Le riviste di moda, fin dalla loro nascita, venivano definite “letture semplici, per le donne, che non richiedono sforzi particolari”. Eppure il giornalismo di moda vanta una certa storia Già nel Settecento le dame di corte si scambiavano pareri sulle nobili più eleganti e su quali fossero gli abiti da cerimonia da utilizzare in diverse occasioni. In Italia, nel secolo successivo, il Corriere delle Dame (ispirato al francese Journal des Dames) fu una delle prime pubblicazioni a circolare nelle corti, con disegni di abiti, descrizioni dettagliate dei tessuti, prezzi dei capi e indirizzi dei negozi dove acquistare le mise. Con l’avvento del XX secolo, le riviste si concentrano su testo e parole. Il linguaggio subisce un cambiamento radicale, accogliendo termini specialistici e neologismi come pantacollant o fuseaux. Quella che viene definita la vera precorritrice delle riviste di moda italiane è Vogue Italia, nata nel 1962. Seppe distinguersi grazie al sapiente uso delle immagini, rivoluzionando la comunicazione della moda al grande pubblico. Ma ora, nell’era di Internet, si diffondono strumenti digitali innovativi come il web 3.0 e il metaverso, dove si sperimentano nuovi formati e modalità di fruizione delle news del fashion system.
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MODA E SERIE TV: THE BOLD TYPE
Da sempre, la combinazione di moda e serie TV ha regalato al pubblico storie incredibili, che siano tratte da fatti realmente accaduti come The September Issue e House of Gucci, oppure totalmente inedite, come Ugly Betty, Sex & The City e The Carrie Diaries. Invece The Bold Type, disponibile su Netflix, è diversa già a partire dal titolo, che racchiude un doppio significato: da una parte richiama l’immagine di ragazze dalla personalità tosta (traducendo letteralmente il titolo inglese), dall’altra fa riferimento all’audacia del suo formato (il font “bold”, appunto). Le tre giovani protagoniste lavorano per un’importante rivista femminile e la serie, sebbene abbia una forte anima glamour, non si limita solo a questioni superficiali. The Bold Type racconta le vicende all’interno di un ambiente di lavoro ideale, dove si incoraggiano i talenti senza pregiudizi o discriminazioni. La serie ricorda altri famosi prodotti cinematografici in quanto combina stile, leggerezza, sorellanza e temi complessi come la violenza di genere, la mascolinità tossica e il cyberbullismo. Mentre la moda funge da contorno, il fulcro della storia è sempre la vita delle tre protagoniste e le loro relazioni personali. Dimostrando che non sempre ciò che parte dal fashion è superfluo. Anzi, non lo è quasi mai.
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JOANNA COLES: LA MUSA DI THE BOLD TYPE
Ma la serie The Bold Type attinge dalla realtà poiché si ispira alla vita di Joanna Coles, rinomata giornalista di moda diventata anche produttrice esecutiva. Durante gli Anni Ottanta e Novanta, Coles è stata una delle firme di spicco per numerosi magazine, tra cui New York Magazine, Marie Claire e Cosmopolitan. Il suo lavoro ha segnato un momento di grande transizione della carta stampata, facendo di lei una pioniera nel modernizzare e rendere più attuale il contenuto delle riviste femminili. Joanna Coles ha infatti attuato dei cambiamenti estremamente innovativi e provocatori, rendendo le riviste per cui scriveva e che dirigeva molto più inclusive e aperte a temi adesso attuali. La sua sensibilità e propensione al femminismo derivano dalle difficoltà che ha incontrato personalmente come giornalista donna. Coles è stata un’autrice consapevole dell’importanza della parola scritta. Una donna ambiziosa, con numerosi riconoscimenti all’attivo, come l’“Editor of the Year” conferitole da Adweek. Oltre a essere l’ispirazione di uno dei prodotti televisivi più apprezzati del momento.
Lara Gastaldi
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