Novità in libreria. Da Sophie Calle a Bruno Zevi
I 6 libri che vi consigliamo questa settimana. Da un piccolo saggio su Bruno Zevi alle “storie vere” di Sophie Calle, dai segreti della pittura secondo l'intramontabile Pietro C. Marani al romanzo cyberpunk del taiwanese Chi Ta-wei, dall'Art Brut in fotografia al catalogo della mostra svizzera di Pietro Roccasalva
Il sestetto di novità editoriali di questa settimana sono un altro invito al viaggio attraverso le discipline. Si comincia con l’architettura e l’urbanistica di Bruno Zevi in un agile libretto assai informato; poi la scrittura deliziosa dell’artista Sophie Calle, che con la letteratura ha un legame profondo; ci sono i segreti della pittura svelati dall’intramontabile Pietro C. Marani in un librone di gran pregio; il romanzo distopico e cyberpunk del taiwanese Chi Ta-wei, che ha anticipato un classico come Matrix di quattro anni; ci si avvia alla chiusuar con una collezione di fotografie che entra nel tempio dell’Art Brut di Losanna; e infine il bel catalogo della mostra di Pietro Roccasalva ancora in corso a Lugano.
Marco Enrico Giacomelli
ROSARIO PAVIA – BRUNO ZEVI UOMO DI PERIFERIA
Bruno Zevi non era uomo di mezze misure: in Verso un’architettura organica (1945) arriva a “far coincidere architettura e democrazia”, come sintetizza Rosario Pavia in questo compatto sorvolo sulla sua opera. Ma Zevi non era nemmeno un ingenuo utopista: nel 1952, introducendo la mostra a Venezia sui nuovi quartieri Ina-Casa, sostiene che “l’edilizia popolare è letteratura e raramente attinge i vertici lirici della poesia. Ma la letteratura è, dal punto di vista civile e culturale, più importante della poesia. […] È qui che si invera una cultura che serve e non solo consola”.
L’orizzonte dal quale Zevi guarda l’architettura ha dunque una scala che valica il singolo edificio e, in questa direzione, conia il termine urbatettura, crasi fra urbanistica e architettura, che – nella visione propriamente progettuale zeviana – avrebbe avuto un suo esempio capitale nell’Asse attrezzato romano (“A rigore, non esistono né architettura, né urbanistica, ma soltanto urbatettura o, in senso più lato, design ambientale. Malgrado il salto di scala, la sostanza del discorso non muta”, Zevi). Com’è noto, l’Asse non vide mai la luce, benché già si potesse notare e prevedere che “la mancanza di servizi, di connessioni, di accessibilità, aumentava la separazione, l’emarginazione, il disagio: la periferia senza qualità accerchiava e annullava l’ordine dei nuovi quartieri di edilizia pubblica e convenzionata”, scrive Pavia. Non deve tuttavia essere fraintesa la posizione di Zevi: non è infatti direzionata a un’urbanistica totalitaria e benthamiana, e ciò si rende ancor più palese quando nel 1977 promuove la Carta del Machu Picchu in contrapposizione alla Carta di Atene del 1933. Una Carta, quella peruviana, che accoglie “tutto ciò che sfugge alla mentalità categorica dell’Illuminismo” (Zevi), criticando di converso “la settorialità, lo zoning, il rigido funzionalismo, il distacco dai comportamenti sociali, dai bisogni individuali, la mancanza di partecipazione” (Pavia). Insiste Zevi: “La popolazione deve partecipare attivamente e creativamente ad ogni fase del procedimento progettuale, al fine di integrare il lavoro dell’architetto […]. Se la gente è coinvolta attivamente nel processo architettonico, il rilievo sociale dell’architetto ne risulterà elevato”.
Come si può agevolmente immaginare, la Carta del Machu Picchu non ebbe alcuna risonanza (e men che meno l’ancora più radicale Manifesto di Modena del 1998), benché mettesse in luce in maniera anticipatoria “la questione ambientale e i limiti dello sviluppo” (Pavia). Nel frattempo l’architettura diventava “strumento di comunicazione della committenza” (Pavia) e di Zevi non ci si occupa più, come se non fosse stato per diciotto anni segretario generale dell’INU – Istituto Nazionale di Urbanistica (presieduto per diversi anni da Adriano Olivetti), come se non avesse fondato l’IN/ARCH – Istituto Nazionale di Architettura e la rivista L’Architettura: cronaca e storia, come se non avesse tenuto per decenni una rubrica su L’Espresso.
Rosario Pavia – Bruno Zevi uomo di periferia
Bordeaux, Roma 2022
Pagg. 96, € 10
ISBN 9791259631411
https://www.bordeauxedizioni.it/
SOPHIE CALLE – STORIE VERE
Scrive dannatamente bene, Sophie Calle (1953). Due esempi tratti da questi brevi e brevissimi testi, sempre accompagnati da un’immagine. Titolo: Mia madre è morta. “Alla data del 27 dicembre 1986, mia madre aveva scritto nel suo diario: ‘Oggi è morta mia madre’. Il 15 marzo 2006, scrivo a mia volta: ‘Oggi è morta mia madre’. Nessuno lo dirà per me. Fine”. Titolo: Il suo sguardo. “Avevo ventisei anni, ed ero persa. Per evitare l’occhio paterno deluso dal mio oziare, ma non sapendo che direzione prendere, giusto per andare da qualche parte ho seguito dei passanti a caso, per strada, e ho fotografato quegli sconosciuti di cui avevo imboccato il percorso. A mio padre sono piaciute e allora sono divenuta un artista, e lui il mio primo ammiratore. Ma alla sua morte, avendo perso il suo sguardo, ho avuto la tentazione di fermarmi lì. Volevo che avesse visto TUTTO”.
Si intitola Storie vere il libro che raccoglie questi testi. Un’affermazione troppo netta per non essere una dichiarazione di ambiguità. Non è d’altronde la letteratura un eterno en-jeu di facts & fiction? (Per conoscere meglio i rapporti di Sophie Calle con la scrittura e gli scrittori, da leggere il capitolo che le dedica Roberto Pinto in Artisti di carta, pubblicato da Postmedia Books nel 2016.)
Sophie Calle – Storie vere
Contrasto, Milano 2022
Pagg. 144, € 21,90
ISBN 9788869658877
https://contrastobooks.com/
PIETRO C. MARANI – I SEGRETI DELLA PITTURA
L’ultimo libro di Pietro C. Marani sembra un table book, di quelli un po’ piacioni che chi vuol darsi un tono mette appunto sul tavolo del salotto. Se però un minimo si conosce l’autore, sarà immediatamente chiaro che i contenuti certo non mancheranno. Basta sfogliare il libro al contrario e guardare alla ricchezza – in qualità e quantità – della bibliografia per rendersene conto.
Se poi ci si vuole cimentare con uno dei sedici capolavori di cui Marani per l’appunto “svela” i retroscena, si prenda il più periglioso, ovvero la Gioconda di Leonardo da Vinci. Ebbene sì, si possono ancora scrivere pagine appassionanti al riguardo, con una competenza e una precisione invidiabili. E le altre quindici incursioni sono altrettanto entusiasmanti. Una spesa non indifferente ma giustificata, anche per l’apparato visivo di altissima levatura.
Pietro C. Marani – I segreti della pittura da Leonardo a Picasso
24 Ore Cultura, Milano 2022
Pagg. 352, € 119
ISBN 9788866485575
https://www.24orecultura.com/
CHI TA-WEI – MEMBRANA
Consiglio non richiesto: inserire una fascetta su questo romanzo del taiwanese Chi Ta-wei (1972) con su scritto: “Questo romanzo è uscito nel 1995, tre anni prima di Matrix”. Perché molti dei temi che risultano anticipatori nel film degli allora fratelli Wachowski sono a loro volta presagiti in questo racconto, insieme all’atmosfera cyberpunk e agli spunti queer.
Non aggiungeremo altri elementi di spoiler, dicendo che l’ambientazione è sottomarina in seguito al disastro climatico, mentre la superficie terrestre, devastata, è il territorio riservato alle guerre e alle fabbriche “pesanti”, in particolare di androidi (“In superficie si moltiplicarono anche I nuovi paesaggi artificiali. Per gli esseri umani del passato sarebbero stati persino più stravaganti delle opere dell’artista del XX secolo Christo, ma almeno avevano una funzione pratica”). Per la protagonista Momo (“pèsca” in giapponese) “il mondo era avvolto da una membrana”, quella del titolo: “C’è un confine invalicabile tra il nostro corpo e le cose esterne”, scrive l’autore nelle prime righe con una dichiarazione che parrebbe un’ingenuità filosofica e che invece, nelle ultime pagine, svelerà tutta la sua… realtà. Siamo nell’estate del 2100, la trentenne Momo vive nella città di T, è assai riservata e ancora legata a obsoleti mezzi di comunicazione (predilige le email al posto delle videochiamate); è una stimatissima estetista, lavoro fondamentale per il trauma dei tumori della pelle che si sviluppano in superficie e che continuano a rappresentare un problema a causa degli effetti collaterali legati al vaccino contro l’HIV. La madre di Momo è invece la direttrice generale della Macrohard, l’editore più influente, che produce su CD tutto un ventaglio di prodotti, dai discolibri alle discoenciclopedie alle discoriviste. Non si vedono da vent’anni, dopo che un lungo ricovero della bambina (che in realtà era un bambino) ha reso difficile il rapporto tra le due.
Qualche ingenuità nella tecnica narrativa (una frase come “Bene. Ora che tutti i pezzi sono tornati insieme, possiamo entrare nel vivo della storia” non si deve scrivere) e un abuso di citazioni (Jacques Lacan, William Shakespeare, Leonardo da Vinci, Manuel Puig, Pedro Almodóva, Robert Altman, François Truffaut, Rei Kawakubo, Issey Miyake, Leni Riefenstahl, il Mahābhārata, Stephen King, Friedrich Nietsche, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Tornatore, Ingmar Bergman, Italo Calvino, Jacques Derrida, Luchino Visconti, Gustav Mahler) indebolisce un romanzo che sarebbe potuto essere un successo epocale, proprio come Matrix.
Chi Ta-wei – Membrana
add editore, Torino 2022
Pagg. 156, € 20
ISBN 9788867833856
https://www.addeditore.it/
PHOTOMACHINÉES
Ricorda Sarah Lombardi, direttrice della Collection de l’Art Brut di Losanna, che Jean Dubuffet era scettico nei confronti della fotografia per via delle sue restrizioni tecnologiche, superabili invece nell’ambito pittorico, dove il condizionamento socio-culturale è sì stringente ma – come dimostra appunto l’Outsider Art – valicabile. E tuttavia, nell’ultimo secolo molto è cambiato nella disponibilità e versatilità del mezzo fotografico a livello dilettantesco e popolare.
Non deve quindi suonare come un tradimento, al contrario, la decisione da parte dell’istituzione svizzera di accogliere la generosa donazione effettuata dai collezionisti Antoine Gentil e Lucas Reitalov di un importante corpus di “fotomacchinazioni”. Due gli elementi che contraddistinguono principalmente le opere acquisite: l’anonimato e l’intervento sull’oggetto fotografico.
Nota a margine: magnifico il criterio tassonomico con il quale Gentil e Reitalov hanno catalogato i propri ritrovamenti.
Antoine Gentil e Lucas Reitalov (a cura di) – Photomachinées
5 Continents, Milano 2022
Pagg. 184, € 32
ISBN 9788874399994
https://www.fivecontinentseditions.com/
PIETRO ROCCASALVA. CHI È CHE RIDE
In mostra alla Collezione Giancarlo e Danna Olgiati di Lugano fino al 12 dicembre, Pietro Roccasalva (1970) è accompagnato da un catalogo prodotto da Mousse Publishing che raccoglie, oltre alle immancabili immagini – di disegni e pitture soprattutto, ma anche con qualche incursione nella terza dimensione, in una complessità di riferimenti intertestuali che nutre sin dall’inizio l’opera dell’artista –, i saggi di Ari H. Merjian e Flavia Frigeri.
Nel primo si ripercorre l’opera di Roccasalva proprio per dimostrare come la pittura sia un luogo privilegiato e precipitato della sua pratica (“I suoi dipinti – che molto spesso rappresentano figure umane – sono testimoni permanenti del processo che li ha preceduti e, al tempo stesso, sentinelle di qualche rielaborazione futura”). Nel secondo, questo carattere compiutamente fluido del metodo di Roccasalva diventa il perno del ragionamento: a fare da pivot, il concetto di “slittamento”.
Bruna Roccasalva (a cura di) – Pietro Roccasalva. Chi è che ride
Mousse Publishing, Milano 2022
Pagg. 132, € 30
ISBN 9788867495320
https://www.moussemagazine.it/
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