Il Salone Internazionale del Libro di Torino chiude con il botto (e con qualche perplessità)
Con un numero complessivo di 222 mila presenze, si chiude la 36esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino. Fra stand accattivanti, tantissimi incontri e novità sparse, trionfa il debutto alla direzione di Annalena Benini pur riservando qualche dubbio qua e là
Nonostante siano trascorsi soltanto cinque mesi dal suo inizio, il 2024 si presenta già come un anno importante per la città di Torino che, in attesa della prossima Art Week, mantiene vivo quel fermento culturale recentemente avviato da manifestazioni quali il Torino Jazz Festival e la rassegna di fotografia contemporanea EXPOSED. A confermare ciò sono i numeri dell’ultima edizione del Salone Internazionale del Libro, la prima diretta da Annalena Benini. Parliamo non solo dell’enorme flusso di 222 mila visitatori, ma anche della mole di tutto il nuovo progetto. Inaugurato lo scorso 9 maggio nell’intera area del Lingotto, l’evento fieristico ha animato per cinque giorni consecutivi il capoluogo piemontese rivelando sia un interesse sorprendente da parte del pubblico sia alcuni inevitabili (?) disagi.
La XXXVI edizione del Salone del libro di Torino
Intitolata Vita immaginaria, la 36esima edizione del Salone del Libro ha dato spazio alla fantasia allargando letteralmente i propri confini per espandersi su oltre 137mila metri quadri espositivi che hanno compreso sia le aree esterne dell’Oval sia la Pista 500 della Pinacoteca Agnelli. Con più di 800 stand allestiti e quasi 2mila eventi fruibili (senza contare quelli diffusi per tutta la città con il Salone Off) l’offerta della rassegna è stata decisamente ricca, e a tratti anche troppo.
Tante le novità di questo capitolo della fiera: a partire dalla riformulazione degli spazi (ne sa qualcosa il Bookstock, il padiglione/laboratorio rivolto ai più piccoli, che è stato trasferito nella zona esterna del padiglione 4) fino all’entità monumentale dell’intero programma che fra talk, presentazioni, attività e quant’altro lasciava solo l’imbarazzo della scelta. Probabilmente però, l’intuizione più incisiva è stata la decisione di affidare a sette figure di spicco nel panorama contemporaneo (intellettuali, artisti, scrittrici e scrittori…) la curatela di altrettante sezioni dedicate rispettivamente a un tema significativo per il Salone. Di queste ricordiamo le categorie Arte – affidata a Melania G. Mazzucco e ai suoi dialoghi con personaggi quali Monica Bonvicini, la Direttrice della Galleria Borghese Francesca Cappelletti, la scrittrice Alexandra Lapierre e l’archeologo Salvatore Settis –, e Cinema (che ha visto Francesco Piccolo moderare gli incontri con Jasmine Trinca, Paolo Sorrentino, e Mario Martone).
Salone del libro di Torino. Le mostre
A proposito di creatività a tutto tondo non potevano mancare alcune piccole esposizioni. E se il Bookstock ha ospitato le tavole dei finalisti della XI edizione del Silent Book Contest – Gianni De Conno Award, è invece di matrice fotografica Non solo Signorine. Donne al lavoro dagli anni Dieci agli anni Settanta del ’900. Nato dallacollaborazione fra le Gallerie d’Italia, la curatrice Barbara Costa e la stessa Annalena Benini, il progetto ha invaso il Piazzale 3 con una serie di fotografie provenienti dall’Archivio Storico e dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo incentrate sul ruolo della donna nella storia, vero filo conduttore di tutta la fiera.
Salone del libro di Torino. Gli eventi, le conferenze e le polemiche
L’urgenza di rivedere la posizione della donna nella nostra società è stata al centro di svariati dibattiti che, in alcuni casi, hanno sollevato anche alcune polemiche. Nello specifico stiamo parlando dell’incontro con la filosofa Rosi Braidotti e dell’intervento di Elena Cecchettin (sorella di Giulia Cecchettin, tristemente nota per i brutali fatti di cronaca dell’anno scorso) entrambi interrotti da una esponente del movimento pro-vita che tra urla e preghiere è stata ripetutamente allontanata. Le contestazioni durante l’appuntamento del Salone hanno riguardato anche il versante politico quando nella giornata di sabato 11 maggio alcuni attivisti a favore della causa palestinese si sono scontrati con la polizia nel tentativo di accedere all’interno del Lingotto. Ciononostante, il presidio composto da circa duecento manifestanti è comunque proseguito fuori dai cancelli toccando anche la sensibilità di Zerocalcare e di altri addetti ai lavori che si sono allontanati dalla rispettiva postazione per dimostrare la propria vicinanza alla questione. Tensioni a parte, sono stati davvero molteplici gli ospiti invitati che in un modo o nell’altro hanno offerto il proprio sguardo su tematiche di una certa attualità: da Salman Rushdie e Massimo Cacciari a Fedez (invitato a parlare di salute mentale insieme al Presidente dell’Ordine degli Psicologi David Lazzari) passando per le scrittrici Elizabeth Strout e Dacia Maraini che, seppure in contesti diversi, hanno parlato del concetto di paura nel nostro tempo.
Salone del libro di Torino. Gli stand più interessanti
In questo mare di sterminati eventi proposti dal Salone sono riusciti a farsi ovviamente strada anche stand e progetti accattivanti che hanno attirato a sé curiosi di ogni età. Fra questi menzioniamo lo spazio de L’Ippocampo, allestito come una vera e propria locomotiva per lanciare l’ultima uscita della trilogia di Maldoror (di Philippe Lechermeier), le sempre belle proposte di Corraini e Treccani che per l’occasione ha presentato il nuovo e impressionante volume della serie Tesori svelati: una versione meticolosamente digitalizzata dell’opera originale di Marco Polo, Il Milione. Un’edizione limitata a 299 copie e stampata con retino stocastico su carta pergamena con tanto di inserti in oro zecchino. Valore della pubblicazione? 8.900 euro. In merito a un discorso legato all’autoproduzione e alla sperimentazione grafico-narrativa vanno invece menzionati Hollow Press, Eris Edizioni, This Is Not A love Song e Tabularasa Edizioni. Un discorso a parte meriterebbe il Bosco degli scrittori che dopo il successo dello scorso anno è tornato grazie ad Aboca Edizioni per accendere riflessioni necessarie sul presente e sul futuro delle biodiversità.
Salone del libro di Torino. Riflessioni e perplessità alla fine della fiera
In conclusione, un evento di una simile portata rallegra e perplime allo stesso tempo poiché se da un lato può far piacere vedere una partecipazione così abbondante di persone – spesso giovanissime – per una manifestazione culturale di alto livello, dall’altro porta a riflettere non solo sulle modalità gestionali di tali flussi (che sovente hanno lasciato a desiderare costringendo per esempio a file infinite sotto il sole) ma sul senso stesso della cultura oggi. Quanto sono necessari per la definizione della cultura, in quest’epoca, i grandi numeri e l’abbondanza dell’offerta? Che ritratto ci restituisce il Paese, sullo stesso fronte, una volta terminate manifestazioni così pantagrueliche? Che ruolo gioca in tutto questo il capitalismo? E mentre questi dubbi attanagliano la mente bisogna però prendere atto dell’identità mutevole di questa 36esima edizione del Salone che, fra orde di ragazzi impegnati a rifocillarsi nelle apposite aree esterne di ristoro o a caricare le proprie borracce nei vari punti di erogazione d’acqua potabile, si avvicina sempre più a un festival/camping estivo piuttosto che a una fiera vera e propria. Quanto detto non vuole illuminare il fenomeno sotto una luce negativa ma anzi vorrebbe fungere da occasione per rivedere – a questo punto – l’intera rassegna concependo formule nuove e alternative per garantire una fruizione adeguata e meno caotica di un qualcosa di così prezioso.
Valerio Veneruso
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