Marco Dallari, mostro sacro della didattica artistica italiana, ci racconta il suo ultimo libro
È tornato in libreria uno dei maestri teorici della didattica dell’arte in Italia. Marco Dallari invita a pensare controvento come i suoi Immaginauti, raccontando senso e funzione del patrimonio fantastico in questo articolo per Artribune
L’idea di scrivere il libro Immaginauti mi è venuta rileggendo, a distanza di anni, il saggio di Albert Camus L’uomo in rivolta, un inno filosofico e politico a sostegno del valore del pensiero critico e creativo. Da quando, sedicenne, lessi il romanzo Lo straniero, Camus è stato mio autore di riferimento, e ne ho ereditato la convinzione che ogni essere umano ha il dovere e la responsabilità di creare sé stesso, coltivare il proprio pensiero e attribuire alla propria esistenza e alla propria partecipazione alle vicende umane consapevolezza etica, estetica e politica. L’uomo in rivolta trova nella testimonianza creativa e artistica la propria occasione di autenticità, di testimonianza, di “impegno”. Camus, uomo di sinistra e antifascista, si distingue dai molti intellettuali (fra i quali l’amico Jean Paul Sartre e tutti quelli che appoggiavano acriticamente lo stalinismo sovietico) rivendicando il diritto-dovere della critica e dell’autonomia di pensiero.
Per poter salpare con gli immaginauti va chiarita la definizione di Immaginazione e immaginario.
Immaginazione e immaginario
È il filosofo-fenomenologo Gaston Bachelard a chiarirci la distinzione e la complementarità dei due termini: l’immaginazione, ci ricorda, è una facoltà, è la capacità di esercitare e praticare lo spaesamento, l’invenzione, l’esplorazione della surrealtà, mentre l’immaginario è la riserva fantastica di ciascuno, il serbatoio di figure interiorizzate e pescate nei miti, nelle narrazioni, nelle produzioni artistiche e poetiche.
La mente umana, nel suo incessante esercizio di pensiero, utilizza processi logici e analogici. I primi permettono le operazioni di classificazione, seriazione, insiemistica, calcolo, comprensione dei principi di causa-effetto. I processi logici seguono una direzione lineare, conseguente, in base a regole predeterminate. I processi analogici al contrario sono trasversali e pluriversi, generano libere associazioni, governano il mondo dei sogni. Ė grazie a questa forma di pensiero che sappiamo creare e comprendere le metafore, attraverso molteplici esplorazioni nel pensiero immaginautico abbiamo la conferma del fatto che, come sostiene la filosofa Francesca Rigotti, la metafora non è un abbellimento linguistico ma una forma di pensiero e uno strumento epistemologico, poiché a certe domande non si può rispondere con la trasparenza dell’oggettività razionalista ma solo con l’opacità polisemica della similitudine e dell’allusione.
Da Luciano di Samosata a Leonora Carrington
Scopriamo ad esempio che il collage, tecnica compositiva cara ai dadaisti, dove un frammento che nel contesto originario aveva un senso e un significato e, cambiando sede e compagnia, diviene tutt’altro, è a sua volta un modo e uno stile di pensiero e di creazione visiva, musicale, letteraria, poetica. Questa fondamentale dimensione estetica ed etica è però profondamente trascurata nella tradizione scolastica. Il radicato pregiudizio che dà il primato, se non l’esclusiva, alle conoscenze e all’educazione del pensiero logico trascura la irrinunciabile necessità di educare e valorizzare l’immaginario. Nel volume si cerca di chiarire senso e funzione del patrimonio fantastico, e presento una serie di suggerimenti su come si possa stimolare e alimentare l’intelligenza immaginante e costruire una riserva di immagini (che non sono soltanto visive ma anche verbali, musicali, polialfabetiche) per far salpare un pensiero capace di andare oltre e contro, di navigare controvento, di non accontentarsi delle istruzioni più o meno occulte con cui la società del consenso orienta pensiero e desiderio. Così si naviga nel tempo e nel mare dei linguaggi a caccia di materiali e suggestioni per dare vento all’immaginario personale e collettivo. Un viaggio che ripercorre, tra le altre, la rotta di Luciano di Samostata che, centocinquanta anni d.C, dà vita al primo romanzo di fantascienza, visita la Luna il Sole, incontra i Lanchanòpteri, uccelli che al posto delle piume hanno foglie di lattuga, sosta in un’isola di formaggio governata dalla regina Tyro La Caciosa, e via immaginando. Il nostro viaggio prosegue nell’universo surrealista, dove artiste come Leonora Carrington, Remedios Varo e Leonor Fini, nei loro ritratti e autoritratti, rappresentano sé stesse come veggenti, streghe e dee capaci di re-incantare e re-inventare il mondo, e ci suggeriscono, assieme ad altri artisti, poeti e maestri del pensiero che incontriamo nel nostro viaggio, di fare altrettanto, di non perdere, anzi di salvare e coltivare, la salvifica capacità del “fanciullino” pascoliano di pensare controvento.
Marco Dallari
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