malleabili, come insegna la biopolitica foucaultiana. Insomma, la parabola del successo, che per Halberstam è ontologicamente iniqua: a una quota di vincenti corrisponde sempre un complesso di falliti. E chi fallisce è responsabile, per mancanza di grinta o abnegazione, in una forma di deresponsabilizzazione collettiva che colpevolizza il singolo.
L’INSUCCESSO COME ALTERNATIVA
Metodologicamente, Halberstam attinge dalla ‘teoria bassa’ di Stuart Hall, passando in rassegna manifestazioni della cultura popolare in cui si annidano, spesso insospettabilmente, i semi dell’insofferenza ai modelli normativi. Alle finzioni del ‘think positive’ e del ‘volere è potere’, Halberstam contrappone un archivio di fallimenti personali e collettivi, che annovera, ad esempio, la famiglia sgangherata di Little Miss Sunshine. Ma anche Dory di Alla ricerca di Nemo, la pesciolina affetta da amnesia che nel suo modo improvvisato e incoerente di decifrare il reale è l’unica capace di risolvere la situazione. L’adagio beckettiano “fallire ancora e fallire meglio” assurge a leitmotiv di questa genealogia dell’insuccesso, rassegna originale di perdenti che nel caos, nella rottura con il prevedibile e con le gerarchie dei saperi, mobilitano nuove configurazioni della socialità e dell’umanità. Un orizzonte alternativo e critico, capace di riposizionare il tempo e la storia non in funzione delle ansie produttive ma dell’autenticità, della coscienza critica, della tensione alla verità.
‒ Edoardo Pelligra
Jack Halberstam – L’arte queer del fallimento
minimum fax, Roma 2022
Pagg. 332, € 19
ISBN 9788833893280
https://www.minimumfax.com
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