Se il titolo Artiste e femminismo in Italia con sottotitolo per una rilettura non egemone della Storia dell’arte scelto da Paola Ugolini per il suo saggio sembra un po’ seduto (come si diceva un tempo nelle redazioni), vuol dire che non si è capito quanto la sobrietà di questi tempi sia diventata originalità, o perlomeno un “rappel à l’ordre”. Perché in questa esplosione di arte femminile, battezzata persino dalla applauditissima ultima Biennale record di visitatori, dove si rischia di celebrare non tutto ma di tutto, basterebbero le parole “Storia dell’arte”, “rilettura”, “femminismo” a riportarci nei binari di una riflessione sulla ricerca visuale femminile verificata sulla certezza dei fatti.
Se ne sente il bisogno nel proliferare di troppi eventi con opere diverse tra loro, date lontane fra loro, mescolanza di ricerche che vanno dalla purezza concettuale al talento artigianale, nomi che giungono da ogni angolo del pianeta con troppa indifferenza verso le culture d’origine e infine come unico comun denominatore: il genere. O meglio i generi: LGBTQQIA+. Tutti, insomma, tranne che il maschio occidentale etero/ bianco/ alfa etc… che a onor del vero di celebrazioni nei secoli ne ha avute fin troppe.
Non stupisce allora che la pregevole arte femminile, essendo stata emarginata, sia ora degna della curiosità del pubblico nonché dell’interesse del mercato a cui non sfugge il largo margine di crescita che promettono lavori di altissima qualità e bassa quotazione.
In ultimo a rendere ancora più fascinose le opere nei cataloghi e nei libri arrivano ritratti e biografie accidentate e romantiche delle autrici, uniche in grado di rinverdire il mito del genio maledetto che nei celebrati artisti uomini è ormai stato ucciso dalle loro indiscutibili capacità manageriali che li rendono più adatti al polo del lusso che alla vita bohème.
Dunque, in tutto questo trionfo mediatico, è una buona notizia sapere che sia nato il bisogno di andare oltre e ricominciare a discutere di storia dell’arte, con tutta la fatica che richiede, con i suoi titoli seriosi, le note a piè di pagina, le bibliografie, la scrittura parca di aggettivi e di metafore.
IL LIBRO DI PAOLA UGOLINI
Paola Ugolini con il suo libro (che non a caso figura nella collana Chiavi dell’Arte della casa editrice Marinotti, curata da una puntuale studiosa come Laura Cherubini) si è incamminata su questa via. Ha scelto di lavorare a cannocchiale stretto verificando la parola femminismo sui principi della storia dell’arte.
“Questo racconto di una Storia dell’Arte diversa da come la si può trovare narrata nei manuali scolastici è un tentativo certamente non esaustivo di tracciare un percorso filtrato attraverso la lente del femminismo”, avverte l’autrice nella prefazione, “è l’indagine di una creatività osservata da un punto di vista non egemone volta ad aprire canali che possano continuare a trasmettere e attualizzare le voci di chi per secoli non ha trovato ascolto”.
Le voci di chi non ha trovato ascolto sono qui tutte voci consapevoli. Da quella isolata di Bice Lazzari, che apre il libro con la sua storia e la sua ricerca quasi ossessiva verso la purezza di un astrattismo, alla più combattiva Carla Accardi, che riesce a imporsi in un gruppo maschil-maschilista come quello dei pittori di Forma Uno (sorella in questo di una Marisa Merz unica donna fra i muscolari colleghi dell’Arte Povera), fino a raggiungere nel suo antro i deliri potenti di Carol Rama e i suoi sconvenienti, impudichi, feticci erotici trasformati in un atto anarchico e ribelle maldigerito persino dagli stessi artisti. Tanto che, come ci ricorda l’autrice, “Rama non appare né nel manifesto di Alighiero Boetti che elencava gli artisti attivi a Torino negli anni Sessanta e nemmeno nella mappa Città di Torino sempre di Boetti che segnalava gli studi degli artisti con cui aveva lavorato”. È cronaca, ma è anche storia. Così come è storia la vicenda del libretto di artista dove nel 1974 Suzanne Santoro mette a confronto disegni dell’organo femminile con panneggi tratti da pittura e scultura classica, scatenando le ire di Carla Lonzi e la censura (ebbene sì!) del gruppo di Rivolta Femminile che vedono nell’operazione una caduta nella pornografia e un premio al voyeurismo maschile.
È un sentiero pieno di inciampi, cadute e trabocchetti questo viaggio nella ricerca di donne ancorate al loro ruolo, artiste che non cedono alla creatività femminile e domestica ma puntano alla creazione e all’elaborazione di linguaggi.
DA KETTY LA ROCCA A BENNI BOSETTO
Complesse personalità che uniscono il talento manuale alla speculazione intellettuale, all’autoanalisi, all’introspezione e alla costruzione di un immaginario altro da quello dominante. È il tentativo di tracciare una linea di ricerca che va dalle sperimentazioni verbo-visuali di Ketty La Rocca o Tomaso Binga all’indagine sul corpo di Francesca Woodman, una vera pioniera nell’uso di una fotografia capace di trascinare le istanze del Surrealismo in un autoritratto che sconfina ed esaspera il narcisismo fino all’autodistruzione.
Ed è così che Paola Ugolini arriva alla individuazione in Silvia Giambrone o Benni Bosetto di una nuova e ultima generazione di artiste che sono ormai oltre la logica binaria del sesso ma che non dimenticano problematiche e istanze di quello che è ed è stato il femminismo e il ruolo del femminile non solo nella società ma anche nella cultura patriarcale.
E lo fanno come le colleghe che le hanno precedute, con una consapevolezza profonda che l’arte è pensiero e come tale in grado di cambiare la visione del mondo. Ma per cambiare la visione del mondo bisogna anche scrivere una storia, che non sia prodotto di una moda, che non metta insieme arte e artigianato, o sullo stesso piano opere nate da un lungo processo di elaborazione con prodotti che arrivano da chissà quale parte del mondo. Per scrivere la storia bisogna selezionare con rigore, distinguere, cercare un filo rosso, verificarlo con le fonti e restare fedeli allo scopo offrendo, come cerca di fare la Ugolini in questo suo lavoro, una bibliografia che spunta tra le note ricca di titoli, testi e suggerimenti per un approfondimento che sarebbe utile e necessario a tutti. Curatori/ curatrici per primi.
Alessandra Mammì
Paola Ugolini – Artiste e femminismo in Italia. Per una rilettura non egemone della Storia dell’arte
Christian Marinotti, Milano 2022
Pagg. 228, € 24
ISBN 9788882731878
http://www.marinotti.com
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