Ogni tanto, stando attenti a non parlarsi addosso, si può anche in questo spazio far riferimento a noi stessi. Ad Artribune. Accennando al nostro progetto editoriale con l’obiettivo di affrontare però questioni più ampie. Europee in questo caso.
Artribune si è sviluppata ed è evoluta molto, specie in questo ultimo quadriennio. Come fare per crescere ancora dunque? Semplice, direte voi, puntare sull’internazionalizzazione. Eh già, bella forza. Ma per passare dalle parole ai fatti ci vuole una strategia, oltre che risorse ingenti. Acquisire case editrici in altri Paesi è un po’ velleitario, andare noi all’estero col nostro marchio può risultare spericolato, creare nuovi brand editoriali da zero decisamente rischioso. E allora? E allora ci si potrebbe alleare.
Fare rete per sollevare il settore dell’editoria culturale
Federarsi, creare dei poli orizzontali che possano innescare delle sinergie e delle ottimizzazioni non solo sul piano dei contenuti (grazie alle AI il problema della barriera linguistica sta venendo meno), ma anche su quello delle catene di forniture, dei professionisti (esempio: non ciascuno col proprio avvocato, ma un grande studio internazionale che serve tutti), dei servizi digitali. Senza parlare delle strategie integrate sul mercato pubblicitario, offrendo alle grandi istituzioni europee e internazionali delle piattaforme su cui investire in cambio di una visibilità realmente continentale.
Siamo oltretutto in un momento favorevole, nella possibilità di guardare queste alleanze senza sudditanza. Se aprite Similarweb (lo strumento più attendibile che indica a quanto ammonti il traffico di qualsiasi sito web) potete confrontare i risultati di Artribune con quelli di qualsiasi competitor (o meglio, di qualsiasi potenziale partner) in Europa. Scoprirete che non c’è nessuno nel continente che ha le nostre dimensioni. Significa che in una ipotetica rete culturale di siti, magazine, editori europei di certo non sfigureremmo per una volta.
C’è bisogno di uno sforzo collettivo
Per innescare questi meccanismi, però, occorrono delle misure incentivanti, degli sgravi, dei vantaggi a farlo. Non si chiedono i classici “soldi all’Europa” intendiamoci, basterebbe qualche accorgimento che facesse venire voglia agli operatori – noi in primis – di muoversi in questa direzione.
Proprio di questo ho parlato lo scorso lunedì 22 gennaio 2024 a Torino all’iniziativa Per un Rinascimento Europeo della Cultura – Idee per un Mercato Comune organizzata dall’europarlamentare Mercedes Bresso in vista delle elezioni europee del prossimo novembre. Speriamo che alcuni concetti e spunti si trasformino in atti e norme.
Massimiliano Tonelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati