È necessario riscrivere la biografia di Leonardo da Vinci? La risposta di Riccardo Magnani
Magnani è autore del libro “Milanese d’adozione. La vera storia di Leonardo da Vinci a Milano”, di recente messo in discussione sul sito di Artribune, con un articolo a firma di Thomas Villa. Ora arriva la replica
Abbiamo recentemente ospitato, su Artribune, un contributo di Thomas Villa a commento dell’ultimo libro dell’economista Riccardo Magnani, Milanese d’adozione. La vera storia di Leonardo da Vinci a Milano. Una biografia che indaga sulle circostanze (e la data) in cui maturò l’arrivo di Leonardo alla corte milanese di Ludovico il Moro, le cui conclusioni vengono messe in discussione – o quantomeno affrontate con scetticismo – da Villa, nell’articolo in questione. Raccogliamo, ora, la replica di Magnani, che difende la bontà del suo lavoro, rispondendo, punto per punto, alle obiezioni avanzate.
La biografia di Leonardo e il punto di vista di Riccardo Magnani
Caro (si fa per dire) Thomas Villa, diceva Leonardo: “Nessuna cosa si può amare né odiare senza piena cognitione di quella”.
Prima di fare salti nel vuoto, sarebbe bene conoscere la materia di cui si parla, senza cercare di supplire con una forma narrativa autoreferenziale a una evidente lacuna nella sostanza.
Contestarmi richiamando il metodo scientifico e citare poi la presunta lettera che Leonardo avrebbe indirizzato (e non scritto, visto che la calligrafia non è la sua) al Duca Ludovico per essere assunto a corte come esperto nell’arte militare fa davvero sorridere.
Citare il “rasoio di Ockham”, poi, per respingere al mittente delle fonti documentali, richiamandosi a delle tesi palesemente infondate solo perché più semplici da accettare, è ancor più risibile.
E che brutto viziaccio quello di scrivere in grassetto affermazioni che sostituiscono il virgolettato, come fossero state da me pronunciate, o descrivermi con enfasi “economista”, chiaramente con intento dispregiativo. Dopotutto lo era anche il compianto Daverio…
Intanto non ho mai detto che il documento era in bella vista, e nel “comunicato” (che ho inviato anche a Lei nei giorni scorsi) ho specificato essere “da me rinvenuto”; inoltre ha omesso di dire che, prima di darne annuncio al pubblico, ho puntualmente coinvolto la direzione della BNCF e degli Uffizi.
È giornalismo di cui andar fieri questo? Non credo …
Il lavoro sulle fonti nella ricostruzione della biografia di Leonardo
Mi parla di Versiero? Non solo ne conosco il lavoro, ma lo cito pure nel libro (delle volte è meglio informarsi prima di esprimersi col gusto della critica fine a se stessa o per rimpolpare il proprio ego).
Già, perché le sue, come quelle che mi sono state opposte, sono delle “interpretazioni meramente presuntive”, basate sul principio “evidentemente non poteva essere così”, tipico della maggior parte della critica accademica quando non vuole tener conto di alcuni documenti. Anche screditare l’autore della nota “rinvenuta”, Benedetto Dei, lasciando intendere che sia un personaggio un po’ bordeline la cui credibilità è poco meno che zero, non fa onore.
Già, perché quanto da lui affermato, e smentito dal buon Versiero sulla base di un infondato “evidentemente non è così”, trova poi conferma in una serie di altre fonti storiche, come Le Vite di Vasari, l’Anonimo Gaddiano e il diario di Antonio de Beatis.
Addirittura mettere in discussione la datazione del documento del Dei, poi, è proprio voler forzare una negazione preventiva e acritica. Caro (si fa sempre per dire) Thomas Villa, prima di metterci la faccia è sempre bene valutare le condizioni del vento…
Del resto, sarebbe bastato leggere il libro prima di sperticarsi nella sua censura.
Un estratto dal libro Milanese d’adozione
Per inciso, riguardo al citato Versiero, riporto questo stralcio tratto da Milanese d’adozione, con il quale preconizzo proprio atteggiamenti censori come quello del Villa:
“Evidentemente si sbaglia”, o ancora “fa confusione tra le date” scrivono alcuni storici nel destituire di fondamento tutte queste circostanze, che invece, come vedremo, si basano su elementi documentali certi.
Riprendendo un riferimento inserito dal Vasari nella biografia di Leonardo, a titolo di esempio si consideri questa critica, del tutto sommaria e presuntiva:
“Se il racconto dell’aretino fosse genuinamente veritiero, dovrebbe postularsi che tale velleitario cimento artistico di Leonardo potesse essere stato acquistato nel 1471 da Galeazzo Maria Sforza, allora duca di Milano, nel corso della sua documentata trasferta fiorentina in marzo presso Lorenzo il Magnifico. Tuttavia, dal momento che il credito da attribuire a quanto narrato in proposito dal Vasari pare verosimilmente vanificarsi a fronte della mera eventualità che si tratti di un fittizio espediente retorico adoperato per sottolineare retrospettivamente il dirompente talento del giovanissimo artista, risulta in definitiva del tutto improbabile individuare in questa dubbia opera perduta (peraltro taciuta da ogni altra fonte) un precoce testimone della fama milanese di Leonardo, che ne avrebbe preceduto di almeno circa un decennio il concreto arrivo di persona in città.
Il documento al quale, piuttosto, si attribuisce tradizionalmente un valore incipitario nella restituzione storica del “transito” milanese di Leonardo è la celebre minuta di lettera, autentica ma non autografa, precipitata sulla carta numerata 1082r del Codice Atlantico della Biblioteca Ambrosiana, “in termini che provano da una parte una ostentazione di speciali attitudini nell’artista non ancor noto a Lodovico il Moro, dall’altra l’evidente desiderio suo di dedicarsi a lavori rimunerativi“.
In prima persona e affidandosi alla mano umanistica di un estensore ad oggi ancora non identificato, infatti, l’artefice di Vinci vi enumera con fierezza, notoriamente, i numerosi ritrovati di cui si dichiara capace, con speciale riguardo all’ambito dell’architettura fortificata e dell’ingegneria bellica: “Mi esforzerò, non derogando a nessuno altro, farmi intender de Vostra Excellentia, aprendo a quella li secreti miei”.
Ritenuta risalire a un non precisato momento dell’anno 1482, generalmente assunto a indicare il periodo in cui Leonardo partì da Firenze per insediarsi a Milano, la lettera (di cui non si ha alcuna certezza che sia stata mai stesa in forma definitiva per essere recapitata al destinatario) potrebbe però datare poco più tardi, forse attorno al 1483-1484, quando il ritiro dal servizio e poi la sopraggiunta morte di Bartolomeo Gadio resero momentaneamente vacante (e appetibile) la sua posizione di primo ingegnere militare ducale.
(Marco Versiero, 1482: Leonardo in transito da Firenze a Milano)
Riccardo Magnani
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