Disverso, il libro grafico contro gli stereotipi sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento
Nato dalla tesi della comunicatrice visiva dislessica Giada Magini, il progetto è uno dei più complessi mai sviluppati dall'editrice indipendente Morsi, e con un format di intervista visiva intende smontare i preconcetti sulle persone con DSA. Dall'interno
Stereotipi e stupidi luoghi comuni sono una realtà tristemente nota alle persone con Disturbi Specifici dell’Apprendimento. È per smontarli, e al contempo neutralizzare le relative ripercussioni sulla sfera emotiva dei soggetti con DSA, che nasce Disverso, un “artefatto editoriale” pubblicato dall’officina indipendente di fumetti, graphic journalism e progetti creativi Morsi. Il libro grafico è stato ideato dalla comunicatrice visiva savonese con dislessia Giada Magini, che ne aveva fatto la propria tesi alla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana. Con Disverso Magini – nata nel’99, co-fondatrice e art director del collettivo creativo Friday – vuole “stupire, diffondere, persuadere, informare”, facendo della progettazione grafica il fulcro del proprio lavoro, accanto a una metodologia di ricerca dei dati che vede la progettazione e costruzione di un format di intervista visiva volta a narrare l’eterogeneità della visione delle persone con Disturbo Specifico dell’Apprendimento. E quindi la loro sostanziale impossibilità a essere inscatolati in una serie di preconcetti limitati e limitanti.
Ne abbiamo parlato con la stessa Magini e Giulia Pavani, mente dietro Morsi e supervisora editoriale del progetto.
DISVERSO, IL PRIMO LIBRO GRAFICO DEDICATO ALLE PERSONE CON DSA
Come intende Disverso “abbattere i muri degli stereotipi delle persone con Disturbi Specifici dell’Apprendimento” attraverso le interviste?
GM: Disverso oltre ad un libro vuole essere un’esperienza, una sorta di labirinto dove perdersi e ritrovarsi, ma soprattutto in cui cercare la risposta alla domanda che sorge già dalla prima pagina del libro: che cosa sto leggendo? Spesso ci dimentichiamo che i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (in questo caso particolare la dislessia) emergono nei primi anni scolastici. Immaginatevi un bambino di 8 anni che non riesce a leggere mentre i suoi compagni lo fanno senza problemi. La frustrazione che si prova non si può descrivere e non si può comprendere se non la si vive. Disverso, con le sue interviste, ha proprio questo scopo: far vivere l’esperienza della lettura con gli occhi di una persona dislessica. Questo è il primo passo, capire che la dislessia non è sinonimo di non voglia o di poco studio ma è una condizione diversa del leggere. Per un motivo ben preciso, Disverso ha un bacino di intervistati che va dagli 11 ai 50 anni: i disturbi dell’apprendimento non si curano. Si compensano ma rimangono, non si interrompono con la fine degli studi ma restano sempre, nel lavoro, nella vita di tutti i giorni e anche nei gesti più semplici. Disverso vuole raccontare la dislessia, che ci accompagna in tutte le età e in tutte le circostanze, ma che ci distingue e ci rende unici.
A quali e quanti esperti vi siete appoggiati (studi, istituti, ricercatori, educatori ecc) per realizzare degli articoli privi di pregiudizi?
GM: Disverso nasce tra le mura della SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana), figlio di quel processo molto lungo e macchinoso che tutti gli studenti affrontano nel realizzare il proprio lavoro di tesi. La complessità più grande, nel mio caso, è stata la stesura delle interviste visive: dovevo mettere i miei intervistati nella condizione di poter affrontare l’intervista senza annoiarli e soprattutto dovevo renderla comprensibile tanto ai grandi quanti ai più piccoli. Fondamentale e prezioso è stato l’aiuto del mio docente, il sociologo Luca Morici, e della logopedista NicoleBerni. Entrambi, con la loro esperienza ed estrema disponibilità, mi hanno aiutata a redigere il testo. In ultimo ma non per importanza, il mio relatore Andrea Bocci che fin da subito ha messo a disposizione la sua esperienza nell’ambito grafico e la sua professionalità al servizio del tema.
Qual è stato il passaggio dalla tesi a un prodotto editoriale finito? Quanto è simile all’idea iniziale e quanto frutto di una cooperazione e dialogo con Morsi?
GM: Non appena laureata avevo un obiettivo ben preciso: pubblicare Disverso esattamente com’era. Per destino (o forse per destinazione) ho trovato Giulia, alla quale ho raccontato il mio progetto. Da subito ho capito che lei e Morsi erano quello di cui io e Disverso avevamo bisogno. Tutto, di Disverso, è a servizio della narrazione: dal carattere tipografico alla scelta della carta. Per questo motivo, quando è venuto il momento di capire come realizzarlo, io e Giulia ci siamo trovate d’accordo sul non snaturarlo e lasciarlo il più possibile così com’è. Disverso è un artefatto complesso, che ha bisogno di tutti i tasselli per essere compreso al massimo delle sue potenzialità.
Come si colloca Disverso nel progetto editoriale di Morsi?
GP: Disverso a livello di cartotecnica rientra sicuramente in uno dei progetti più complessi da noi pubblicati, certamente il progetto più vicino alle scuole e agli studenti, non solo con DSA ma anche diretti interessati all’argomento “barriere, isolamento e discriminazioni” e può interessare anche chi è vicino al mondo dell’arte e del design, insomma, Disverso è un lavoro che unisce grosse fette di lettori e lettrici. Per questo motivo non vediamo l’ora di presentarlo in giro non solo nei licei o nelle università ma tra maggio e giugno ci troverete a diversi festival della letteratura e della grafica.
Giulia Giaume
https://morsieditore.com/products/disverso
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