Supremazia bianca e femminismo: intervista a Ruby Hamad
Best-seller all’estero, il primo libro di Ruby Hamad esce in Italia per Tlon. L’accademica, femminista e giornalista del “Guardian Australia” racconta alcune forme insidiose di discriminazione e altre manifestazioni quotidiane di razzismo interiorizzato
Quando identità e diritti vengono messi a fuoco nel dibattito pubblico, in Italia si tende a volgere lo sguardo altrove. Gli studi critici sul genere e la razza, ad esempio, vengono tenuti a distanza anche dalle istituzioni accademiche (o almeno dalle più conservatrici), santuari di una purezza disciplinare che si nutre esclusivamente della propria storia, senza mai mettersi in discussione. L’elezione al governo di una leader ultraconservatrice, che impone di essere identificata nel proprio ruolo tramite il genere maschile, non promette cambi di passo. Per fortuna resiste l’editoria, e soprattutto quella di nicchia, che ci stimola con narrazioni altre e inedite chiavi di lettura del presente. Tlon Editore ha recentemente pubblicato Lacrime bianche / ferite scure. Femminismo e supremazia bianca di Ruby Hamad.
Primo libro della giornalista e accademica australiana di origini libanesi, il testo affronta un nodo delicato come le reazioni vittimistiche delle donne e delle femministe bianche quando vengono accusate di razzismo. Ricordiamo che anche i femminismi hanno conosciuto discriminazioni interne, a partire dalle suffragette che ripudiavano le donne nere dai loro consessi.
INTERVISTA A RUBY HAMAD
Quando ha notato per la prima volta che le donne bianche si riparavano dietro a un atteggiamento vittimistico di fronte alle accuse di razzismo?
Alla base del libro c’è una rivisitazione delle mie esperienze passate sotto una nuova luce. Non so esattamente quando sia successo per la prima volta, sicuramente molti anni prima che scrivessi questo libro. Per quanto riguarda il femminismo bianco, all’incirca cinque anni fa mi sono resa conto che alcune delle colleghe a cui ero molto vicina erano pronte a correre ai ripari dietro agli scudi del vittimismo.
Cosa significa “gaslighting” in poche parole?
È un termine abusato nel mondo contemporaneo di lingua inglese. Si riferisce a quelle situazioni in cui l’evidenza [spesso di un episodio a sfondo razzista, N.d.R.] viene messa in discussione a tal punto da far dubitare che sia mai accaduta. L’obiettivo è farci sentire e apparire “pazzi”, come se ci fossimo solo immaginati di essere stati offesi o discriminati.
RAZZISMO E SESSISMO SECONDO RUBY HAMAD
Molte aziende vengono premiate per l’inclusività in termini di genere, etnia, orientamento sessuale. È un’immagine che spesso non corrisponde a rilevanza e visibilità effettive. Quanto è insidiosa questa forma di discriminazione rispetto a manifestazioni più esplicite di razzismo e sessismo?
Credo che sia una delle forme più nocive nell’Occidente di lingua inglese, perché è semplice da negare o minimizzare. Veniamo spesso strumentalizzati come token o quote e non siamo messi nelle condizioni di essere a nostro agio sul lavoro. L’inclusione effettiva diventa così proporzionale al nostro silenzio: veniamo integrati solo se non denunciamo.
Secondo alcuni è impensabile oggi un’arte disimpegnata, che non sia veicolo di liberazione o lotta politica. Secondo altri va invece tutelato il principio dell’“arte per l’arte”. Cosa ne pensa?
C’è spazio sia per l’arte politica sia per quella disimpegnata. Non credo in una gerarchia di valore tra le due: ci sono artisti che si percepiscono come attivisti e altri che non si sentono tali. Personalmente apprezzo entrambe le linee di pensiero.
Giorgia Meloni è appena diventata Primo Ministro. Secondo alcuni dovremmo comunque gioire all’idea di una donna al potere…
Da tempo cerco di enfatizzare questo aspetto, che cioè una leader donna non è necessariamente il sintomo di progresso o di una pratica femminista. Non conosco abbastanza Meloni per fare un’analisi approfondita, ma voglio dire che l’Italia potrebbe forse seguire la lezione del Regno Unito e degli Stati Uniti. È pericoloso confondere il successo personale delle donne con il femminismo: mi riferisco a Margaret Thatcher e, più recentemente, alla Corte Suprema statunitense che ha asfaltato la sentenza Roe v. Wade. Tra i giudici che l’hanno fatta decadere c’è una donna, Amy Coney Barrett.
Edoardo Pelligra
Ruby Hamad – Lacrime bianche / ferite scure. Femminismo e supremazia bianca
trad. it. di Dorotea Theodoli
Tlon, Roma-Milano 2022
Pagg. 322, € 19
ISBN 9788831498449
https://tlon.it/edizioni-tlon/
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