Affascinante, elegante, mondana, stimata dai grandi della letteratura come Giosuè Carducci, Benedetto Croce o Giuseppe Antonio Borgese e regina dei salotti di Londra: la vita di Annie Vivanti (Norwood, 1866 ‒ Torino, 1942) è stata costellata di successi, sia in Italia che all’estero. Anna Emilia Vivanti, detta Annie, era figlia della scrittrice tedesca Anna Lindau e del patriota ebreo Anselmo Vivanti, seguace di Mazzini, che si era trasferito in Inghilterra. Commerciante di seta, Anselmo le fece vivere un’adolescenza internazionale tra l’Inghilterra, la Svizzera, gli Stati Uniti e l’Italia, dove Annie andò a vivere da ragazza per studiare canto e fare alcune esperienze come attrice di teatro.
ANNIE VIVANTI E LA POESIA
A ventiquattro anni pubblicò con Treves Lirica, la sua prima raccolta di poesie, introdotta da uno scritto di Carducci, che aveva conosciuto nel 1889 e con il quale stabilì una relazione intima e duratura. Il successo del libro le permise di pubblicare il romanzo Marion artista di caffè-concerto (1891), che conteneva in nuce l’essenza di una scrittura immaginifica e lirica, di notevole suggestione, come ha puntualizzato Monica Venturini. Purtroppo la critica lo stroncò, e Eleonora Duse lo definì “poca cosa”, mentre il fratello Italo disse che la sorella aveva “tre grandi torti presso la società, di avere molto ingegno, di essere bella e troppo giovane. A ogni modo si rialzerà presto per la poesia e per l’arte italiana”. L’anno seguente sposò il patriota irlandese John Chartres, con il quale decise di trasferirsi in Inghilterra, dove trascorse una ventina d’anni alternando lunghi soggiorni negli Stati Uniti: a Portland fu colpita dallo scandalo provocato dal suicidio di un giovane innamorato di lei. In questo periodo pubblicò una serie di racconti in inglese, tra i quali Perfect (1896), En passant (1897), Houp-là (1897) e A fad (1899), oltre ad alcuni romanzi come The hunt for happiness (1896) e Winning him back (1904). All’inizio del nuovo secolo, trascinata dal successo di sua figlia Vivien, enfant prodige del violino, Annie tornò a scrivere con il racconto The true story of a wunderkind (1905), seguito dal romanzo The devourers, pubblicato da Treves in italiano con il titolo I divoratori (1911) e tradotto in una decina di lingue. Dopo la fortuna di questa saga familiare, densa di riferimenti autobiografici, la scrittrice visse una nuova stagione creativa, che la vide autrice di un romanzo come Circe (1912), dedicato alla contessa russa Maria Tarnowska, una femme fatale accusata dell’omicidio di uno dei suoi innumerevoli amanti, seguito da Vae Victis (1917), dal quale il regista Raffaello Matarazzo nel 1955 trasse il film Guai ai vinti!.
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ANNIE VIVANTI E LA STORIA
Vicina alle posizioni nazionaliste italiane durante la Prima Guerra Mondiale, Vivanti si impegnò accanto al marito per sostenere la causa dell’indipendenza irlandese e nella prima fase del fascismo si avvicinò a Mussolini. Insieme al suo fedele segretario Luigi Marescalchi seguì le diverse fasi dell’evoluzione del regime, fino a essere costretta nel 1941 al domicilio coatto ad Arezzo, in quanto cittadina britannica: per tornare a casa ci volle l’intervento diretto di Mussolini. Una volta rientrata a Torino, dove viveva, venne travolta dalla terribile notizia del suicidio di Vivien e poco tempo dopo morì. Sulla sua tomba al cimitero monumentale della città sabauda sono incisi i versi che le dedicò Carducci: “Batto a la chiusa imposta con un ramicello di fiori / glauchi ed azzurri, come i tuoi occhi, o Annie”.
Ludovico Pratesi
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Ludovico Pratesi
Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…