Estetica dovunque. 4 saggi per riscoprire Gillo Dorfles

A quattro anni dalla scomparsa del filosofo e critico d’arte Gillo Dorfles, una nuova pubblicazione riunisce quattro suoi importanti scritti dedicati allo studio dell’estetica contemporanea

Solo da uno studio globale della creatività umana si potrà derivare una migliore conoscenza dell’uomo e del mondo”. In queste parole Gillo Dorfles (Trieste, 1910 – Milano, 2018) racchiude con estrema semplicità il suo approccio allo studio dell’estetica: un metodo inevitabilmente filosofico, che, per comprendere la contemporaneità, non può limitarsi alla ricerca artistica. Oggi più che mai, infatti, quello di estetica è un concetto che si estende a tutti i campi della comunicazione umana, che sia verbale, acustica o visiva. Estetica dovunque (Bompiani, 2022) è innanzitutto una summa del pensiero di Dorfles riguardo alla situazione contemporanea della nostra dimensione creativa. Con un’introduzione di Massimo Cacciari e una nota al testo firmata da Umberto Eco, Estetica dovunque si compone di quattro saggi, scritti nell’arco di quarant’anni: Artificio e natura (1968), Intervallo perduto (1980), Elogio della disarmonia (1986) e Horror Pleni (2008). A chiudere la pubblicazione è un dialogo fra Dorfles e Aldo Colonetti, risalente al 2001 ma pubblicato oggi per la prima volta, in cui si ripercorrono alcuni punti chiave delle ampie riflessioni del critico.

Gillo Dorfles - Estetica dovunque (Bompiani, Milano 2022)

Gillo Dorfles – Estetica dovunque (Bompiani, Milano 2022)

CHI ERA GILLO DORFLES

Quando Angelo Eugenio Dorfles (da tutti conosciuto come Gillo) vi nacque, Trieste faceva ancora parte dell’Impero austro-ungarico. Dopo essersi specializzato in psichiatria, decide di consacrare la propria vita all’arte. Nel 1948 è tra i fondatori – insieme a Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet – del Movimento per l’Arte Concreta (MAC), che ambiva a una “ricerca di purezza formale”, opponendosi al “dilagare di espressioni ambigue, in gran parte di derivazione post-cubista”. Ha insegnato negli atenei di Milano, Trieste e Cagliari, nonché in diverse università americane in qualità di visiting professor. Dorfles non fu solo un teorico dell’arte: sperimentò le vie della pittura, viaggiando sul confine fra colore e segno, fra astrazione e figura. L’attività pittorica di Dorfles appare seconda solo a quella critico-filosofica, con una mole di saggi, monografie e articoli senza paragoni. Il suo impegno in una critica metodica e universale, così come la sua sensibilità nei confronti delle tempestive evoluzioni sociali e artistiche avvenute nello scorso secolo (ma anche in quello corrente), rendono Gillo Dorfles una delle figure che più hanno contribuito al discorso sull’estetica contemporanea.
Nei suoi testi, Dorfles aderisce all’idea di un’estetica globale e pervasiva. Basta scorrere l’indice per comprendere la varietà degli argomenti da lui trattati: dall’arte alla musica, dalla pubblicità all’urbanistica, dalla comicità alla gestualità. Il rischio di imbattersi in una lettura incoerente, data la vastità tematica, è ovviato dalla puntuale capacità di Dorfles di orchestrare i suoi pensieri, raccogliendoli sotto quella che Paul Valéry avrebbe definito “idea fissa”: la necessità del recupero di una pausa, di un intervallo, di uno scarto che possa far riemergere un immaginario dimenticato dalla società odierna.

IL RECUPERO DELL’INTERVALLO SECONDO GILLO DORFLES

Come dicevamo, Estetica dovunque copre quattro decenni dell’attività teorica di Dorfles: quarant’anni in cui sente, sempre di più, il bisogno di un ritorno (a livello sociale) di quella che definisce una “coscienza di una capacità diastematica”. Era il 1980 quando Dorfles scriveva Intervallo perduto, il secondo dei saggi raccolti in Estetica dovunque. Da allora, il valore della pausa – a tutti i livelli, dalla cultura alla comunicazione, per non parlare del mondo del lavoro – si è progressivamente ridotto, in favore di un consumo totalizzante non solo del nostro tempo, ma anche delle nostre facoltà biologiche, i sensi in primis. Il rischio, scrive Dorfles, è quello di sovraccaricare i nostri organi percettivi, con il solo risultato di anestetizzarli. La cura sarebbe la sostituzione dell’ancestrale Horror Vacui (la paura del vuoto che ha spinto i nostri antenati a ricoprire con le impronte delle loro mani le pareti delle caverne, ma anche gli uomini di oggi a riempire Times Square di schermi pubblicitari) con un Horror Pleni, un terrore del pieno che contrasti gli effetti di un’estetica anestetica. Dorfles, a tal proposito, recupera alcuni concetti delle filosofie estremorientali, fra cui il giapponese “ma”, ovvero un’idea di vuoto come possibilità creativa (contraria alla concezione nichilistica occidentale).

Gillo Dorfles, Senza titolo, 1952, monotipo e tecnica mista su carta, 57x47 cm

Gillo Dorfles, Senza titolo, 1952, monotipo e tecnica mista su carta, 57×47 cm

PERCHÉ LEGGERE “ESTETICA DOVUNQUE”

Confrontarsi con i testi di Gillo Dorfles non è certo cosa facile: la densità e la specificità delle sue riflessioni, ricche di riferimenti a brillanti pensatori e ai più disparati ambiti socio-culturali, rendono la lettura inevitabilmente – ma giustamente – impegnativa. Eppure, anche nel discutere temi complessi (come possono esserlo lo strutturalismo o la critica al razionalismo), Dorfles, forte anche di una lunga esperienza accademica, si impone sempre di chiarire gli argomenti che si accinge a trattare, senza darli per scontati.
Ovviamente, in base alle peculiari esperienze e conoscenze del lettore, Estetica dovunque assume diversi livelli di comprensione. Tuttavia, rimane una lettura essenziale per comprendere le fondamenta e l’evoluzione del pensiero di Dorfles, nonché una valida lezione di vita. Fino al termine dei suoi lunghi anni, Gillo Dorfles non si cristallizzò sulle proprie posizioni, bramoso di imparare e di mettersi in discussione. Come scrisse nel 2008, sulla soglia dei cento anni: “Dall’età si può trarre vantaggio, del resto, solo se sappiamo come aggiornarci e tenerci al corrente col corso dei tempi, essendo in grado di osservare le cose in una prospettiva storica, sì, ma non congelata in un tempo passato. […] Riuscire a capire le trasformazioni etiche, estetiche e filosofiche del tempo è la capacità che andrebbe più a lungo mantenuta”.

Alberto Villa

Gillo Dorfles – Estetica dovunque
Bompiani, Milano 2022
Pagg. 780, € 24
ISBN 9788830109643
https://www.bompiani.it/

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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di arte contemporanea scrivendo per magazine di settore e curando mostre. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di…

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