La bibliografia su Caravaggio (Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610) è abbastanza estesa da consentire a chi ne avesse voglia di conoscere i luoghi in cui è vissuto e le sue difficoltà nel far valere i propri stilemi, il proprio linguaggio, sulla scena pittorica che privilegiava la tradizione accademica; o quali furono i soggetti che predilesse. Com’è noto, Caravaggio dipinge chiamando in causa gli emarginati e i poveri e lo fa servendosi di quella particolare luce in grado di rendere gli umili e i credenti protagonisti delle sue pale d’altare. Dichiarando così la propria distanza dalle spettacolari macchine teatrali in auge dopo il Concilio di Trento. Ma come lavora Caravaggio, qual è il suo metodo?
CANTIERE CARAVAGGIO. IL LIBRO DI ALESSANDRO ZUCCARI
Nel recente saggio Cantiere Caravaggio. Questioni aperte. Indagini. Interpretazioni, Alessandro Zuccari (Roma, 1954) approfondisce e amplia l’indagine critica sul Merisi, rifiutando la tesi che vuole l’artista agire sulla tela escludendo qualsiasi idea compositiva, qualsiasi schizzo grafico, qualsiasi visione progettuale nell’impostazione delle scene. Come se Caravaggio fosse un autore impressionista che dipinge senza un disegno preliminare sulla tela. Al contrario, ormai è assodato che lavorasse in studio condizionando le fonti luminose, ricorrendo a dispositivi tecnici come lenti e specchi convessi. Oggi, mediante radiografie e riflettografie ai raggi infrarossi, si è scoperto il suo modus operandi, il suo disegnare ideando, correggendo, cambiando l’opera.
LA PRATICA ARTISTICA DI CARAVAGGIO
Se guardiamo il Martirio di San Matteo della Cappella Contarelli a San Luigi dei Francesi a Roma (1599-1600), confrontandolo con la relativa radiografia, appare chiara la differenza con la stesura finale: inizialmente il centro del dipinto doveva essere occupato da un soldato armato di coltello, pronto a scagliarsi contro il santo. Manca anche l’impianto architettonico dello sfondo, che si ispirava a una famosa incisione del Bramante. Nella seconda versione di San Matteo e l’angelo (1602; la prima fu distrutta nell’ultimo conflitto mondiale), dipinto centrale della Cappella Contarelli, a luce radente si scorgono abbastanza bene segni che lasciano intendere la differente posizione del corpo del santo, la presenza di una gamba poi eliminata; cancellate sono anche le gambe dell’angelo. In altre parole, il Merisi idea, traccia, modifica.
Per quanto riguarda la luminosità che squarcia l’oscurità, Zuccari condivide i chiarimenti di Lionello Venturi, favorevole all’esistenza di un periodo lagunare di Caravaggio, segnalando la presenza di alcuni elementi veneziani all’inizio della sua attività, che fanno ipotizzare la conoscenza delle opere di Giorgione. Ma ciò vale anche per la produzione più tarda, dove si sente l’eco di Tintoretto con il quale “condivide l’identità del ruolo funzionale e quello simbolico della luce”. Non gli sarà sfuggita la monumentale Crocifissione del 1565 della Scuola di San Rocco, dove si confrontano luce divina e luce naturale; o l’Ultima Cena a San Giorgio Maggiore del 1595. Ancora una comparazione tra la luce della lampada in alto, che delinea le sembianze delle forme angeliche, e quella che emana Cristo, illuminando i commensali e rendendo visibili le aureole degli apostoli.
Fausto Politino
Alessandro Zuccari ‒ Cantiere Caravaggio. Questioni aperte. Indagini. Interpretazioni
De Luca Editori d’Arte, Roma 2022
Pagg. 432, € 38
ISBN 9788865574812
https://www.delucaeditori.com
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