“I luoghi del design in Italia”, il nuovo libro che racconta la storia del Made in Italy
I luoghi del design in Italia raccontati in un bellissimo saggio pubblicato da Baldini + Castoldi. Un libro scritto a quattro mani da Antonella Galli e Pierluigi Masini, che a due voci ce lo raccontano
Quando un saggio è ben scritto, ben documentato e tratta il tema in maniera appassionante, può diventare davvero un libro gradevole, da leggere e da rileggere come un grande romanzo. È raro, però, che quattro mani e due penne – pur con le debite differenze di prospettiva – riescano a scrivere un testo omogeneo dal punto di vista stilistico, con la stessa sensibilità culturale, chiarezza sintetica e una visione storica pressoché identica. Antonella Galli e Pierluigi Masini, autori de I Luoghi del design in Italia. Quattordici viaggi d’autore alle sorgenti del progetto – pubblicato di recente da Baldini + Castoldi nella collana I Saggi (297 pagine, 22 euro) – hanno scritto un inedito diario di viaggio pensato come guida per chi voglia andare alla scoperta (o alla riscoperta) delle radici dell’industria e della creatività del Made in Italy. Tra le tante tappe della promozione editoriale, il libro sarà presentato a Torino Lunedì 8 maggio alle 18 al Circolo dei Lettori e, il 18, al Salone del Libro nello stand di Baldini + Castoldi/La Nave di Teseo. Il 25 maggio, invece, gli autori saranno a Napoli negli spazi di Foqus, Fondazione Quartieri Spagnoli.
IL DESIGN IN QUATTORDICI TAPPE PER SETTE REGIONI D’ITALIA
Va detto che gli autori sono due giornalisti di settore, con un’ampia conoscenza della storia del design, dell’architettura e dell’industria italiana dell’arredamento di interni. “L’idea nasce proprio dal fatto che in Italia, al di fuori dal circolo ristretto di addetti ai lavori, non c’è un’autentica consapevolezza del valore storico e delle proporzioni economiche di questo settore” spiega Galli, per vent’anni cronista di Interni Magazine e oggi collaboratrice del Sole 24 Ore. “Perciò abbiamo voluto raccontarlo a tutti quelli che, se pur colti e curiosi, non hanno mai trovato lo spunto adatto per avvicinarsi al mondo del design, pieno di storie appassionanti”. Le storie raccontate da Antonella e Pierluigi appartengono quasi tutte all’Italia del secondo dopoguerra, epoca complessa ma straordinaria nella quale “una ventata di benessere ha cambiato il nostro panorama domestico”, come spiegano gli autori. In quegli anni, infatti, l’Italia del fare, ricostruire e progettare ha prodotto una serie di figure geniali che hanno interagito fra loro in territori già di per sé fertili e operosi dal punto di vista manufatturiero. “Si tratta di un viaggio in quattordici tappe per sette regioni italiane, raccontato con assoluta libertà, senza intenti celebrativi né logiche aziendali; scritto in base alle nostre inclinazioni, ai contatti e agli interessi specifici di ciascuno”, aggiunge Masini, giornalista del Quotidiano Nazionale e professore di storia dell’arte. “Il criterio comune di scelta” specifica Galli, “è che si tratta di luoghi aperti e visitabili al pubblico, anche se solo per appuntamento”. In questa lista rientrano perciò grandi musei come la Triennale o il Maxxi di Roma; spazi aziendali come l’Archivio Bitossi Di Montelupo Fiorentino o la Fondazione Bisazza di Montecchio Maggiore; studi di celebri designer, come Achille Castiglioni e Vico Magistretti a Milano; e infine piccoli musei come l’ADI di Milano, il museo Ferruccio Lamborghini nel bolognese o quello del vetro a Murano.
TERRITORIO E GENIALITÀ, UN CONNUBIO VINCENTE
“Il design nasce dalla naturale propensione al bello e dalla creatività che da sempre esiste in Italia, frutto di esperienze sedimentate nel tempo”, spiega Masini. “Ogni luogo è in realtà un catalizzatore di storie, dove la tradizione artigianale si è fusa con la capacità di innovare, sia impiegando materiali classici sia creandone di nuovi, attraverso i più moderni processi produttivi”. Ceramica e mosaico, pelle, plastica e vetro, ma anche auto, lampade o divani sono il frutto dell’incontro fortunato tra un territorio produttivo e la genialità della sua gente. “Nel libro abbiamo raccolto storie di personaggi davvero straordinari”, aggiunge Galli, “che meritano di essere più note, sfatando un po’ anche il mito del design come qualcosa di costoso, per soli ricchi. La Kartell di Giulio Castelli, per esempio, ha prodotto oggetti in plastica d’uso comune, molti dei quali sono ancora presenti nelle nostre case”. Imprenditoria, spesso a carattere familiare, arte, inventiva e progettazione sono gli ingredienti del progresso economico dell’Italia della seconda metà del Novecento. Tra le pagine, che si leggono con grande facilità, ricorrono i nomi di Gio Ponti, Ettore Sottsass, Achille e Piergiacomo Castiglioni, Vico Magistretti, Enzo Mari e Bruno Munari, solo per citare i nomi più altisonanti.
UN VIAGGIO ALLE RADICI DEL DESIGN MADE IN ITALY
Nel libro non potevano mancare luoghi emblematici come l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento, progettato da Giò Ponti negli Anni Sessanta, o come le celebri vetrerie di Venezia e Murano; una breve ma esaustiva sintesi della storia del sancta sanctorum dell’arredo contemporaneo, ossia la Brianza; e un’autentica curiosità come il CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma. A quest’ultimo, una realtà spesso sconosciuta anche agli addetti ai lavori, è dedicato il capitolo centrale del libro, dal titolo La stiva della memoria. “Il CSAC”, conclude Masini, “nasce alla fine degli anni Sessanta con la logica di un archivio. L’idea di Arturo Carlo Quintavalle, studioso di arte medievale, è quella di riunire documentazioni anche riguardanti la creatività contemporanea, artistica e industriale. L’Università di Parma raccoglie dunque di tutto, senza fare cernita né distinzione fra generi. Grazie a questo, infatti, oggi è possibile ricostruire l’intero processo creativo, dal disegno al prototipo, di un oggetto di design. Tutto questo materiale, un tempo disponibile solo per gli studiosi, oggi è esposto al pubblico attraverso mostre temporanee che raccontano una parte dell’Italia e della sua genialità creativa”.
Federica Lonati
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