“Coglierne per intero la figura prismatica è impossibile, allora ben vengano le imprese collettive”: con questo spirito la critica, curatrice e professoressa di letteratura italiana all’Università di Toronto Eloisa Morra ha immaginato e coordinato il nuovo volume delle Enciclopedie di Electa, Scialoja A-Z, che raccoglie ben 109 voci sull’eclettico poeta, critico e professore Toti Scialoja (Roma, 1914 – 1998). Il volume abbraccia – con il contributo di una trentina tra italianisti, critici, artisti, performer, poeti, storici dell’arte, compositori, matematici e giornalisti – tutta la poliedricità della figura di Scialoja, restituendo l’itinerario di un intellettuale dall’audacia tutta novecentesca.
Toti Scialoja, l’incatalogabile
Storicamente il nome di Scialoja, deceduto esattamente 25 anni fa, è stato associato perlopiù alla pittura, in un’evoluzione che lo ha visto passare dall’esordio post-espressionista degli anni Quaranta all’astrattismo sperimentale delle celebri Impronte. Eppure sono molti i campi in cui l’autore, cresciuto in una famiglia dell’alta borghesia romana, ha saputo coniugare sperimentalismo e tradizione. Poeta del ‘senso perso’, Scialoja è stato critico d’arte e docente all’accademia di Belle Arti della capitale, nonché grafico e scenografo di spettacoli d’avanguardia. Un vero protagonista del proprio tempo, il cui destino si è intrecciato con grandissimi nomi dell’arte – come de Kooning, Pascali e Maselli –, della letteratura – tra cui Calvino, Pasolini, Manganelli e Raboni –, così come della filosofia e della musica.
A costruire questa monografia, la prima mai dedicata al lavoro complessivo dell’artista, sono gli interventi di Paolo Albani, Mario Barenghi, Orietta Bonifazi, Claudio Crescentini, Maria De Vivo, Valeria Eufemia, Alessandro Fo, Federico Francucci, Giorgia Gastaldon, Elisa Genovesi, Laura Iamurri, Chiara Mari, Michela, Morelli, Eloisa Morra, Massimo Natale, Luca Pietro Nicoletti, Onofrio Nuzzolese, Giovanni Raboni, Lucia Ronchetti, Maria Rossa, Luca Scarlini, Mario e Toti Scialoja, Luca Serianni, Marcello Sessa, Giulio Tiozzo, Marco Tirelli, Marco Tonelli, e Patrizia Valduga. Sono queste voci a comporre un “lemmario polifonico” capace di evocare luoghi, momenti e incontri decisivi, con l’aiuto di un prezioso inserto con riproduzioni di opere, fotografie e documenti d’archivio.
Eloisa Morra: intervista alla curatrice del volume “Scialoja A-Z”
Come è ricaduta la scelta su Toti Scialoja per il nuovo volume delle Enciclopedie?
Da tempo pensavamo a Scialoja come protagonista delle Enciclopedie perché la sua multiforme attività creativa lo rende a pieno titolo parte della categoria degli “inadattabili”, per dirla con Alberto Savinio. Scialoja è stato a lungo letto privilegiando una singola dimensione, il che ha avuto come conseguenza il non aver conosciuto la fortuna che invece meriterebbe: volevamo riscoprirne la natura poliedrica, al contempo ludica e rigorosa, volta ad adottare un approccio “progettuale”, quale che fosse l’attività che lo vedeva impegnato. La veste grafica, ideata dallo Studio Sonnoli, valorizza questa doppia dimensione: da un lato Scialoja in piroscafo, verso New York; dall’altro il merlo (che “si chiama merlo/ senza saperlo”) e la zanzara, due dei suoi animali-totem.
Scialoja è uno dei protagonisti di Calvino Cantafavole (mostra co-curata con Luca Scarlini al Palazzo Ducale di Genova dal 15 ottobre 2023- 7 aprile 2024), che ricostruisce il rapporto di Calvino col mondo delle fiabe: una sezione si sofferma sul progetto di sei fiabe teatrali per bambini, Teatro dei ventagli, cui Scialoja e Calvino lavorano tra il 1977 e il 1978, che sarebbe dovuto andare in onda su Rai 2 e non è stato realizzato per un soffio. Nel progettare Scialoja A-Z avevo occhi e mente rivolti a questo progetto espositivo.
Il volume individua uno Scialoja protagonista del proprio tempo, a stretto contatto con le grandi personalità della cultura di ogni campo: quali sono le voci più significative per capire la sua figura eclettica e poliedrica?
L’enciclopedia è una mappa che può essere attraversata come si preferisce, anche se ogni puntino ha una sua ragion d’essere. Si può decidere di seguire le tracce della voce di Scialoja stesso, mimetizzata tra le pagine (ho recuperato alcuni scritti dispersi in riviste, antologie e archivi), dagli esordi fino agli ultimissimi anni; gli appassionati di città potranno seguirne gli spostamenti da Parigi – una voce è dedicata a Rue de la Tombe Issoire, dove ha vissuto per quattro anni – a Roma agli squarci mozzafiato su Procida. Chi ama le poesie con animali potrà rintracciarne il bestiario, dalle tartarughe alle zanzare, o perdersi nei giochi di parole, le parodie, i pastiche; si possono seguire, con Patrizia Valduga, Marco Tirelli, Lucia Ronchetti, Mario Scialoja, i fili del ricordo di chi l’ha conosciuto da vicino; oppure appassionarsi ai suoi rapporti con diverse arti (fotografia, cinema, musica, teatro) o specifici interlocutori, da Pier Paolo Pasolini a Gadda, da Titina Maselli a Gabriella Drudi.
Lo Scialoja pittore è stato ben più noto del poeta, dello scenografo e del professore, e questo volume ambisce a restituire finalmente un’immagine rotonda di un personaggio fondamentale. Quali sono i testi e le immagini più importanti per avvicinarsi davvero a questo nume del Novecento?
Scialoja A-Z sviluppa una direzione già presente in due miei precedenti volumi sul doppio (anzi, multiplo) talento (Un allegro fischiettare nelle tenebre, Quodlibet 2014, e Paesaggi di parole, Carocci, 2019), ma quel quid in più sta proprio nella plurivocità. È come se ognuno dei trenta contributori di Scialoja A-Z avesse aggiunto una propria pennellata, componendo finalmente un ritratto a tutto tondo. Per scoprire Scialoja sono importantissimi gli scritti di Giovanni Raboni, il suo più grande critico… Si trovano nelle Poesie, apparse per Garzanti. E la sua stessa voce, da poco riapparsa col Giornale di pittura e che qui ritroviamo nelle sue diverse manifestazioni. Leggendo Scialoja A-Z si scoprono fulminanti poesie disperse (geniale e feroce l’Ode a Roma), la plasticità stevensoniana della sua prosa e l’amore per il cinema, la performance, il teatro. Gli scritti su Charlot e Ridolini sono straordinari. C’è poi un apparato iconografico con documenti rari e inediti. A sorprendermi di più sono le dediche fatte a Manganelli, Malerba, Giuliani, delle vere chicche, perché permettono di conoscere lo Scialoja ‘privato’.
Giulia Giaume
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