Animali umani e non umani. Un altro RAVE è possibile e un libro lo racconta
Le vicende del progetto artistico friulano che ha per centro il rapporto con gli animali e le residenze sono state raccolte all’interno di un libro. Dieci anni di attività e le domande su cosa succederà in futuro. Parla uno dei fondatori
L’altro RAVE. East Village Artist Residency, uscito per i tipi di Quodlibet, ripercorre la storia decennale di RAVE dalla sua fondazione a oggi. Il libro è costituito da una lunga conversazione che – insieme a Nico Covre – ho condotto con Isabella e Tiziana Pers, artiste fondatrici e anime del progetto, e da un ricco apparato di immagini. In particolare, il volume è stato progettato per consentire al lettore di muoversi liberamente tra contenuto testuale e visivo, in un continuo rimando tra le parti che sposa la logica a più voci della conversazione. Le foto documentano le attività svolte, le residenze degli artisti e le opere realizzate, mentre l’ultima sezione visiva è dedicata ai ritratti degli animali salvati in oltre un decennio di attività dell’associazione.
Naturalmente scrivo tutto questo con un po’ di pudore, per un paio di ragioni. La prima per il fatto che l’avventura di RAVE è una storia di cui sono direttamente partecipe, e nei confronti della quale non posso che avere un punto vista interno e personalissimo. La seconda perché Artribune mi ha chiesto di ripercorrere in prima persona le vicende che sono affrontate nel libro di cui sono co-autore. Mi appresto così, consapevolmente, a infrangere un piccolo tabù.
La nascita di RAVE
RAVE nasce dagli incontri fortuiti di Isabella e Tiziana Pers con Adrian Paci, avvenuto a un talk a Trieste Contemporanea, e con Giovanni Marta, nell’ambito di una mostra che seguivo presso Superstudio Più a Milano. Adrian prima di tutti aveva colto la libertà che si respirava in quel luogo nella campagna friulana (a Trivignano udinese) in cui si poteva stare insieme agli animali salvati dal macello da Tiziana – che hanno tutti un nome proprio – grazie allo scambio con allevatori, contadini o macellai. Il ritratto dell’animale a dimensione reale realizzato dall’artista dato al proprietario in cambio dell’animale vivo: un’opera d’arte che salva una creatura da un destino certo. Già al tempo erano numerosi gli animali a vivere lì, in un luogo che si connotava per la semplice e cruda verità: la semplice vita animale, la convivenza, l’equità e la cura nei confronti di tutti. Adrian nel 2011 fu il primo a condurre una residenza e fu realizzata la prima opera grazie al sostegno di Giovanni, il quale, insieme alle sorelle Pers, era stato socio fondatore dell’associazione East Village Artist Residency.
Un altro RAVE: questioni di linguaggio
Gli artisti che seguirono come ospiti furono Ivan Moudov e Regina José Galindo, che realizzarono due lavori sottili e molto politici, mentre cominciava progressivamente a ispessirsi il programma di dialoghi con curatori, artisti, giornalisti, filosofi, biologi, etologi. L’attività sociale di RAVE riguarda essenzialmente due ambiti: l’attività artistica e quella culturale, mirata a reimmaginare il ruolo della specie umana nei confronti dell’alterità animale. Comincia in quei momenti anche a delinearsi una sensibilità più precisa e a cambiare il linguaggio impiegato: non più “umani” e “animali”, ma “animali umani” e “animali non-umani”, senza alcuna gerarchia tra le due espressioni. Anche il cibo consumato insieme cambia, da vegetariano e a chilometro zero diventa successivamente vegano. Non tutti gli ospiti, però, se ne rendono conto, e quando qualcuno in trattoria ordina una pasta al ragù, dopo aver discusso fino a mezzora prima di libertà e di equità, seguono momenti umanamente concitati.
Il programma di RAVE e le collaborazioni
Il programma di RAVE è spesso il frutto di attività e progetti condivisi con istituzioni quali università, accademie di belle arti, musei, istituti di ricerca, fondazioni ma anche aziende private (come Vulcano, che ha prodotto il libro e ne ha curato il design). Tra gli esempi il lavoro di Liliana Moro, reso possibile grazie alla collaborazione dell’Area Marina Protetta di Miramare e del WWF, l’opera di Giuseppe Stampone, basata su un laboratorio condotto con gli studenti delle scuole elementari di Trivignano, come pure la residenza di Tomás Saraceno realizzata in collaborazione con Stefano Boeri, il Politecnico di Milano e l’Università di Braunschweig che in Friuli hanno anche tenuto un workshop. Quell’anno, grazie all’illuminato direttore di Villa Manin, per tutto il periodo della residenza la mucca Ugola e l’asino Toni Romeo, appena salvati, hanno vissuto nel parco dell’ultimo doge di Venezia, in luoghi che tre secoli fa erano impiegati come spazi per il divertimento delle élite.
Il presente e le future domande su RAVE
Difficile dire con precisione cose diventerà RAVE nel prossimo futuro, ma è sempre più un ‘metaprogetto’ polimorfo, in cui arte e discussione si compenetrano e vengono esplorate le differenze e le distanze, cercando di porre le domande più scomode cui si vorrebbe sfuggire. E in maniera incessante, poiché il nostro tempo pieno di contraddizioni ci sfida, come iconicamente evidenzia il lavoro di public art realizzato da Igor Grubić, che rivolge ai cittadini delle domande scomode sul destino sull’altra metà del mondo animale attraverso delle affissioni di manifesti. E alla fine al centro di tutto restano gli animali, che con la loro meravigliosa umiltà – come scrive nella prefazione del libro Felice Cimatti – “salvano l’arte dal rischio sempre più attuale di diventare esclusivamente faccenda inutile di gallerie e musei, collezionisti e visitatori, case d’asta e mercato”.
Non sono gli animali che hanno bisogno di noi e dell’arte, ma è l’arte stessa che – come negarlo? – “ha bisogno delle capre”.
Daniele Capra
L’altro RAVE. East Village Artist Residency
a cura di Daniele Capra e Nico Covre
Prefazione di Felice Cimatti
pag. 248, immagini a colori
Quodlibet, Macerata
ISBN 978-88-229-2097-3
€ 23.00
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