Editoria indipendente in Italia #13. L’anarchia secondo Edizioni Malamente 

Tra i libri di punta quello di Joyce Lussu, antifascista marchigiana, che lungo il Novecento attraversa e prende parte in prima persona a conflitti, rivoluzioni, resistenze, guerre di liberazione

Prosegue il viaggio attraverso il meglio dell’editoria indipendente in Italia e questa volta abbiamo intervistato il team di Edizioni Malamente, una piccola casa editrice nata nelle Marche che vuole dare voce a quello che accade nell’Italia centrale ma che apre il suo sguardo a tutto il mondo, come ci hanno raccontato e come svelano le numerose novità editoriale che a breve usciranno. 

Marco Sensi, Per forza di cose
Marco Sensi, Per forza di cose

Raccontateci Edizioni Malamente: come e quando è nata, che linea editoriale ha, a chi si rivolge? 
Edizioni Malamente nasce nel 2021 ma le sue radici sono nel progetto della Rivista Malamente, che ha pubblicato il suo numero zero nelle Marche nel 2015. Il progetto della rivista e poi della casa editrice ha lo scopo di dare una voce critica alle forme di vita e di lotta radicali che esistono nel territorio dell’Italia centrale, fuori dalle metropoli. La linea editoriale è decisa da un collettivo redazionale composto da donne e uomini di orientamenti politici ed esistenziali diversi, ma accomunati dai principi del rifiuto del fascismo, del razzismo e del sessismo e da un netto orientamento libertario, ecologista e creativo. Il nostro progetto si rivolge a una popolazione di lettori e lettrici molto eterogenea, che spazia da giovani studenti e studentesse ad attivisti con decenni di esperienza alle spalle, da operai a insegnanti, falegnami e agricoltori, artisti, precari e perfino carcerati.  

In contesto come quello italiano dove molte persone non leggono libri, come sopravvivono gli editori indipendenti? 
Siamo editori ed editrici indipendenti e sopravviviamo grazie al fatto che il nostro progetto è vissuto come una forma di attivismo/militanza, uno sforzo personale per trasformare la realtà esistente in qualcosa di meglio. Il tempo dedicato al progetto è un tempo sottratto al lavoro salariato e al tempo che molti dedicano al consumo compulsivo. La nostra sopravvivenza economica è comunque sempre a rischio. I costi di produzione dei libri e delle riviste di carta sono in continua crescita e il potere d’acquisto dei nostri lettori e lettrici è sempre in calo. Ci difendiamo però perché portiamo libri e riviste nei luoghi dove ancora si fa politica di opposizione, dove si sperimenta il piacere di incontrarsi, discutere e lottare di persona. In presenza. Pubblicare dei libri e delle riviste di carta significa per noi anche affermare l’importanza della presenza, del corpo, nei processi di cambiamento sociale.  

Qual è il libro o autore che più vi rappresenta o al quale siete più legati e perché? 
Siccome siamo tanti in redazione è difficile scegliere un libro che ci rappresenti tutti e tutte, possiamo però trovare un punto d’incontro in “L’uomo che voleva nascere donna. Diario femminista a proposito della guerra”, un libro del 1978 che abbiamo recentemente ripubblicato in una nuova edizione. Contiene il diario antimilitarista della amatissima Joyce Lussu, antifascista marchigiana, che lungo il Novecento attraversa e prende parte in prima persona a conflitti, rivoluzioni, resistenze, guerre di liberazione, chiedendosi come ci si possa liberare dalla guerra da una prospettiva femminile e femminista. 

Vi andrebbe di indicarci un editore indipendente di cui vi piace particolarmente il lavoro? 
Difficile fare un unico nome, sicuramente tra gli editori indipendenti sono per noi fondamentali quelli di orientamento libertario e interessati a temi politici, pensiamo a case editrici di lungo corso come Elèuthera e Nautilus (ma anche altre più giovani come Eris, Ortica, D, Tabor, Cronache ribelli e di sicuro ora ci sta sfuggendo qualche nome).  

Qualche anticipazione sui libri in uscita nei prossimi mesi? 
I prossimi mesi saranno impegnativi perché abbiamo in programma davvero molti titoli. Alcuni non possiamo ancora svelarli perché siamo in attesa di concludere la trattativa per i diritti di traduzione, se ce la facciamo saranno delle belle sorprese. Intanto ci piace citare uno degli ultimi già pubblicati, il “Dizionario anarchico per bambini e bambine”, un libro illustrato e gioioso, che è nato in Cile, poi è passato in Canada e Francia e ora è approdato con noi in lingua italiana. In arrivo abbiamo l’autobiografia di Ed Mead, membro di organizzazioni rivoluzionarie negli Stati Uniti degli anni Settanta, con una lunga storia di lotte anche all’interno delle carceri, al fianco dei prigionieri queer. Un altro libro per la collana di storia è sull’anarchico Luigi Fabbri e sulla sua attività di maestro elementare.  

Altre novità? 
Torniamo poi a Joyce Lussu con una nuova edizione critica del suo “Le comunanze picene”, sulla quale stiamo lavorando insieme al gruppo di ricerca Emidio di Treviri. Due traduzioni già in cantiere vengono dalla Francia e sono due saggi pungenti di critica sociale: “L’industria del complottismo” di Matthieu Amiech e “Per la critica radicale di Internet” di Hervé Krief. Nel frattempo, stiamo mettendo le mani anche su diverse altre cose (un libro sull’antispecismo di Louise Michel, un romanzo storico che parla di banditi ascolani del ’500, e non solo…). Infine, abbiamo già pronto, e prima o poi troveremo i soldi per farlo uscire, “L’incendio millenarista” di Os Cangaceiros, un viaggio entusiasmante dalle visioni apocalittiche del primo cristianesimo alle eresie medioevali, dalle rivolte popolari contro il nascente capitalismo all’intreccio di profezie e lotte sociali nei popoli indigeni. Insomma… non ci annoiamo. 

Ultima domanda: il libro assolutamente da leggere almeno una volta nella vita 
Domandona. Anche qui, nel nostro collettivo editoriale ognuno ha la sua preferenza, è impossibile restringere il campo a un unico titolo. Sicuramente tra i libri “necessari” ci mettiamo Una stagione all’inferno di Arthur Rimbaud, genio della poesia rivoluzionaria, e L’uomo è antiquato di Günther Anders, filosofo ecologista radicale e antinucleare. E poi c’è Se questo è un uomo di Primo Levi, che rimane sempre un testo fondamentale: descrive l’orrore del fascismo e la sua industrializzazione nella forma del campo di concentramento. In quell’esperimento totalitario ci sono purtroppo le radici di tanti mali contro cui dobbiamo lottare anche oggi. 

Dario Moalli 

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Dario Moalli

Dario Moalli

Dario Moalli (Vigevano 1991) studia Storia e critica dell’arte all’università di Milano, nel 2013 si è laureato in Scienze dei Beni culturali, e da qualche anno vive stabilmente a Milano, dove vaga in libertà. Condivide l’interesse per l’arte con quello…

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