Primo numero per la rivista II Magazine. Un’inchiesta tra editoria e performance

A novembre 2022 la neonata casa editrice Paint It Black ha dato alle stampe la sua prima pubblicazione. Un progetto editoriale elaborato da un team di artisti, critici e curatori. Tra Torino e Roma

L’ennesima rivista d’arte? II Magazine rientra di certo nell’ambito dell’editoria artistica, ma è come se questa categoria avesse maglie troppo strette per contenerne le finalità. Si tratta piuttosto di un progetto complesso, che nel focalizzarsi su una determinata espressione artistica (la performance), finisce per metterne in evidenza lati poco esplorati.

L’IMPOSTAZIONE DELLA RIVISTA II MAGAZINE

Il primo approccio con II Magazine non è facile, si prova un certo disagio davanti all’insolita monumentalità della rivista. Sfogliandola, si è colpiti dalla ricchezza dei contenuti e dalla qualità delle immagini, eppure la ratio del progetto non risulta d’immediata comprensione. In copertina si è scelto uno stile essenziale, un black and white classico e intramontabile. Qui compaiono pochi elementi: i nomi dei collaboratori e una scritta al rovescio di complicata lettura. Insomma, II Magazine si mostra a una prima analisi impenetrabile, criptico ed enigmatico. La rivista richiede di essere sfogliata più volte e in più sensi per essere compresa un po’ di più. È concepita per essere scoperta piano piano, e del resto è una pubblicazione pensata per uscire ogni 12 mesi. Nemmeno il retro offre molti indizi. In mezzo alla pagina campeggia un “II” di grandi dimensioni, che suscita a sua volta ambiguità: dev’essere letto come un numero romano o come due “i” maiuscole? Per questa domanda ci viene in aiuto la storia.

II Magazine

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TRA STORIA E IMITAZIONE: LE INIZIATIVE DI II

La risposta si trova risalendo alle origini del progetto. I suoi artefici si sono ispirati alle Iniziative di ii, ideate da Giuseppe Bartolucci, Ulisse Benedetti, Simone Carella e Franco Cordelli, che per una settimana occuparono spazi pubblici di Roma con le loro performance. Era il 1977. Quarantacinque anni dopo, un gruppo di artisti, critici e curatori in parte di Torino e in parte di Roma rievocano l’episodio che aveva dato vita alla Città del Teatro e a quella coralità di voci insita nel nome scelto: poiché “ii” – ecco sciolto l’enigma – sta per “io” al plurale. Oggi “ii” diventa maiuscolo perché si può parlare di una seconda edizione di questa particolare iniziativa. La serie di performance è stata infatti rimessa in atto nelle piazze di Roma nel 2021 e trattandosi di pieno periodo Covid l’occupazione dello spazio pubblico ha assunto ancora più significato. Così, tra un coro e un concerto, gli artisti hanno preso di nuovo il possesso della città, comunicando luogo e ora dell’evento solo un giorno prima, creando un’atmosfera di mistero e improvvisazione assoluta. Ma se performance equivale a vivere il momento che non tornerà mai, perché fissarla sulle pagine di una rivista?

LA PERFORMANCE VISTA DA II MAGAZINE

Innanzitutto è utile capire cosa ha portato gli autori a unire editoria e performance. Stando a quanto scritto nella prima pagina, “gli artisti e gli autori in questo magazine hanno tutti un rapporto speciale con la carta stampata, il testo, il documento, l’archivio. Quasi tutti si sono anche accostati alla performatività in qualche sua declinazione”. Le esperienze comuni hanno quindi rappresentato senz’altro un tassello importante. Ma non è solo questo, associare due diversi ambiti culturali. II Magazine pare voler scardinare il dogma per cui scripta manent. Il testo non si identifica con delle parole fissate in eterno, ma può trascendere questa staticità e farsi processo. Il volume mostra al lettore questo movimento delle parole con impaginazioni irregolari, caratteri, colori, formati diversificati, singole lettere che occupano un’intera pagina e altre che si perdono nella piega centrale del libro spronando uno sguardo curioso e dinamico a ricercarle. Per non parlare della struttura e dei contenuti stessi della rivista. Manca l’indice e gli articoli non si susseguono uno dopo l’atro, ma si fondono tra loro. Per esempio l’articolo di Lisa Andreani, coeditrice di Mousse Magazine, parla di lecture performance e alterna le proprie pagine con quelle di un altro contenuto, The Performances I missed, dove l’artista Michelangelo Miccolis riflette sul tempo e sulla partecipazione all’interno delle performance partendo da quelle a cui lui non è riuscito ad assistere. Ci sono anche pagine “sonore”: una melodia costruita con i cinguettii di diverse specie volatili e un qr code che rimanda alla performance musicale realizzata in omaggio al compositore Sylvano Bussotti. Insomma, II Magazine dimostra l’esistenza di una scrittura in grado di rientrare nella categoria senza però restarvi circoscritta. Una scrittura che è essa stessa performance, nel senso di idea che si muove nel tempo, di processo che rimane sempre aperto.

Roberta Grillo
Esercitazione nell’ambito del corso di laurea “Arti Valorizzazione Mercato” dell’Università IULM

II Magazine
Prezzo: 35€
https://www.instagram.com/iniziative.ii
[email protected]

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Redazione

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