Prosegue la serie di interviste alle case editrici indipendenti più interessanti in Italia e questa volta è il turno di Nomos Edizioni. Emanuele Tosi, titolare racconta la storia, la linea editoriale e i progetti futuri della casa editrice.
Raccontateci Nomos Edizioni: come e quando è nata, che linea editoriale ha, a chi si rivolge
Nomos è nata nel 1997 come casa editrice d’arte e di cataloghi di mostre e ha ampliato negli anni il suo catalogo includendo tutte le varie declinazioni del libro illustrato di alto livello. Dal 2016 abbiamo avviato la nostra produzione di libri per bambini, scegliendo dall’Italia e dall’estero progetti che rispondessero al nostro senso estetico e alle tendenze del mercato. Oggi la nostra produzione è equamente divisa su questi due fronti: ci rivolgiamo ai giovani (giovanissimi) lettori e alle loro famiglie da un lato, e agli operatori del settore (musei, istituzioni, gallerie, critici d’arte) dall’altro, con una produzione che spazia dalle grandi monografie illustrate ai saggi specializzati.
In contesto come quello italiano dove molte persone non leggono libri, come sopravvivono gli editori indipendenti?
Il mercato dei libri per bambini è molto vivace e in continua crescita, ci piace tra l’altro pensare che stiamo contribuendo a formare una generazione di nuovi lettori. Conta sempre molto la qualità produttiva e visiva dei progetti, che li rende oggetti del desiderio prima ancora che libri.
Per quanto riguarda il mercato dell’arte e dei cataloghi vive da sempre con una commistione virtuosa tra lettori, editori e committenze: i progetti più ambiziosi vivono sempre su questo dialogo che consente di uscire con titoli fatti per restare nel tempo anche a dispetto di una circolazione libraria meno dinamica. In generale abbiamo da subito guardato anche al panorama internazionale come prospettiva di crescita (sia in acquisto che in vendita) e di condivisione e circolazione di una produzione libraria di qualità.
Qual è il libro o autore che più vi rappresenta o al quale siete più legati e perché?
Il volume Il linguaggio dei gioielli nei dipinti degli Uffizi di Silvia Malaguzzi ha rappresentato una sfida redazionale e produttiva importante: è forse quello che meglio rappresenta oggi il nostro know how di editori d’arte.
Siamo anche particolarmente legati a 494 – Bauhaus al femminile, il nostro primo libro selezionato per l’ADI Design Index (il progetto grafico è di Andrea Amato) e di cui quest’anno uscirà una sorta di continuazione italiana, sempre a cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico. Poi sono per noi significativi anche agli atlanti illustrati di Sarah Zambello e Susy Zanella (Nuvolario, Ondario, Cometario e Ventario) perché partendo da una bozza di progetto ricevuta per mail siamo riusciti a creare, insieme al nostro gruppo di lavoro, una serie divulgativa adatta a un pubblico trasversale (adulti e giovani lettori) con un innovativo carattere multidisciplinare che ne ha decretato il successo in Italia e nei diversi paesi del mondo che hanno acquistato i diritti di traduzione.
Vi andrebbe di indicarci un editore indipendente di cui vi piace particolarmente il lavoro?
Ci piacciono particolarmente i cataloghi di Johan & Levi per l’arte e Terre di Mezzo per i libri per bambini.
Qualche anticipazione sui libri in uscita nei prossimi mesi?
Stiamo lavorando a un progetto sulla leggibilità che metterà – speriamo – un punto importante su una questione molto dibattuta nell’ambito della letteratura per ragazzi. Il 2024 sarà anche l’anno in cui inizieremo a produrre mostre autonomamente, in Val D’Aosta e nelle Marche. Inizieremo con dei progetti di fotografia – sulla quale stiamo pubblicando da qualche anno alcuni titoli molto interessanti – e sull’arte contemporanea – che è già molto presente nel nostro catalogo. Stanno poi continuando le collaborazioni con le istituzioni museali con cui abbiamo lavorato negli ultimi anni, segno di soddisfazione reciproca, dai quali verranno nuovi titoli molto interessanti.
Ultima domanda: il libro assolutamente da leggere almeno una volta nella vita.
La donna della domenica di Fruttero e Lucentini.
Dario Moalli
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