La SIAE continua a impedire la divulgazione dell’arte. Il Venerdì di Repubblica pubblica articoli senza foto

Sull’ultimo numero del Venerdì di Repubblica, la consueta rubrica sull’arte di Tomaso Montanari è stata pubblicata sprovvista di foto, per l’annosa questione dei diritti d’autore. Quando cambierà qualcosa?

Visto l’elevato costo dei diritti SIAE (un problema che si presenta sempre più spesso con autori contemporanei) l’opera (facilmente visibile in rete) non è qui riprodotta”. Esprime a pieno il paradosso che attanaglia la divulgazione di immagini di artisti contemporanei sulla stampa italiana – per un’ostinata resistenza della SIAE – la didascalia che sull’ultimo numero del Venerdì di Repubblica (24 maggio 2024) accompagna la rubrica “Ora d’Arte” di Tomaso Montanari.

I diritti d’autore della SIAE e il caso del “Venerdì” di Repubblica

Lo storico dell’arte toscano ha scelto di pronunciarsi sull’arte “che può ferire”, prendendo a esempio le polemiche suscitate, ormai quasi quindici anni fa, dalla Menorah ebraica montata su una mitraglietta israeliana Uzi dall’artista Eugenio Merino. Un’opera – Senza titolo, 2010, in collezione privata – che però i lettori del Venerdì possono solo immaginare nello spazio bianco accanto allo scritto, o in alternativa cercare sul web (ma anche sul profilo Instagram di Montanari, perché, paradosso nel paradosso, evidentemente sui social network non vige la stessa stringente normativa sui diritti d’autore: o meglio, lì è più difficile perseguire abusi).

La SIAE impedisce il lavoro dei giornali d’arte

Il tema che ci interessa, qui, non è la natura del testo o l’immagine in sé, quanto l’insensata politica della SIAE, che trasforma in un percorso a ostacoli la pubblicazione di foto coperte dai diritti d’autore, vitali – dato incontestabile e lampante – quando si tratti di documentare l’operato di artisti (i primi a essere danneggiati da questa tagliola!) o trattare tematiche relative al mondo dell’arte. Pena una menomazione del diritto di cronaca e del diritto di critica.
Solo qualche mese fa, Artribune denunciava il problema, a seguito di una recensione sulla mostra di Giorgio Morandi a Palazzo Reale di Milano, che la nostra testata si era vista costretta a pubblicare senza foto di opere e allestimenti, “per le politiche che la SIAE sceglie di seguire con uffici stampa ed editori” (ancor prima ci eravamo scontrati con il muro dei diritti d’autore per la retrospettiva su Picasso alla Galleria Nazionale).

Stefania Caponetti
Stefania Caponetti

Come funziona il diritto d’autore

Ricapitolando: per tutti gli artisti italiani, il cui diritto d’autore è tutelato dalla SIAE (sezione OLAF – Literature & Visual Arts) vige una politica molto rigorosa; per ottenere l’autorizzazione alla pubblicazione di immagini tutelate basta accettare di sborsare cifre non sostenibili per i giornali e di rallentare la filiera produttiva degli articoli con i necessari meccanismi amministrativi/burocratici. E oggi la SIAE ostacola anche agli uffici stampa il pagamento dei diritti per un pacchetto di immagini da destinare ai giornalisti, incluse quelle degli allestimenti con opere in lontananza e visioni d’insieme (una sola immagine viene concessa, ma non per recensioni e approfondimenti).
Nonostante il caso sia all’ordine del giorno dal 2022 – quando la diatriba era giunta persino in Parlamento – l’ultimo numero del Venerdì ci dà occasione di constatare che la situazione è destinata sempre più a incancrenirsi, se non a peggiorare (non è un mistero che la disponibilità economica di redazioni ed editori sia sempre più compressa). Un’evidenza che già ci era apparsa chiara nell’intervista a Stefania Caponetti, direttrice del dipartimento Audiovisual, Drama & Ballet, Literature & Visual Arts della SIAE, interpellata nel mese di marzo 2024 (a seguito di una poco convincente risposta ufficiale della SIAE ad Artribune), con la speranza (delusa) di trovare un punto di incontro. Abbiamo lasciato la parola, poco dopo, all’avvocato Gilberto Cavagna di Gualdana, per mettere in luce la scarsa chiarezza e coerenza di formulazione della normativa che – giustamente – tutela gli autori.
E allora la domanda resta sempre la stessa: quando il Governo o il Parlamento (in generale la politica) decideranno di interessarsi seriamente della questione? Ma c’è anche un’altra domanda: non sarà il caso che gli editori, tutti insieme, si alleino per rispondere a queste prepotenze? Magari strutturandosi con dei legali che facilmente dimostrino come non si possa in alcun modo limitare la libertà di stampa come SIAE sta facendo?

Livia Montagnoli

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